“Mother Moonlight”, il nuovo album di Max Fuschetto, proietta l’ascoltatore in un panorama completamente diverso rispetto a Popular Games (2010) e al fortunato Sun Nà (2015). I ricordi, le visioni, le suggestioni e le reminiscenze della fanciullezza ispirano il compositore che sceglie il pianoforte. E l’esecuzione, la sensibilità, l’empatia di Enzo Oliva per dare vita a un ciclo di sedici brani.
Fuschetto opta ancora una volta per una “terza via” che ponga in dialogo colto e popular, senza dimenticare il suo studio sulla musica dell’Africa subsahariana.
“Concepito espressamente al pianoforte, strumento per me di indicibile bellezza. – Spiega Fuschetto – Mother Moonlight è realizzato sui due soli pentagrammi, quello della mano sinistra e quello della mano destra. Due voci, un dialogo costante, intreccio e indipendenza di linee. La concezione che sta alla base non è armonica bensì polifonica. Non mi sono messo al pianoforte per trovare una melodia e un insieme di accordi. Ho proceduto ad inventare contemporaneamente l’una e l’altra voce usando un materiale sonoro e motivico estremamente ridotto. E lavorando molto sulle possibilità di scambio tra le voci e di permutazione continua degli stessi motivi fatti a volte di soli due suoni. Il materiale sonoro molto limitato dà sempre la possibilità di introdurre, ad un certo punto della trama, un suono nuovo e fare in modo che esso diventi un evento”.
Il percorso di Mother Moonlight si completa con il contributo pianistico di Enzo Oliva. Distintosi in numerosi competizioni nazionali ed internazionali, Oliva ha tenuto concerti in Italia e all’estero come solista, con orchestra e in formazioni da camera.
“Avevo ascoltato Enzo a una commemorazione del nostro compianto amico Marzio Rosi. – Racconta il compositore – E mi avevano stupito la bellezza e la facilità del tocco oltre che una cifra interpretativa molto personale e moderna. Poi lui imbattutosi in un mio brano, “Iride a Paul Klee”, si è incuriosito riguardo alla mia musica e mi ha contattato. Gli ho inviato tre brani per pianoforte di non facile esecuzione. Dopo tre giorni mi ha chiamato per dire che era pronto per farmeli ascoltare. Sono andato a casa sua, mi sono seduto e ho ascoltato. Ho detto: è lui. Ero in cerca di un pianista adatto a Mother Moonlight, al suo continuo interplay tra le voci, e ora ce lo avevo davanti”.
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