“Changes” non è solo un titolo ma rappresenta un cambio, una evoluzione nella composizione di Nicola Angelucci. Il batterista abruzzese, che ci aveva abituato nei dischi precedenti alla predominanza del ritmo e della matrice afro-americana, in “Changes” dedica una attenzione più marcata all’elemento melodico, alla cantabilità. Ed è proprio l’elemento più lirico che lo ha guidato nella scelta dei compagni di viaggio per questo lavoro, che vede coinvolti Olivia Trummer, Luca Bulgarelli e Gabriele Mirabassi. Altra particolarità inconsueta di “Changes”, rispetto alla normalità nell’ambito jazzistico, è che l’album include solo brani originali e inediti, alcuni dei quali cantati da Olivia Trummer, autrice anche dei testi oltre che incantevole interprete e pianista. Angelucci, con “Changes”, ci offre una fotografia di un presente dai colori vividi, un suo paesaggio interiore intenso e limpido.
Nicola Angelucci ci ha gentilmente concesso un’intervista.
“Changes” è il tuo nuovo album, di che cosa si tratta?
Se traduciamo il titolo in italiano viene fuori la parola “Cambiamenti”. Potrei anche azzardare le parole crescita, sviluppo. In un certo senso mi sento un po’ più maturo. I miei precedenti lavori e di conseguenza la mia musica, erano basati più su una matrice ritmica/afro americana, che io adoro. In questo disco non è che queste ultime non ci siano ma credo sia predominante una forte matrice melodica. Amo la canzone italiana e i grandi autori/cantautori soprattutto del passato, tant’è che nel disco c’è anche un brano dedicato a Tenco, dal titolo Luigi. La fantastica Olivia Trummer ha scritto, su 4 dei miei 11 brani presenti nel cd, dei testi bellissimi che interpreta anche magistralmente. Ho cercato di fare una sintesi di quanto (mettere insieme quanto) detto sopra con quello che sono io…un musicista di Jazz che lo ama profondamente.
Cosa vuoi trasmettere con questo lavoro?
Che anche i batteristi possono scrivere musica. Battute a parte con la mia musica vorrei semplicemente trasmettere ciò che sono e che mi piace essere. Un pensiero al quale tengo molto è: modernità nel pieno rispetto della tradizione, in questo caso sia jazzistica che della canzone italiana.
Che tipo di accoglienza ti aspetti?
Generalmente tendo a non aspettarmi nulla, potrei rimanere deluso. Cerco di fare al meglio quello che faccio e quello in cui credo nel modo più onesto possibile, sperando che possa essere apprezzato.
Come nasce il tuo progetto musicale?
Nella mia testa è nato agli inizi del 2020 ma poi in realtà quasi tutto il lavoro è stato progettato e scritto durante il primo lockdown. A Settembre abbiamo fatto un concerto in un festival a Roma e in me è scattata la scintilla, la voglia di incidere questi brani e portare avanti il progetto. A fine Gennaio 2021 ci siamo trovati finalmente in studio per registrare. Una cosa è stata subito abbastanza chiara, la scelta di questi fantastici musicisti. Hanno una musicalità innata e unica e un approccio alla musica non facile da trovare. Insomma, le qualità per me migliori che un musicista possa avere.
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