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Le Vite del destino

LE DUE VIE DEL DESTINO: LA RECENSIONE

Il nuovo film di Jonathan Teplitzky dall'11 settembre al cinema. Fonte: www.newscinema.it

L’11 Settembre arriva nelle sale italiane il nuovo film di Jonathan Teplitzky, Le Due Vie del Destino, basato sul romanzo autobiografico di Eric Lomax, The Railway Man. Quest’ultimo, soldato di 21 anni addetto ai segnali e appassionato di ferrovie, venne catturato nel 1942 insieme ad un gruppo di giovani coraggiosi dalle truppe giapponesi che invasero Singapore.

La resa di Singapore fu dichiarata il più grande disastro di sempre per l’Impero britannico, vittima di un nemico ben organizzato. Ne seguì un numero spropositato di prigionieri, di cui circa 25.800 inglesi e 18.000 australiani. La guerra portò al blocco dell’accesso via mare all’Oceano Indiano, portando alla costruzione della cosiddetta “Ferrovia della Morte” per collegare la Cina e l’India. Un tratto di 415 km tra la Tailandia e la Birmania, costruita sul sangue e il sudore di oltre 6.000 prigionieri di guerra, molti dei quali hanno perso la vita tra la polvere e il fango, mentre altri, sopravvissuti, hanno passato anni ed anni facendo i conti con ricordi brutali e dolorosi, difficili da cancellare per sempre.

“Ci rendemmo conto più tardi che eravamo protagonisti di una storia che si stava ancora svolgendo. All’improvviso un uomo che aveva chiuso la porta sul mondo per decine di anni diventò un personaggio pubblico, che ci aspettava condividesse i suoi più intimi segreti” ha raccontato Lomax nel momento in cui decise di rompere il silenzio ed affrontare i fantasmi del passato. Il film racconta il fatto storico avvenuto, concentrandosi in primo luogo sulla lotta interiore e personale del protagonista contro i suoi demoni reali e psicologici.

Un’ottima interpretazione di Colin Firth nei panni di Eric Lomax, un uomo buono e onesto, traumatizzato dalla violenta esperienza vissuta in Giappone, che, nel momento in cui conosce e si innamora di Patti (Nicole Kidman) deve prendere la dura decisione di aprire la porta del suo cuore e della sua anima, per liberarsi di un peso ormai insostenibile per entrambi. Al centro della narrazione non solo il rapporto di amore tra Eric e Patti, ma la relazione del protagonista con il suo nemico, il giapponese Takashi Nagase, interpretato da Hiroyuki Sanada.

Quest’ultimo, artefice delle sue torture e del brutale interrogatorio, ha reso la sua vita un inferno di incubi e paure, che hanno inciso profondamente sul suo rapporto con il mondo esterno. Ma, quando Eric scopre che Nagase è ancora vivo e fa la guida turistica in Tailandia, il confronto tra i due si traduce in una straordinaria storia di perdono e consapevolezza del bene e del male, che commuove e coinvolge dall’inizio alla fine grazie all’interpretazione magistrale dei protagonisti, ma anche per una regia semplice ma perfetta. La telecamera non invade l’inquadratura, ma la racconta con delicatezza e sensibilità, e il film segue un ritmo costante ed equilibrato che coinvolge lo spettatore, invitato a partecipare ad una storia interessante, coinvolgente ed emozionante, soprattutto se si pensa come realmente accaduta.
(di Letizia Rogolino - del 2014-08-18) articolo visto 4306 volte

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