Nomadi, un film sulla band con la regia di Pupi Avati

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NomadiNOVELLARA (RE) – Un film sulla storia dei Nomadi. A darne notizia è il fondatore e leader del gruppo Beppe Carletti, che in questi giorni presenta il nuovo doppio disco dal vivo dei Nomadi “Così sia – XXIV Tributo ad Augusto”, registrato in occasione del recente raduno a Novellara.

In un’intervista rilasciata a Giorgiana Cristalli dell’Ansa, Carletti è tornato a parlare di un vecchio progetto, ovvero quello di un film (o fiction) sulla storia del gruppo, che potrebbe avere la regia di Pupi Avati. I contatti con il celebre regista, che è anche un appassionato di musica (soprattutto jazz, come dimostra il film “Bix”), vanno avanti da tempo e in questi ultimi tempi si sarebbero intensificati.

Intanto i Nomadi sono sempre on the road, con un lungo tour estivo, in cui propongono i maggiori successi e il nuovo brano “Così sia”. Una canzone solare, un inno alla vita, ma anche un modo per celebrare le unioni civili e l’amore in tutte le sue forme. “Un pezzo attualissimo, che racconta i giorni nostri”, ha detto Beppe Carletti, sottolineando il bisogno urgente di “positività, fiducia e speranza”, nel solco di una tradizione imperniata su valori positivi “che i Nomadi hanno sempre promosso e rappresentato”. Il nuovo brano rinnova il repertorio di hit intramontabili, da “Io vagabondo” a “Sangue al cuore” e ‘Ho difeso il mio amore” “con l’impegno di rispettare il passato glorioso dei Nomadi e quanto fatto insieme ad Augusto”. Primo frontman del gruppo, Augusto Daolio ha guidato la band delle origini insieme a Carletti. Del suo ricordo, Beppe ha fatto un impegno costante organizzando ogni anno a Novellara un tributo in suo onore.

“Ogni volta che faccio qualcosa mi chiedo se Augusto la farebbe e finora”, ha spiegato il musicista, “mi sono sempre risposto sì. Siamo cresciuti insieme, abbiamo scritto e interpretato le prime canzoni dei Nomadi. Abbiamo condiviso 30 anni di vita, palchi, chilometri e canzoni, da quando avevo 16 anni. Augusto cammina al mio fianco. Virtualmente è sempre qui con me, è sempre vivo”.

A Carletti piace riascoltare i nuovi pezzi. “Mentre sono in macchina cerco di capire se avremmo potuto fare qualcosa diversamente o meglio. Noi Nomadi”, ha proseguito, “crediamo in quello che facciamo, ci mettiamo la faccia. Cerchiamo sempre di fare le cose per bene nel rispetto del nostro passato”. Una storia che, per longevità, “non ha eguali, ma questo non vuol dire che noi siamo i più bravi”. Il suo modo di essere, semplice e genuino, ne fa uno degli artisti più stimati del panorama italiano. Quando, dopo il grande terremoto, chiamò a raccolta i colleghi per Italia loves Emilia, tutti arrivarono e si misero a disposizione.

Dopo la scomparsa di Augusto, altri cantanti hanno dato voce ai Nomadi, fino a Cristiano Turato, subentrato a Danilo Sacco nel 2012. Ma anche il bassista Massimo Vecchi canta volentieri. Il merito che Carletti, anima del gruppo dal primo giorno ad oggi, si riconosce è quello di essere riuscito “a mantenere l’identità dei Nomadi, anche se con persone diverse, conservando lo stile e gli ideali delle origini, senza cercare il successo ad ogni costo. Noi non siamo un gruppo alla moda, non facciamo rap. Amiamo cantare le nostre canzoni ascoltando quello che dice la gente e quello che ci suggerisce il cuore”, spiega Carletti. Sempre on the road, i Nomadi fanno continuamente concerti in giro per l’Italia. “Non siamo persone da stadio, ma da piazza. Ci piace guardare il pubblico che canta e scambiarci sorrisi. Amiamo le feste popolari del Sud Italia. Un mondo meraviglioso”.