Natale, amore e dating app: Incompleto canta “Amore in Playback”

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Lo avevamo lasciato con uno dei singoli più interessanti dedicati alla sua città “A Torino” poco dopo il primo lockdown nazionale in Italia e con “Indietro nel tempo” uscito a Settembre. A distanza di pochi mesi, il giovane artista Incompleto, torna a bussare, più produttivo che mai, alle porte degli Italiani con un singolo rosso Natale e dedicato all’amore. Nel periodo dell’anno in cui tutti dovrebbero essere più buoni, Incompleto propone “Amore in playback”, una critica nei confronti della tendenza ad avere rapporti usa e getta scritta su uno splendido tappeto sonoro Indie con richiami agli anni ’80.

Il brano, che parte da un amore finto nato su una app di incontri, denuncia il mondo del dating online e dei social media che sempre di più rovinano lo sviluppo personale e relazionale, facendo nascere amori basati sull’apparenza piuttosto che sull’affetto e sul dialogo.

“Amore in playback”, prodotto e scritto dallo stesso artista e disponibile nei migliori store digitali, rappresenta una relazione di mimi e gesti che non si vivono per davvero ma solo con emulazione. Il brano vuole stimolare a usare di nuovo il cuore piuttosto che la razionalità, a sperimentare i sensi piuttosto che i pixel e cerca, nel suo piccolo, di portare un messaggio di vero amore nel periodo più romantico dell’anno, il Natale.

Incompleto ci ha gentilmente concesso un’intervista.

“Amore in playback” è il tuo nuovo brano, di che cosa si tratta?

È la mia visione di come l’amore venga vissuto da due persone iscritte su una app di incontri: una si è iscritto perché ha bisogno di dimenticare l’ultima relazione, l’altra ha bisogno di approvazione, di gonfiare il suo ego con la lista dei messaggi piena di persone ai suoi piedi, che la riempiono di complimenti. Trovo le dating app un modo per intaccare il modo naturale di relazionarsi con le altre persone, in particolare con quelle del sesso di interesse. Nella vita reale, si incontrano persone sul posto di lavoro, in discoteca (quando si poteva ancora fare assembramenti), in un locale, in metro. Quando si incontrano le persone, bisogna passarci del tempo insieme, conoscerle per capire che tipo di rapporto possa instaurarsi; perciò non è detto che la persona di cui vogliamo approfondire la conoscenza ricambi il nostro interesse. C’è il rischio del fallimento, e bisogna essere disposti a rischiare di “fare un buco nell’acqua”, di scoprire i propri sentimenti all’altro senza la certezza di ricevere la stessa risposta. Ecco, le dating app tolgono questi due impicci: tempo e rischio. Trovi subito persone che ricambiano il tuo interesse. Viviamo in una società dove si consuma tutto alla velocità della luce, dove non si ha tempo per fare nulla e dove il fallimento non è concepito. Ecco perché Tinder fa proseliti.

Proprio alla luce di quanto espresso in questo lavoro, come vivi il periodo natalizio, soprattutto a livello sentimentale?

Il Natale per me significa famiglia. Sono tre anni che sono via da casa per motivi di lavoro e, mai come in questo periodo, per me ha assunto questo significato. È lo stare insieme sul finire dell’anno per raccontarsi quanto è accaduto e svelare che cosa faremo l’anno successivo. È il momento in cui dedicare un pensiero a chi spesso è vicino a noi e magari diamo troppe volte per scontato, quando sono proprio queste persone ad averci reso quello che siamo e a rendere le nostre vite speciali. Ovviamente tra le persone speciali intendo anche l’eventuale “dolce metà”, e penso a tutti quelli che, stando alle disposizioni attuali, purtroppo dovranno stare separati in questo momento particolare dell’anno.

Qual è invece l’augurio che vorresti dare a chi ti ascolta?

Forse è un augurio banale, ma è il mio piccolo pensiero. Auguro a tutti quelli che ascoltano la mia musica, di avere un conforto, perché ritrovandosi nei miei testi, nella mia musica, abbiano qualcuno che li capisce e gli permette di trovare sollievo in situazioni difficili. Lo dico perché anche io sono un amante della musica e nonché un suo grande fruitore; è stata la mia ancora di salvezza in momenti personali davvero difficili. Le parole di alcuni dei miei artisti preferiti mi hanno aiutato ad uscirne, incluse le mie, proprio quelle che hanno dato vita ai brani di Incompleto. E, non ultimo, di stare bene e che possano presto riabbracciare le persone care.

Come ti sei avvicinato al mondo della musica e come sviluppi questa tua passione, soprattutto dal punto di vista delle tematiche e delle sonorità?

Ho sempre amato la musica, sin da piccolo. A 16 anni ho iniziato a strimpellare la chitarra ed a 17 sono diventato un membro del gruppo indie (eravamo precursori ai tempi) di mio fratello. Dopo lo scioglimento della band nel 2014, nel 2015 ho iniziato un percorso di musica dance/house con un mio carissimo amico tutt’ora attivo (I Lindimixo) vista la nostra passione per la dance anni ’90. Infine nel 2019 è arrivato Incompleto, nato come espediente per affrontare una situazione personale difficile. Incompleto è stato quasi il mio psicologo, è stato affrontare la realtà, mettere a nudo le mie paure e i miei pensieri; perciò le tematiche nascono dal mio vissuto, al momento non ho mai scritto canzoni di Incompleto inventando o immaginando situazioni che non hanno fatto parte di me. Dal punto di vista delle sonorità, sono sempre stato un amante della musica rock con cui sono cresciuto, ma negli ultimi tre anni sono entrato in contatto con l’indie italiano, che è diventato il genere che ho più ascoltato nel recente passato. Oltre a ritrovarmici come modo di scrivere, l’ho trovato adatto per me anche da un punto di vista musicale: crudo, poco strutturato e diretto, anche nel cantato. Così ho iniziato a scrivere brani seguendo quest’onda Indie, curando le mie tracce a 360°, dalla stesura del testo, all’arrangiamento e al mix e master.