PASOLINI: TROVATO UN CAPITOLO INEDITO DI "PETROLIO"
Indagini in corso per conoscere se si tratta di un autentico o un'infelice trovata pubblicitaria
Il 10 gennaio del 1975 Pier Paolo Pasolini scriveva in una lettera all'amico Alberto Moravia: «Ho iniziato un libro che mi impegnerà per anni, forse per il resto della mia vita. Non voglio parlarne, però: basti sapere che è una specie di “summa” di tutte le mie esperienze, di tutte le mie memorie».
Il libro a cui si riferiva era Petrolio, che nel progetto dell'autore avrebbe dovuto toccare almeno le 2 mila pagine, ma che poi rimase incompiuto e pubblicato postumo soltanto nel 1992 dalla casa editrice torinese Einaudi.
«Ci sono tutti i problemi di questi venti anni della nostra vita italiana politica, amministrativa, della crisi della nostra repubblica – aveva confidato l'intellettuale bolognese ad un altro scrittore, Paolo Volponi – con il petrolio sullo sfondo come grande protagonista della divisione internazionale del lavoro, del mondo del capitale che è quello che determina poi questa crisi, le nostre sofferenze, le nostre immaturità, le nostre debolezze, e insieme le condizioni di sudditanza della nostra borghesia, del nostro presuntuoso neocapitalismo. Ci sarà dentro tutto, e ci saranno vari protagonisti. Ma il protagonista principale sarà un dirigente industriale in crisi».
Pasolini, come è noto, non riuscì a portare a termine il romanzo-inchiesta, perché brutalmente ucciso sul lido di Ostia nella notte tra l'1 e il 2 novembre di quello stesso 1975 in cui aveva svelato l'imponente progetto letterario a Moravia. Una morte tuttora avvolta dal mistero, come misterioso rimane ancora oggi il significato stesso di Petrolio, e non solo per la sua incompiutezza.
Allora è facile comprendere l'incredibile clamore suscitato dall'annuncio-scoop di Marcello Dell'Utri che, oltre ad essere senatore del Pdl, è anche un famoso bibliofilo. Il 2 marzo, nel corso di una conferenza stampa, Dell'Utri ha rivelato di essere in possesso di un dattiloscritto di Pasolini. Si tratterrebbe addirittura di un capitolo di Petrolio e precisamente quello intitolato “Lampi sull'Eni”, di cui nell'edizione in volume è rimasto solo il titolo e una pagina bianca.
L'importante scoperta, che inevitabilmente ha attirato l'attenzione della stampa italiana e non solo, sarebbe venuta alla luce durante l'allestimento della mostra “Immagini corsare: ritratti e libri di Pier Paolo Pasolini”, organizzata da Alessandro Noceti e dalla Libreria Carattere di Milano, che ha fatto parte della XXI Mostra del libro antico tenutasi al Palazzo della Permanente, a Milano, dal 12 al 14 marzo e di cui lo stesso Dell'Utri è curatore.
Il senatore ha ipotizzato che lo scritto sia stato rubato dalla studio della casa del poeta dopo la sua morte. «L'ho letto ma non posso ancora dire nulla – ha commentato – è uno scritto inquietante per l'Eni, parla di temi e problemi ad esso legati, del suo presidente Eugenio Cefis e del suo fondatore Enrico Mattei. Si lega alla storia del nostro Paese e il suo contenuto sarebbe scottante».
Immediate naturalmente le reazioni e soprattutto i dubbi su come ne sia venuto in possesso Marcello Dell'Utri, già qualche anno fa al centro di polemiche sull'autenticità dei diari di Mussolini. Tra i primi a pronunciarsi sulla vicenda, il poeta, saggista e scrittore Gianni D'Elia, autore fra le altre cose de “Il petrolio delle stragi”, volume nel quale si sottolinea proprio l'importanza del capitolo scomparso del libro postumo di Pasolini. «Quel capitolo […] è stato rubato da casa di Pasolini. In termini giuridici è un “corpo di reato”. Se è vero, Dell'Utri deve dire come lo ha avuto, chi glielo ha dato, per quali fini». E ha aggiunto: «Ho scritto che c'era una continuità tra il potere proto-piduista di Eugenio Cefis e il potere attuale, ma mai avrei creduto che un'eredità culturale e politica contemplasse anche il ricevere quelle carte, quel capitolo sottratto da casa Pasolini dopo la sua morte e che potrebbe anche averla giustificata, motivata».
Gli fa eco il deputato del Pd, Roberto Zaccaria: «È materia sulla quale non si scherza, quel capitolo è stato ritenuto da studiosi e magistrati assai significativo per indagare su una parte rilevante e drammatica della storia d'Italia. Se questo tesoro ora è nelle mani del senatore Dell'Utri, è importante che l'opinione pubblica sappia anche come questo sia potuto accadere».
Il documento, come abbiamo accennato, doveva essere presentato in esclusiva durante l'inaugurazione dell'importante evento milanese, tuttavia non è stato mostrato alcun capitolo inedito. Le voci, quindi, che si sia trattato nient'altro che di una bufala colossale inventata ad arte per farsi pubblicità, si fanno sempre più insistenti. E così la notizia, col passare dei giorni, ha perso credibilità. Il senatore bibliofilo si è giustificato dicendo che «probabilmente si è spaventato per il clamore», riferendosi alla persona che gli avrebbe procurato il capitolo in questione e svanita insieme (forse) al testo attribuito a Pier Paolo Pasolini. Capitolo che, insiste, avrebbe avuto tra le mani per qualche minuto, ma che i parenti dello scrittore negano da anni la sua esistenza, come escludono categoricamente anche l'ipotesi del furto in casa.
Tra questi, Graziella Chiarcossi, cugina ed erede di Pasolini, nonché moglie dello scrittore Vincenzo Cerami, che ha curato il libro postumo. La Chiarcossi nega ogni qualsivoglia furto di carte, memoriali e documenti dalla casa in cui lei stessa viveva. Ora, sul capitolo scomparso, vero o falso che sia, indagheranno i carabinieri. Il loro intervento è stato sollecitato da Walter Veltroni, che ha presentato un'interpellanza parlamentare urgente al Ministro della Cultura Sandro Bondi.
L'ex segretario del Pd non ha dubbi: «Ci troviamo in una fattispecie di reato e l'intervento del Governo è indispensabile. Non si tratta solo di una discussione di carattere letterario, ma di qualcosa di più importante che ha a che fare con la parte più oscura della storia italiana».
Bondi ha spiegato di aver già preso «contatti diretti» con Dell'Utri, «il quale mi ha confermato che effettivamente avrebbe letto un manoscritto di circa 70 pagine che avrebbe dovuto costituire un capitolo del romanzo». Veltroni ha ribadito che «il senatore del Pdl, come prima cosa, avrebbe dovuto rivolgersi all'autorità giudiziaria».
I carabinieri del nucleo di tutela dei beni culturali hanno intanto avviato le indagini. Come primo atto si presume, quindi, che interrogheranno proprio Dell'Utri per chiedergli dettagli al fine, almeno, di risalire al misterioso possessore del testo. Quest'ultimo dovrà poi raccontare in che modo il documento sia finito nelle sue mani, di cui in ogni caso occorrerà accertare l'autenticità. Se il testo dovesse saltar fuori e si dovesse appurare che fu effettivamente rubato, non si esclude che possa scattare un procedimento per ricettazione. Naturalmente, sempre che questo capitolo esista e che non si sia trattata soltanto di una a dir poco infelice trovata pubblicitaria.
(di Matilde Geraci - del 2010-05-05)
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