LA MILANO SANREMO COMPIE 101 ANNI: LA CLASSICA DELLE CLASSICHE
Quando all’arrivo vi era un uomo solo al comando, da Girardengo a Bartali
In molti sono concordi nell’innalzare la tesi che vorrebbe la Milano-Sanremo, quella vera, estinta da tempo. Difatti appare arduo accostare le imprese epiche dei tempi d’oro, compiute dai vari Girardengo (foto), Binda, Bartali… con quelle attuali realizzate da Zabel, Petacchi o Freire.
La Classicissima di Primavera, vera Università del Ciclismo…di un giorno, sin da tempi remoti, ovvero dall’anno della fondazione (1907) ha ricalcato un ciclismo eroico, fatto da corridori in possesso di doti non comuni, esaltandosi in salita come non mai, concedendo chance anche ai passisti di tempra dura.
Poi con il trascorrere degli anni ha subito le rughe dell’evoluzione del Ciclismo stesso. Non vi saranno più i presupposti per assistere a “scollinamenti” epici ed a distacchi biblici. Erano cambiate le strade, non più grezze, accidentate e polverose ma ben asfaltate, poco consone alle fughe d’antan. Era cambiato l’equipaggiamento e l’assistenza dei corridori stessi, non più mandati allo sbaraglio come avveniva nell’era pionieristica. Era cambiato insomma l’intero approccio alla gara, alla quale prenderanno parte professionisti che non lasciavano nulla al caso, curando ogni minimo dettaglio della preparazione fisico-atletica ed anche psichica.
Di certo non potremo più assistere perciò alle performance che mandavano in visibilio la folla, come quando se ne rendeva artefice il primo campionissimo Girardengo, 6 volte trionfatore della corsa lombardo - ligure, per un record che a lungo rimarrà tale. Non vi sarà più il classico uomo solo al comando, con l’ultimo che magari arrivava in piena notte. L’immaginario popolare non sarà più eccitato come quando a tagliare per primo il traguardo era uno sfinito e sfigurato dalla fatica Gino Bartali (4 volte vincitore). Fra gli eroi autentici dell’ante guerra non possiamo non citare altresì Alfredo Binda e Learco Guerra.
DAGLI ASSOLI DI COPPI ALLE SETTE BELLEZZE DI MERCKX - Subito dopo la conclusione della Guerra 1939-1945, in un Paese martoriato in tutto e per tutto, a catturare la fantasia popolare, vi sarà un certo Fausto Angelo Coppi, uno degli ultimi assi del pedale dell’era eroica, trionfatore in 3 occasioni. Dopo un semi monopolio italiano arriverà una lunga trafila di successi stranieri, a conferma di quella che oggi chiameremmo globalizzazione. Così a contendersi la vittoria non vi saranno i soliti padroni di casa, ma francesi, belgi, olandesi, da Poulidor al cannibale Merckx, quest’ultimo in grado di cancellare il record ritenuto imbattibile di Girardengo, issandosi a 7 vittorie. Fra i protagonisti stranieri possiamo citare inoltre Roger De Vlaeminck, autore di un favoloso tris.
L’ERA DEI VELOCISTI - Negli ultimi anni si è accentuato il livellamento della Sanremo, e se sino a poco tempo addietro a contendersi la palma del vincitore erano Scalatori di media carature come Chiappucci o Jalabert, adesso a lottare per il traguardo ligure saranno addirittura velocisti puri come Cipollini e Petacchi. In cima all’Albo d’Oro dell’ultimo ventennio svettà però lo sprinter tedesco Zabel, poker nel 2001.
L’ultima volata è andata alla volpe Freire Gomez, che ha centrato il tris, mostrandosi uno dei protagonisti assoluti degli ultimi anni della più famosa corsa di un giorno che si corre in Italia. La corsa lanciata dalla Gazzetta dello Sport festeggiò l’anno scorso la 100^ edizione, e lo storico successo andò al britannico Cavendish. Per una corsa che non avrà il fascino dei tempi andati, ma che rimane il pass per ritagliarsi uno spazio nella storia delle due ruote.
TUTTO INIZIO’ PER MERITO DI … - Ma facciamo un passo indietro lungo oltre un secolo e vi proponiamo le parole intrise di leggenda proprio dell’artefice di questa corsa, Armando Cougnet (Nizza, 1889 – Milano, 1959) che è stato un giornalista italiano, direttore della Gazzetta dello Sport e primo organizzatore del Giro d'Italia, che rievoca nell’occasione la nascita della Sanremo: "Nel 1905 all'alba dello sviluppo industriale automobilistico, accanto alle macchine da corsa e a quelle turistiche di grossa cilindrata, venivano costruite da ditte minori modeste vetturette per le piccole borse. Queste vetturette si fregiavano dell'allettante nome di utilitarie.
Allo scopo di propagandare il nuovo popolare mezzo di locomozione ‘La Gazzetta dello Sport’ allora diretta da Costamagna ed amministrata dal sottoscritto, in accordo con l'Unione Sportiva Sanremese nelle persone dei dirigenti signori Ameglio, Capoduro, Rubino, e ing. Francesco Sghirla, organizzò la corsa per vetturette: Milano-Acqui-Sanremo. La corsa fu un solenne fiasco.
Le utilitarie impiegarono due giorni per compiere il tragitto, arrivarono al traguardo in pochissimi esemplari e in non buone condizioni.
Fu allora che sorse la proposta di trasformare la corsa da automobilistica in ciclistica e si tracciò il percorso che in meno di trecento chilometri congiungeva Milano a Sanremo attraverso Ovada e Voltri col Passo del Turchino, e nella primavera del 1907 lanciammo il bando internazionale della prima Sanremo.
A quell'epoca non c'era assolutamente in noi la speranza e tanto meno la convinzione, che la competizione dovesse incontrare quella fortuna che poi la fece proclamare la prima corsa al mondo. Ma la Milano Sanremo conteneva in sé un grande potenziale di sviluppo che la fece progredire di anno in anno".
(di Alberto Sigona - del 2010-04-01)
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