BOLOGNA ‒ Nasce a Bologna il Mucap, Museo della Casa Popolare. Il nuovo spazio espositivo, che sorgerà nello storico quartiere della Bolognina, sarà firmato dagli architetti Renato Righi e Valerio Poltrini e accoglierà il vasto patrimonio dell’ex istituto delle case popolari IACP.
Il progetto, finanziato con circa 1,6 milioni di euro dei fondi del Pnrr, ha però destato non poche polemiche.
È in primo luogo l’Unione Inquilini Bologna a condannare senza mezzi termini l’iniziativa, affermando che “è incredibile come in una realtà che vede un significativo patrimonio pubblico inutilizzato perché da ristrutturare/riqualificare, come ad esempio gli alloggi inutilizzati in via Zampieri, già da anni denunciati da Unione Inquilini, si intraprendano iniziative museali”.
Uno dei principali indicatori della qualità della vita è proprio la condizione abitativa. Bene sociale oltre che economico, la casa ha visto negli ultimi decenni un aumento dei prezzi in molte zone della Penisola e, con una crisi economica aggravata anche dall’emergenza covid e dalla guerra in Ucraina, garantirsi un’abitazione dignitosa è un problema che riguarda un numero crescente di italiani.
A Bologna il numero delle richieste di alloggi popolari supera di molto quello delle case disponibili.
“La crisi economico-sociale tuttora in corso”, prosegue il sindacato, “fa presagire che l’emergenza abitativa continuerà e peggiorerà, in assenza di contributi sociali per l’affitto e di un fondo per la morosità incolpevole, e in assenza di misure strutturali contro l’emergenza abitativa, nella nostra città è facile prevedere il verificarsi di una vera e propria valanga di sfratti. Gli inquilini, i lavoratori e le lavoratrici, le madri singole e gli anziani che sono in graduatoria ACER da anni hanno bisogno di vedersi assegnate case, hanno bisogno di vivere in alloggi ‘dignitosi’ e non di ‘chic visite museali’ ”.
Ma la realtà è che la richiesta fatta da Unione Inquilini per dirottare i fondi destinati al Museo per la creazione di alloggi, non può essere accolta. Lo spiega la vicesindaca con delega alla Casa, Emily Clancy, rispondendo in Question time a Detjon Begaj (Coalizione civica) e Stefano Cavedagna (Fdi): quei fondi possono essere utilizzati solamente rispettando le condizioni per ottenere il finanziamento, ovvero creando “un programma integrato di interventi per migliorare il contesto urbano, la sicurezza dei residenti e la qualità, anche energetica, di aree e immobili pubblici inutilizzati, sviluppando servizi culturali”.
Il progetto esecutivo dovrà essere consegnato entro giugno 2023 e l’opera andrà realizzata entro la primavera del 2026.
Clancy ha espresso “grande soddisfazione per aver contribuito ad un ampio percorso di restituzione alla città di spazi precedentemente dimenticati. Il progetto, infatti, oltre a costituire un presidio museale all’interno delle corti in Bolognina, sarà anche uno spazio per studentesse e studenti che potranno usufruire delle sale come luogo di studio e di consultazione, garantendo a quelle corti una nuova dotazione di attrezzatura pubblica fruibile da tutto il quartiere. Fa molto piacere inoltre che i vincitori del concorso siano giovani architetti che potranno mettere a disposizione della città nuove energie e visioni aperte”.
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