ROMA – È la prima norma in Italia e in Europa sulla progettazione sociale e definisce i requisiti base di ‘conoscenza, abilità e competenza’ che deve possedere il progettista sociale, figura chiave in ogni realtà non profit, dal welfare al tempo libero, che fino ad oggi non era regolamentata. La noma tecnica Uni 11746, pubblicata pochi giorni fa, arriva dopo 6 anni di studio in coordinamento con Uni, l’Ente italiano di normazione, e una lunga fase di confronto tra tutte le parti interessate, il Forum nazionale del Terzo Settore, Pmi Central Italy Chapter, ministero del Lavoro/Anpal e Associazione italiana progettisti sociali-Apis.
Per capirne il reale impatto, presso l’Università degli studi ‘Roma Tre’ è stato promosso il convegno ‘La progettazione sociale in Italia. La funzione del Progettista sociale dopo la pubblicazione della prima Norma tecnica’ dall’Associazione italiana progettisti Sociali-Apis, Forum nazionale del Terzo Settore e Pmi Central Italy Chapter. Ma perché è stato necessario attivare un processo di codifica e regolamentazione della professione? Dall’associazione che si occupa di accogliere le persone con disabilità a quella impegnata nella sensibilizzazione ambientale, insomma in qualsiasi ambito di politica sociale, realizzata da servizi pubblici, privati e dal Terzo Settore, il progettista sociale è il professionista che non può mancare mai, perché non si dà missione sociale senza progettazione sociale.