IL FOTOGRAFO GIAPPONESE KAZUYOSHI NOMACI PROTAGONISTA A MONZA
Le sue fotografie sono pubblicate in tutto il mondo e appaiono nelle principali riviste di fotografia, dal The National Geographic, a Stern e GEO
MONZA - Dal 30 maggio all’8 novembre, presso la Reggia di Monza – Serrone della Villa Reale in Viale Brianza, 2 a Monza, potremo vistare la mostra del grande fotografo giapponese Kazuyoshi Nomaci, dal titolo: “Le vie dell’anima”. Promossa dal Consorzio Villa Reale e Parco di Monza, la mostra è organizzata e prodotta da Civita Cultura, in collaborazione con Creviis e Fondazione Italia-Giappone e con il sostegno di Canon. Servizi di accoglienza a cura di Cultura Domani. Media partner LifeGate.
Entrando nel dettaglio dell’evento, gli organizzatori fanno sapere che si tratta della più grande mostra antologica dell’artista che presenta circa 200 scatti, il percorso espositivo articolato in 7 sezioni ricostruisce il viaggio di una vita attraverso la sacralità dell’esistenza nella vita quotidiana, un’esperienza vissuta dall’artista in terre tra loro lontanissime, ma accumunate da quella spiritualità che dà un ritmo e un senso alle più dure condizioni.
Una spiritualità che solo Nomachi sa cogliere in paesaggi di unica e straordinaria bellezza, dove i ritratti e le figure umane assumono una dignità assoluta e si fondono con il contesto in composizioni quasi pittoriche, dominate da una luce abbagliante, reale e trascendentale al tempo stesso. Un sorprendente allestimento, progettato da Peter Bottazzi, propone ai visitatori un percorso affascinante e coinvolgente. Ma conosciamo meglio l’artista nipponico che è stato un fotografo documentarista e ha dedicato tutta la sua vita al tema “della preghiera e della ricerca del sacro”.
Per oltre 40 anni, sin dal suo primo viaggio nel Sahara, quando aveva venticinque anni, ha rivolto la sua attenzione alle più diverse culture del mondo che sono espressione dei popoli che vivono nelle terre più difficili e aspre, affascinato dai grandi spazi e dalla forza di quelle genti. Concludiamo citando quanto apprendiamo dai curatori dell’interessante iniziativa:
“Quasi a fare da contrappunto alla sua lunga esperienza nel riarso deserto matura in lui l’ispirazione del Nilo come tema, “Il Nilo, perenne flusso d’acqua che mai si prosciuga scorrendo nell’arido Sahara”. È questo concetto che dal 1980 guida la sua ricerca lungo il Nilo Bianco, dal delta fino alla fonte, in un ghiacciaio dell’Uganda, poi lungo il Nilo Blu fino alla sorgente negli altopiani dell’Etiopia. Strada facendo, egli cattura nei suoi scatti la forza dell'ambiente e della gente di questa vasta regione dell’Africa.
Dal 1988 rivolge la sua attenzione all'Asia. Mentre esplora le aree occidentali della Cina, viene attratto dalle popolazioni che vivono nelle estreme altitudini del Tibet e dal Buddismo. Questo incontro lo porta, fra il 2004 e il 2008, a visitare quasi l’intera area di cultura tibetana, spingendosi poi alla scoperta delle origini nelle terre del sacro Gange, dove nacque l’Induismo. Dal 1995 al 2000 Nomachi accede alle più sacre città dell'Islam e viaggia per cinque anni in Arabia Saudita, avendo l’opportunità di fotografare il grande pellegrinaggio annuale alla Mecca e a Medina. È stato così il primo a documentare in modo così ampio e approfondito il prodigioso pellegrinaggio di oltre 2 milioni di musulmani verso la loro città santa, la Mecca. Dal 2002 visita anche gli altopiani delle Ande, il Perù e la Bolivia, per indagare l’intreccio fra cattolicesimo e civiltà Inca, ricerca che prosegue a tutt’oggi”.
Fonte foto ufficio stampa Civita
(di Maurizio Piccirillo - del 2015-05-30)
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