Nel primo semestre 2016 sono stati erogati alle famiglie italiane finanziamenti per l’acquisto della casa per 24.277 mln di euro: +39,6%, per un controvalore di +6.888 mln di euro, rispetto al I semestre del 2015 (Bollettino Statistico III-2016 Banca d’Italia Ottobre 2016).
Nonostante dall’inizio del 2016 la crescita stia rallentando, la domanda di mutui da parte delle famiglie è in aumento dall’estate 2013 e aveva toccato il picco a metà dell’anno scorso. La Banca Centrale Europea sta continuando ad operare per sostenere i finanziamenti alle famiglie e alle imprese, ma il settore rimane condizionato dalla situazione economico-finanziaria del nostro Paese, dell’Eurozona e dell’intera area economica dell’Unione Europea, sarà perciò determinante l’andamento del mercato del lavoro e, di conseguenza, il clima di fiducia delle famiglie.
L’offerta bancaria è in miglioramento, infatti si riducono gli spread sui mutui destinati alla prima abitazione e con bassa percentuale di intervento sul valore dell’immobile. Le politiche di erogazione rimangono prudenziali e la qualità del portafoglio degli istituti è un fattore determinate che condiziona le scelte di erogazione.
In questo contesto risulta significativa l’analisi del prodotto elaborata dal Gruppo Tecnocasa, che verterà sui primi sei mesi del 2016 e prenderà in esame parametri quali finalità dell’operazione, tipologia, durata e importo medio di mutuo di tutti coloro i quali hanno sottoscritto un finanziamento ipotecario attraverso le agenzie a marchio Kìron ed Epicas.
L’acquisto è, come logico aspettarsi, la motivazione principale per la quale si sottoscrive un mutuo e rappresenta l’86,3% del totale delle richieste, mentre chi opta per la sostituzione o la surroga incide solo per il 10,7%. Le operazioni di consolidamento dei debiti costituiscono l’1%, chi invece fa ricorso al finanziamento per ottenere maggiore liquidità rappresenta l’1,3% del totale.
Le dinamiche degli indici di riferimento evidenziano tassi che hanno raggiunto nuovamente valori storicamente minimi e un costo del prodotto (spread) medio più contenuto rispetto agli anni passati. In questo contesto il 46,3% dei mutuatari ha optato per la programmazione certa e sicura dell’impegno economico, mentre il 25,7% ha preferito il tasso variabile puro: entrambe le percentuali sono in diminuzione rispetto al primo semestre 2015, quando rappresentavano rispettivamente il 56,4% e il 31,4%. Aumenta nettamente la percentuale di mutui a tasso variabile con CAP, che passano da 0,7% a 19,1%.
A livello nazionale la durata media del mutuo è stata di 24 anni, in leggera diminuzione rispetto a un anno fa. Analizzando le macroaree italiane risulta che nel Nord-Est e nel Centro Italia i mutui hanno una durata più elevata, il Nord-Ovest e le Isole si mantengono nella media nazionale, mentre al Sud i finanziamenti durano meno.
Ragionando per fasce di durata, emerge che a livello nazionale il 69,1% dei mutui ha una durata compresa tra 21 e 30 anni e il 30,7% si colloca nella fascia 10-20 anni, mentre i prestiti ipotecari di durata inferiore a 10 anni rappresentano solamente lo 0,2% del totale a causa dei costi elevati della rata mensile. Guardando la durata del mutuo per ripartizione geografica, si evince che il Centro (e in parte minore anche le Isole), segue sostanzialmente la media generale.
I mutui di durata più elevata, invece, sono concentrati maggiormente nel Nord Italia, infatti i finanziamenti tra 21 e 30 anni sono il 75,4% nel Nord-Est e il 71,9% nel Nord-Ovest. Nel Mezzogiorno tale fascia incide per il 58,7%, ma in questa macroarea si ha la maggiore incidenza dei mutui di durata inferiore a 20 anni, che rappresentano complessivamente il 41,3%.
Meritano un discorso a parte le operazioni con durata superiore a 30 anni. Queste, infatti, hanno rate più economiche e sono più accessibili alla clientela ma vengono giudicate eccessivamente rischiose da parte delle banche e, di conseguenza, sono poco praticate (infatti non registriamo operazioni di tale durata).
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