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Gianfranco Ferrè

LA CAMICIA BIANCA SECONDO ME. GIANFRANCO FERRÉ

A Prato, dal 1 febbraio al 15 giugno 2014, una mostra che racconta l'universo creativo dell'Architetto della moda

PRATO - Una grande mostra a Prato racconta la creatività e il genio stilistico di un protagonista della moda contemporanea internazionale attraverso il capo icona della sua capacità progettuale: “La Camicia Bianca secondo me. Gianfranco Ferré”.

Ideata e organizzata dalla Fondazione Museo del Tessuto di Prato e dalla Fondazione Gianfranco Ferré, la Mostra (allestita nei suggestivi spazi recuperati all’interno dell’ex Fabbrica Campolmi) vuole essere un omaggio al lavoro e al talento dell’Architetto della Moda.

Gianfranco Ferré fin dagli esordi, si fece portavoce di un dialogo continuo tra architettura e moda, rendendo possibile una contaminazione tra due linguaggi difficili e complessi.

Moda e architettura. Un binomio fondamentale per la sua creatività. Non a caso era chiamato “stilista architetto”. E non solo perché nel 1969 si era laureato in architettura al Politecnico di Milano. Ma perché fare moda per lui era molto simile a costruire una struttura con tanto di progetto intriso, però, di poesia e immaginazione, come lui stesso dichiarò.

Direi che buona parte del mio iter creativo si spiega alla luce del mio background e della mia formazione come architetto”, disse. “Per me la moda è poesia, intuito, fantasia, ma è anche metodo e atteggiamento progettuale che si fonda sulla concezione dell'abito come risultato di un intervento programmato e consapevole sulle forme”.

Tutta la poetica creativa dello stilista è così svelata in un’esposizione che conduce il visitatore alla scoperta di quello che lo stesso Ferré definì “il lessico contemporaneo dell’eleganza” – la camicia bianca – senza dubbio il suo tratto distintivo. Il capo maschile che seppe plasmare in seducente must del guardaroba femminile, attraverso modelli differenti ed elaborazioni che sono vere e proprie opere di design.

In un gioco di leggerezze e luci, 27 camicie bianche, piccolo esercito di capolavori sartoriali, testimoniano silenziosamente vent’anni di genialità creativa e progettuale. Esposte come fossero sculture, le camicie sono bagnate di luce che consente ai volumi di esprimersi pienamente ottenendo un seducente effetto plastico.

Tra i capi in mostra il bustier di seta che, aprendosi come una calla delicata, “svetta come una corolla, incorniciando il viso” quasi sfidando le leggi della gravità e la spettacolare camicia “rovesciata” in cui la logica di costruzione è talmente originale che trasforma il capo in puro oggetto di design. L’essenzialità e il genio di un solo macro collo che si fa camicia.

L’incipit della mostra è affidato ad un sistema sospeso di teli su cui scorrono macro immagini dei disegni autografi di Ferré, lampi perfetti che delineano la sua visione creativa e che rappresentano la chiave per accedere all’universo insito a ciascun progetto.

La resa aerea e particolarmente emozionante di questo linguaggio è frutto di una ricerca tecnica sviluppata in collaborazione con l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze e realizzata dal fotografo fiorentino Leonardo Salvini. Questo tipo di restituzione fotografica è presentata per la prima volta come chiave di interpretazione dei contenuti di una mostra di moda.

Come corollario dei capi esposti sono presentati bozzetti, scatti di grandi maestri della fotografia, immagini pubblicitarie e redazionali provenienti dall’Archivio della Fondazione Ferré. Un sistema di macro proiezioni chiude infine la mostra, presentando uno splendido montaggio di sequenze delle sfilate più importanti, dal 1978 al 2007.

Nel lessico contemporaneo dell’eleganza mi piace pensare che la mia camicia bianca sia un termine di uso universale. Che però ognuno pronuncia come vuole”. – Gianfranco Ferre’–.

Credits: © Courtesy of Fondazione Gianfranco Ferré @ www.fondazionegianfrancoferre.com Photo By Luca Stoppini @ All Rights Reserved
(di Rosalba Radica - del 2015-03-05) articolo visto 3515 volte
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