AREZZO – E’ uscita la riedizione di “XXX”, l’album dei Negrita pubblicato nel 1997 e registrato tra Arezzo e New Orleans. L’album è disponibile in due versioni e contiene, oltre alle tracce del disco originale, anche due brani inediti registrati all’epoca, due demo e il Dvd del documentario narrativo della nascita del progetto. Così i Negrita raccontano il loro arrivo a New Orleans:
“New Orleans, 544 Esplanade Avenue. Avevano aperto lo sportello, erano balzati in fretta giù dal taxi, in fuga da un ambiente caldo e opprimente che gli aveva incollato la camicia alle spalle, le spalle ai sedili. Ma all’aperto, ancora nessun sollievo, ancora il senso d’immersione provato all’uscita dall’aeroporto. Respirazione e movimenti ingolfati dall’apnea in un fluido caldo e soporifero a metà fra l’aria afosa e l’acqua fumante di una vasca da bagno.
Più o meno visibilmente spaesati, con i bagagli sul marciapiedi, erano rimasti per un po’ ad osservare l’edificio. È proprio questo, l’indirizzo? Possibile? Dio santo, ma come c’è saltato in mente…? Ripensando al lungo viaggio, s’erano fatti coraggio e avevano suonato, increduli, il campanello di questa porticina.
Erano entrati tutti da qui. Dalla porta di servizio. Nella penombra, scansando i bidoni della spazzatura per la raccolta differenziata. Anche gli ospiti arrivati per la prima volta. Anche quelli più insospettabili. Anche Bob Dylan, tempo addietro, s’era presentato qui coi suoi quaderni e la faccia smilza.
Questa fu la porta. Dunque, anche per noi, la prima cosa fu una specie di buio ripostiglio per bici ed attrezzi, poi la cucina con il tavolo al centro, massicci mobili bianchi e fornelli dalle maniglie cromate. Molto meglio così. In questo modo era meno difficile familiarizzare con il posto.
La casa aveva un salone per le danze, immensi specchi con cornici dorate, colonne neoclassiche; le stanze più ampie e luminose che avessi mai visto; soffitti altissimi, crepati d’umidità che i condizionatori non riuscivano ad arginare.
Fiacche pale di legno di antichi ventilatori coloniali ciondolavano dal soffitto. Una volta entrati, affacciarsi all’aperto era soffocante, doloroso. Al caldo grondante e tropicale della Louisiana, s’imponevano, qui, gli umori del Mississippi. Che le finestre stessero chiuse; eravamo comunque nel cuore dl New Orleans”.