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ADDIO A MANDELA, IL SOGNATORE CHE NON SI ARRESE MAI

Ieri sera, nella sua casa di Johannesburg, Nelson Mandela è morto a 95 anni

La notizia non ha sorpreso nessuno, perché Madiba (chiamato così dal nome del suo clan) era malato da tempo, eppure, nonostante ciò, ha scosso il mondo intero.
L’UOMO - Nelson Mandela, non è stato solo un grande uomo, ma è stata la rappresentazione vivente di una nazione e di un continente. Mandela è, e sarà sempre, il Sudafrica; è’, e sarà sempre, l’Africa. Nessuno più di lui ha incarnato lo spirito di uguaglianza, la voglia di convivenza tra bianchi e neri. Nessuno prima di lui, era riuscito a trasformare questo sogno in realtà. Ha detto bene il presidente sudafricano Zuma, ieri sera, mentre annunciava la morte di Mandela: “Abbiamo perso il nostro padre”. Madiba è stato senza alcun dubbio il padre del Sudafrica. Senza la sua tenacia, il suo coraggio, la sua determinazione, il “paese arcobaleno” non sarebbe mai divenuto quello che è ora.
LA VITA - Nelson Mandela era nato nel villaggio rurale di Mvezo il 18 luglio 1918. Negli anni 40 divenne avvocato ed entrò nell’African Nazional Congress, diventandone ben presto il leader. E’ lui a a guidare le prime manifestazioni di protesta contro il sistema di segregazione razziale della maggioranza nera. Nel 1962 viene arrestato e condannato a 5 anni di reclusione. Un secondo processo, due anni dopo, tramuta la sentenza in ergastolo da scontare nelle cave di Robben Island. Mandela passerà lì 27 anni. La prigionia gli lascerà un numero tatuato sul braccio (466/64), ne logorerà il fisico, danneggiandogli occhi e polmoni, ma non l’anima.
Per due volte rinuncia alla libertà perché per ottenerla avrebbe dovuto rinunciare ai suoi sogni e ideali. La prima volta gli viene offerta la libertà in cambio dell’autoesilio al suo villaggio. La seconda, nel 1985, è l’allora presidente sudafricano Botha a offrirgli un altro scambio: la libertà in cambio del rigetto alla violenza. Mandela fa avere la sua risposta in una lettera letta popolo dell’Anc dalla figlia: “Solo gli uomini liberi possono negoziare: la mia libertà e la vostra non possono essere separate. I will return.” La promessa si materializza l’11 febbraio 1990, quando su pressione di tutta la comunità internazionale, l’allora presidente De Klerk, libera il prigioniero politico più famoso del mondo.
IL NOBEL E LA FINE DELL’APARTTHEID - Nel 1993 riceve in tandem con De Klerk il nobel per la pace. Un anno dopo, il 27 aprile 1994,diventa il primo presidente del Sudafrica libero. Nel 1995, Mandela grazie al rugby, pose le basi per la nascita della “nazione arcobaleno”. In uno sport storicamente riservato ai bianchi, il Sudafrica riuscì a vincere il mondiale casalingo, schierando una formazione mista. Le immagini dell’allora presidente sudafricano e del capitano (bianco) della nazionale, Pienaar, con la coppa del mondo fecero il giro del globo. Fu così che, per la prima volta, bianchi e neri, si sentirono una nazione. “One team, one nation”, come aveva ripetuto Mandela per tutto il mondiale.
L’ultima apparizione pubblica di Mandela risale invece ad un altro evento sportivo: la finale della Coppa del Mondo di calcio di Johannesburg, datata 11 luglio 2010. Mandela è morto mentre nelle sale è uscito il film tratto dalla sua autobiografia, “Il lungo cammino per la libertà”. Negli ultimi mesi, a causa di un infezione polmonare, viveva attaccato ad un respiratore e non parlava più. A noi piace ricordarlo con una delle sue celebri frasi: “Un vincitore è un sognatore che non si arrende mai”. A nessuno più di lui, che ha reso realtà il suo sogno di un Sudafrica dove bianchi e neri potessero vivere assieme, sono adatte queste stesse parole. Addio, Madiba, sognatore e vincente.
Fonte foto Wikipedia
(di Davide Luciani - del 2013-12-06) articolo visto 4872 volte
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