CONTRASTARE IL FENOMENO DEL BULLISMO A SCUOLA ATTRAVERSO LA METODOLOGIA DELLE “LIFE SKILLS” EDUCATIO
All' interno delle scuole il bullismo riguarda tutti gli alunni, e non solo quelli coinvolti in maniera più evidente. Esso non è un problema di singoli studenti, ma il risultato di una dinamica nella quale gli adulti educatori e gli spettatori svolgono un ruolo essenziale. Per questa ragione la prevenzione e il contrasto del fenomeno del bullismo nella scuola non si possono esaurire con l'intervento di qualche esperto esterno, ma devono attivare azioni educative espresse da tutte le componenti scolastiche
Il bullismo è un comportamento antisociale che, come si rileva da numerosi studi compiuti in ambito internazionale, può presentarsi precocemente e coinvolgere anche bambini in tenera età, oltre che ragazzi ed adolescenti. “Bullismo” è la traduzione italiana letterale del termine inglese “Bulling” impiegato dai ricercatori per definire e connotare il fenomeno delle prepotenze, delle prevaricazioni psicologiche e fisiche tra pari in un contesto di gruppo. Le ricerche condotte da molti autori in particolare quelle di Olweus, uno dei primi studiosi del bullismo, hanno evidenziato come aggressività, intenzionalità, persistenza, asimmetria nella relazione tra il bullo e la vittima, qualificata da un rapporto di forza non equilibrato tra il prepotente e la sua vittima, spesso incapace di difendersi, costituiscono gli aspetti che definiscono il fenomeno del bullismo.
BULLISMO E SCUOLA - Come recentemente hanno evidenziato i mass media, tale fenomeno si manifesta in particolar modo nei contesti scolastici. La scuola, importante azienda educativa, svolge un ruolo fondamentale nei processi di adattamento/disadattamento dei ragazzi. La qualità dell’esperienza scolastica, intesa globalmente non solo quindi come successo o insuccesso scolastico, ma anche come socializzazione, condivisione di esperienze, partecipazione, promozione, crescita cognitiva e socio-affettiva del singolo e del gruppo, assume notevole rilevanza ponendosi come fattore di protezione o di rischio rispetto ai possibili percorsi educativi. Nonostante vi sia una varietà di fattispecie con cui il fenomeno si manifesta, la questione fondamentale è che si è alterato profondamente il rapporto tra lo studente e la scuola, che ormai non viene più percepita come un ambiente di realizzazione, ma come un luogo ostile. Ovviamente i bulli non agiscono soltanto per questo: spesso sono le situazioni disagiate o le dinamiche relazionali-familiari ad incidere sui comportamenti nei confronti dei coetanei o degli insegnanti. E' pur vero che certi atteggiamenti sono connaturati ad ogni contesto di collettività: in poche parole, i bulli sono sempre esistiti, ma oggi ci troviamo di fronte a strumenti che facilitano certi atteggiamenti, ad esempio: lo scambio di immagini sui cellulari o la possibilità di trasmettere su internet le proprie «imprese».
Si fa un gran parlare dell'autorevolezza della scuola, che non può essere certo conferita “de imperio”, ma va ricostruita attraverso un investimento sulla qualità dell'insegnamento, che vuol dire cambiamento radicale: da un'impostazione quantitativa (il cui malfunzionamento è stato certificato da decine di indagini a livello europeo, che dimostrano da anni come nel nostro paese si studi troppo e male) ad una finalizzata a dare competenze e risposte ad ogni tipo di aspettativa per il futuro professionale, che le famiglie immaginano per i propri figli e che questi ultimi sognano per se stessi. Spesso capita che questi ragazzi già problematici di per se, si sentano poco coinvolti nel sistema scolastico, che le loro aspettative siano deluse e certe situazioni di disagio, che potrebbero essere superate da un ambiente dove le proprie passioni possano trovare un giusto punto di riferimento, si trovano invece ad essere enfatizzate da contesti molto spesso ostili, che rischiano di trovare nell'«attacco al più debole» l'unico modo per soddisfare la propria individualità. Per tali motivi il fenomeno del bullismo richiede strategie di intervento specifiche che coinvolgano operatori, insegnanti, genitori nonché una partecipazione attiva dei ragazzi con l’obiettivo di trasformare un gruppo eterogeneo e casuale, com’è generalmente la classe, in un gruppo di lavoro che collabora attivamente e per la buona riuscita dell'attività scolastica.
BULLISMO E “LIFE SKILLS” - Nell’attuale organizzazione della scuola i docenti non hanno tempi e spazi sgombri dalla burocrazia in cui condividere osservazioni, dubbi e strategie di conduzione della classe, spesso si sentono soli a gestire problemi per i quali sarebbe vitale prevedere momenti periodici di collaborazione con figure professionali che li aiutino a fronteggiare determinate situazioni. Pertanto, i programmi di intervento a vari livelli: individuale, gruppale, scolastico, familiare e sociale, devono valorizzare, potenziare e promuovere conoscenze, competenze ed abilità personali dei ragazzi. In questa prospettiva gli interventi di prevenzione al bullismo implicano la promozione di “LIFE SKILLS” ovvero di capacità adattive e positive che vanno potenziate in ogni individuo per raggiungere il proprio stato ottimale di benessere psicofisico.
Si possono identificare tre caratteristiche distintive del modello che illustrano insieme la visione sistemica e la concretezza applicativa
1) enfasi sui protagonisti della vita scolastica indicati come “agenti di cambiamento”;
2) fisionomia processuale e ricorsiva del cambiamento;
3) flessibilità dei “materiali didattici”;
4) integrazione di L.S. all’interno della didattica.
Nel modello L.S., l’efficacia dell’orientamento verso l’azione è fortemente coniugata con la sua capacità pratica di promuovere cambiamenti visibili e concreti, attraverso l’individuazione e il perseguimento di obiettivi che vengono definiti mediante l’acronimo “SMRT” ovvero obiettivi: Specifici – Misurabili – Attuabili – Realistici – Temporalmente definiti. In questo specifico caso, gli interventi devono essere mirati alla mediazione dei conflitti, allo sviluppare le abilità socio affettive ed empatiche, nonché allo sviluppo di un buon livello di autostima, alla capacità di assumere uno stile comunicativo e comportamentale assertivi, ed infine al potenziamento delle abilità di problem solving. Tenendo sempre ben presente che lo svolgimento di queste attività si fonda sulla progettazione degli interventi condivisa con gli insegnanti quest’ulitimi, infatti, oltre che richiedenti, diventano co-costruttori di quel processo di cambiamento che li vedrà coinvolti.
FONTI:
Marini, F.; Mameli, C. (2004) Bullismo e Adolescenza, Roma Carocci editore
Olweus, D. (1996) Ragazzi oppressi, ragazzi che opprimono Firenze, Giunti
Déry M.,Toupin J., Pauzé R., Mercier H., Fortin L., (1999) Neuropsychological characteristics of adolescents with conduct disorder : Attention-deficit-hyperactivity and aggression, “ Journal of abnormal child psychology”. Vol.27.no 3
Bertini M., Braibanti P. e Gagliardi M.P, (2004) “La promozione dello sviluppo personale e sociale nella scuola: il modello Skills for Life 11-14 anni” Franco Angeli Editore
(di Giorgia Cavallucci - Psicologa - del 2008-12-27)
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