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THE WOLF OF WALL STREET: LA RECENSIONE

La follia dell’eccesso nel nuovo film di Martin Scorsese Fonte: www.newscinema.it

“Mi chiamo Jordan Belfort. L’anno in cui ho compiuto 26 anni, ho guadagnato 49 milioni di dollari, cosa che mi ha fatto incazzare, perché ne mancavano solo tre e avrei ottenuto una media di un milione a settimana“.
Il nuovo film di Martin Scorsese, The Wolf of Wall Street, è ispirato alla storia vera di Belfort, un giovane broker di New York che, con la sua società Stratton Oakmont, ha conquistato una fortuna, truffando milioni di investitori. Mentre Steve Jobs ha dato vita al mondo Apple nel garage della sua casa di Palo Alto, Belfort ha iniziato a fare il broker nel suo garage di New York, investendo somme di poco conto, per poi sviluppare un’azienda specializzata in “pump and dump“, una pratica nota nel settore per rovinare i propri investitori e guadagnare alle loro spalle.
Dimenticate la poesia e il sacrificio de La Ricerca della Felicità con Will Smith nei panni di Chris Gardner, un venditore sfortunato che sogna Wall Street e riesce a raggiungere il successo con il sudore e la dedizione. Jordan Belfort, interpretato magistralmente da Leonardo Di Caprio, subisce una grottesca trasformazione in brevissimo tempo, lasciando la natura di medio borghese del Queens, per essere catapultato in una vita orgiastica e barocca, in cui non sa come spendere il proprio denaro guadagnato illegalmente, nella veste di un Robin Hood sui generis che ruba ai ricchi per dare a se stesso. Scorsese torna sul grande schermo ritraendo una vita folle e proiettata verso l’ eccesso estremo, senza alcun freno nei dialoghi e nell’aspetto visivo, realizzando una dark comedy contemporanea che presenta il mondo dell’alta finanza come un viaggio inarrestabile tra sesso, droga e soldi.
Siamo nel 1987 e nel mondo della borsa, ci si avvicina molto a quello che era accaduto nel 1929 e poi nel 2008, a testimoniare che alla fine la storia non cambia mai e ogni epoca conta quei pochi arrivisti che si arricchiscono a spese degli altri. Scorsese continua il suo sodalizio artistico – professionale con Leonardo Di Caprio, candidato per questo ruolo agli Oscar 2014 come Miglior Attore Protagonista. É straordinario vederlo nei panni di questo ragazzo risucchiato dal vortice dell’illegalità, dove l’etica e l’anima stessa non riescono a sopravvivere, annegate dai soldi e dai compromessi, con dosi senza limiti di droghe di ogni tipo che, in confronto, Paura e Delirio a Las Vegas sembra Il Mondo di Oz.
Jordan Belfort è seducente, irriverente, intelligente e molto autoironico, come le varie persone che lavorano per lui, ma è anche un dipendente cronico, drogato non solo di vizi, ma drogato di vita. A completare e arricchire la performance di Di Caprio non è tanto la sua spalla Jonah Hill, ma il cameo di Matthew McConaughey nei panni del suo mentore, e Jean Dujardin in quelli di un banchiere in Svizzera, che lasciano il segno nonostante le poche battute previste per i loro personaggi sul copione.
La sceneggiatura di Terence Winter è affascinante e curata nei minimi particolari, anche se non risparmia espressioni colorite e a tratti fastidiose. Tutto segue un ritmo frenetico coinvolgente, con una regia che denuncia la mano straordinaria di un cineasta che ha fatto la storia del cinema. Possiamo solo confermare che la coppia Scorsese – Di Caprio fa ancora una volta centro, realizzando un film estremo, spigoloso, ma anche emozionante e interessante, che porta sul grande schermo un viaggio nell’esaltazione derivante dall’avidità e dalla depravazione, partendo dal fascino dell’ascesa e finendo alla brutalità della caduta che disintegra quel tipo di umanità corrotta.


(di Letizia Rogolino - del 2014-01-27) articolo visto 2879 volte
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