“È un album che ha avuto una lunga gestazione a causa di tanti fattori che hanno segnato i nostri ultimi anni di attività”
Già presente su tutte le piattaforme digitali e disponibile anche in copia fisica, Movin’ è il nuovo album prodotto dall’etichetta TRP Music firmato Urban Fabula, formazione estremamente interessante composta da Seby Burgio (pianoforte, Fender Rhodes in Jet Lag), Alberto Fidone (contrabbasso) e Peppe Tringali (batteria, voce in Manu).
Gli Urban Fabula ci hanno gentilmente concesso un’intervista.
Movin’ è il vostro nuovo album, com’è nato e come si caratterizza?
Movin’ è un album che ha avuto una lunga gestazione a causa di tanti fattori che hanno segnato i nostri ultimi anni di attività, uno fra tutti la distanza legata al nostro modus operandi nella composizione dei brani che ci vede tutti e tre coinvolti il un lavoro corale in sala prova. Quindi vivere in tre città diverse ha, per certi aspetti, rallentato il progredire della nostra produzione, ma ci ha dato la possibilità di perfezionare molti dei brani suonandoli dal vivo, raffinandoli man mano e portandoli solo successivamente alla forma definita incisa nell’album. La scelta di sviluppare nel dettaglio ogni aspetto di questo disco, evitando una scadenza temporale, è stata del tutto spontanea e frutto di quello che musicalmente abbiamo vissuto negli ultimi anni. Non volevamo cedere alla tentazione, spesso ingannevole, di una corsa sfrenata alla produzione musicale che spesso genera prodotti poco significativi e di basso spessore artistico. Abbiamo preso volutamente del tempo per cercare di caratterizzare questo lavoro, tentando di conferire una direzione musicale trasversale, ben definita e matura, augurandoci che tutto ciò possa essere percepito da chi lo ascolta.
Che cosa volete trasmettere con questo lavoro?
La tracklist dell’album è un insieme di sonorità e di ritmi che non sempre riescono ad essere catalogati in una categoria ben precisa. L’intento è stato quello di mettere in musica il nostro mondo personale e il nostro background di ascolti, di studi e di esperienze – quindi richiami alla musica classica, al pop misto a sonorità più entiche e acustiche – cercando di dare una linea comune alla composizione che desse all’ascoltatore l’impressione di vivere delle piccole storie all’interno di ogni brano: un concept, quello dell’album, che ti porti cioè ad interpretare e vivere in maniera intima e personale ciò che ascolti.
Inoltre il singolo “Cubanito” in promozione radiofonica, che tipo di accoglienza vi aspettate?
La scelta di Cubanito come singolo è avvenuta in modo spontaneo perché secondo noi è uno dei brani che più ci rappresenta. La mistura di ritmi e di sonorità, non scontate per il mondo del jazz mainstream, mette in luce quello che noi tre siamo singolarmente: musicisti liberi e aperti alla contaminazione di generi. L’energia del brano rispecchia il nostro modo di vivere la musica anche durante i nostri concerti, mettendo in primo piano lo scambio di ruoli, il gioco, la gioia nel suonare e nel rendere vive le note senza perdere di vista il focus del brano e l’idea musicale che c’è alla base del concept del disco. Ci aspettiamo che questa nostra filosofia di intendere la musica come sintesi e non come somma di tre individui separati, arrivi all’ascoltatore e lo porti a vivere, insieme a noi, la storia di un viaggio sconosciuto ed entusiasmante.
Com’è nato e come si è sviluppato il vostro progetto musicale?
Il nostro incontro come spesso capita nel mondo del jazz, è avvenuto sul palco di una delle tante jam session catanesi nel 2008. L’empatia musicale creatasi sin dalle prime note suonate insieme è stato il motivo per cui abbiamo ben presto deciso di mettere su il progetto in trio. Un tributo al grande Thelonious Monk è stato il primo repertorio messo in piedi e subito dopo è arrivata la voglia di intraprendere un percorso di composizioni originali scritte e arrangiate per lo più a sei mani. Ci riteniamo molto fortunati in quanto parallelamente all’attività progettuale del trio, abbiamo preso parte a diversi progetti come ritmica stabile che ci hanno permesso di crescere sia personalmente che come gruppo.