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FESTIVAL DI ROMA: INTERVISTA A JOHN HURT

É intervenuto alla sua ottava edizione uno degli attori più carismatici di tutti i tempi. Fonte: www.newscinema.it

Abbiamo incontrato in occasione della ottava edizione del Festival Internazionale del Film di Roma uno degli attori più carismatici di tutti i tempi: John Hurt. Protagonista indiscusso di capolavori cinematografici del calibro di Alien, The Elephant Man, Rob Roy, Dead Man, Wild Bill, la saga di Harry Potter, V per Vendetta, Melancholia, La Talpaa e tanti altri John Hurt si è affermato nel corso degli ultimi quaranta anni come una delle migliori personalità cinematografiche di tutti i tempi, grazie a ruoli sempre diversi e ad una professionalità fuori dal comune. Gentile e disponibile come un vero lord inglese John Hurt ha risposto con eleganza e ironia alle molte domande poste sulla sua incredibile carriera. Potete trovare qui sotto l’intervista a John Hurt.

Perché ha deciso di prendere parte a questo film?
R - Il film lo vedrò completo solo questa notte ma posso raccontarti la mia esperienza. Il regista Bong Joon-ho mi ha chiesto di prendere parte a questo film. Ho avuto un meraviglioso incontro con lui. É stato assolutamente fantastico lavorare su questo set, una esperienza grandiosa.

Chi interpreta nel film?
R - Interpreto un personaggio molto enigmatico. Noi sappiamo che è il traditore, un rivoluzionario, ma nessuno è stato specifico al riguardo. Mi sono posto in modo neutro per interpretarlo.

Cosa pensa delle graphic novel?
R - Quando si realizza un film un obiettivo è sicuramente raggiungere il pubblico. E le graphic novel sono una fantastica ispirazione per il cinema. É raro trovare un film con una storia originale. Le graphic novel offrono grandi storie.

Questo film segna il debutto nel mercato internazionale di Bong Joon-ho. Ha visto i suoi precedenti film? E come è stato lavorare con un regista orientale?
R - Ho visto Memories of Murder, un film formidabile. Bong gira solo quello che vuole vedere, è veramente un regista brillante, un grande uomo. Inoltre gira in modo molto diverso dagli altri registi con cui ho lavorato. Posso tranquillamente dire di aver vissuto su questo set una delle esperienze più brillanti della mia carriera.

Snowpiercer non è un classico blockbuster occidentale, cosa pensa della situazione attuale della industria cinematografica americana?
R - É sicuramente una situazione difficile. É importante sperimentare sempre. Ma è anche un grande business perché i costi di realizzazione di un film sono enormi. Sono e sarò sempre interessato ai film.

Ridley Scott ha voluto rivisitare Alien. Perché?
R - É molto difficile rispondere. Non ho ancora visto il film ma è una impresa ardua fare un prequel di Alien perché poi non è più Alien, forse un film filosofico od altro. Ma è strano. Può anche essere interessante realizzare un prequel ma non deve essere fatto per ragioni commerciali. Questa è la mia opinione personale. Quando Gus Van Sant rifece Psycho esattamente come era ma con persone diverse fece qualcosa di molto particolare che però si rivelò un fallimento. Hollywood pensa di rifare un grande successo per ottenere nuovamente un grande successo. Ma è negativo in termini di creatività.

In Snowpiercer è possibile la vita fuori dal treno?
R - Ci sono pochissime possibilità di vita fuori dal treno. Ma parliamo sempre di una graphic novel, quindi tutto è possibile. Non è facile dirlo con certezza.

C’è speranza per il genere umano?
R - Purtroppo non mi viene in mente niente di originale da dire. Sono preoccupato del progresso e delle sue conseguenze, ovvio. Dobbiamo affrontare seriamente i molti problemi della nostra attualità. Ma cerco di essere realistico e purtroppo non vedo grandi cambiamenti in vista nel pensiero umano. Sto sperando nelle nuove generazioni.

Cosa le fa scegliere un progetto a questo punto della sua carriera?
R - I film sono molto diversi tra loro. In termini di sceneggiatura cerco uno script che funziona. In termini di personaggi cerco qualcosa da poter rendere personale. A volte è chiaro, altre meno. Non ho una definizione di quello che cerco in un film.

Ci sono progetti a cui le dispiace di non aver preso parte o che ha rifiutato?
R - Si certo, molti. Ma non posso dire si sempre. La vita è fatta di scelte. Ci sono film che sono stati un grande successo altri meno.

Come è stato lavorare in uno dei più grandi film di tutti i tempi, The Elephant Man?
R - Mi piacerebbe molto lavorare di nuovo con David Lynch. Lo adoro. The Elephant Man per me ha significato lavorare con David Lynch e Mel Brooks. Mel è stato un brillante produttore che ha dato a David la completa libertà su tutto (anche l’utilizzo del bianco e nero), nonostante fosse il suo primo film importante. Ha capito l’esigenza e il desiderio di David di rendere il film affascinante e suadente. E’ stato un sensazionale lavoro di gruppo che ha aiutato il film ad essere così speciale.

Cosa pensa delle nuove generazioni di attori come Chris Evans o Jamie Bell?
R - Sono giovanissimi e bravissimi. Sono molto orgoglioso delle performance di queste nuove generazioni di talenti.

La tecnologia è sempre più importante nel mercato cinematografico. Quale pensa sia il contributo della tecnologia al cinema?
R - Io penso che usata bene e in modo artistico e corretto possa dare molto al cinema. Anzi, la tecnologia può aiutare il cinema ad essere accolto più facilmente.

Quali sono i suoi progetti futuri e  le sensazioni al riguardo?
R - Non ho ancora niente di confermato. Ci sono un paio di film in cui sono coinvolto. Non posso descrivere quello che sento quando inizio un film. Posso dire solo che mi sento ancora un ragazzino ricco di trepidazione. Interpretare un personaggio è una cosa complicata che va vissuta sempre al cento per cento.
(di Carlo Andriani - del 2013-11-15) articolo visto 3152 volte
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