EDWARD HOPPER, IL PITTORE DELLA METROPOLI E DELLA VITA QUOTIDIANA
Per la prima volta Milano e Roma rendono omaggio all'intera carriera del più popolare e noto artista americano del XX secolo
Due mostre ospitano i grandi capolavori di Edward Hopper: la prima si concluderà il 31 gennaio 2010 a Milano, presso Palazzo Reale, mentre la seconda avrà luogo a Roma (Fondazione Roma Museo) dal 16 febbraio al 13 giugno 2010.
CHI E’ - Nato da colta famiglia borghese americana nel 1882, già dall'età di cinque anni dimostra una spiccata abilità nel disegno. Difatti nel 1900 si iscrive alla New York School of Art dove si troverà fianco a fianco con altri futuri artisti americani.
Hopper è uno dei maggiori rappresentanti del movimento precisionista, frutto della combinazione di realismo e cubismo caratterizzato da tematiche che vertono sui temi dell'industrializzazione e della modernizzazione rappresentati con forme geometriche ben definite.
Prima del 1913 molti artisti americani, tra i quali Hopper, fanno tirocinio nelle scuole e negli studi d'arte di Parigi, della Germania e dell'Italia. L'influenza dell'avanguardia europea comincia a diffondersi in America grazie alla reazione entusiastica di questi pittori che assistono ala nascita del cubismo in Francia e seguono lo sviluppo degli altri movimenti nei primi anni del ventesimo secolo.
Hopper ebbe come spirito guida nella ricerca di uno stile espressivo rappresentante l'esperienza americana Robert Henry.
Ma per l'artista l'osservazione della realtà esteriore assume sempre più valore prioritario. Dagli anni venti in poi, gli anni della sua maturità artistica, Hopper ricerca costantemente e soprattutto nella città di New York motivi che evochino i suoi pensieri, che scatenino un'intensa emozione risvegliando in lui l'urgente esigenza di riprodurla sulla tela.
L'artista ha già sviluppato un suo ideale visivo, ha viaggiato in Europa, conosce bene la provincia e i continui stimoli della grande metropoli e ricerca piuttosto quello che egli stesso definisce “un fatto visivo”. Una volta trovato, questo fato può essere sperimentato pittoricamente fino a far emergere tutte le potenzialità che contiene: il pretesto non deve essere, agli occhi di Hopper, spettacolare ma autentico.
Per crearsi una fonte di guadagno sicura che gli permetta di acquisire sempre più libertà creativa, Edward si dedica fin dagli anni venti alle illustrazioni. Dopo il 1925 si dedicherà ai dipinti ad olio, dove molti soggetti saranno perlopiù improvvisati.
LA METROPOLI E LA VITA QUOTIDIANA - Con occhio lucido e quasi impersonale, Hopper, e con lui una intera generazione di artisti americani, indaga sulla forma del nuovo mondo industriale e metropolitano; in genere le forme sono meccaniche e invariabili, l'uomo è perso entro un territorio metallico dove la natura non esiste, non trova posto, Hopper, invece, pur mantenendo la stessa desolazione cerca di reperire una traccia umana nella metropoli americana. La città gli offre molti e diversi pretesti visivi come i grandi edifici isolati, con le loro decorazioni esterne, la luce che vi si riflette, gli scorci di vita intravisti dallo sguardo dell'artista attraverso le finestre. Ne risulta una inusuale e del tutto originale visione del mondo, la cui monotonia e solitudine colpisce profondamente lo spettatore.
Le emozioni scaturiscono dalla rappresentazione dei luoghi, della città e delle strutture che l'uomo ha costruito e dentro le quali la vita prende forma. In questo complicato racconto, grazie alle sue visioni realistiche Hopper diventa il poeta della metropoli e della vita contemporanea.
“La luce è un efficace mezzo per creare la struttura della realtà, una potente arma che permette all'artista di rendere la sua visione del mondo” scrive Hopper. E ancora: “Sono molto interessato alla luce e sopratutto quella del sole che provo a dipingere lasciando intravedere le forme sottostanti. E' molto difficile da realizzare. La forma comincia a offuscare la luce fino a distruggerla...Le scene notturne infatti non sono così difficili, la luce non è molto forte e non oscura le forme, come tende invece a fare la luce del sole”.
Edward Hopper utilizza la luce per concentrare la vista dell'osservatore sulle cose essenziali, relegando i dettagli superflui e inutili nelle zone d'ombra. Durante un'intervista egli ammetterà che proprio la luce e la forma significano, in tutta la sua produzione artistica, più del colore. Soprattutto nei suoi ultimi quadri la luce assume un significato simbolico, quello della spiritualità che nasce e continua a vivere nell'anima di una casa o di una stanza.
Nell'evidente, tangibile realismo di questa sua America, Hopper offre soprattutto una lettura interiore delicatissima, commossa e stupefatta e pochi artisti, nell'intero corso della storia dell'arte, hanno saputo cogliere e restituire in modo così diretto e profondo l'immagine della propria epoca.
(di Sabina Di Rado - del 2010-02-02)
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