I MOTIVI DELL’ULTIMO MONDIALE
osservazioni a freddo sui Campionati del Mondo Sud Africa 2010
QUEI FALLIMENTI DI PORTATA…MONDIALE - I Mondiali di calcio Sudafrica 2010 appena relegati in archivio per noi italiani saranno ricordati come “quelli della disfatta”, in cui la nostra Nazionale Campione in carica non ha assolutamente perlustrato le orme del successo, ed il nostro CT Lippi se n’è fatto portavoce con le sue scelte che non potremo mai perdonargli, frutto di “personali capricci” più che di intuizioni tecniche.
Nessuno potrà mai ricondurre ad altre spiegazioni le mancate convocazioni di Cassano, Del Piero, Balotelli e i non impieghi dei vari Bonucci, Palombo, Maggio ecc. a cui ha preferito gente smorta da tempo, da Gattuso a Camoranesi, sino a Marchisio.
Le sue scelte stavolta non hanno pagato, rendendo ridicola la nostra compagine, ostaggio di una qualsiasi Slovacchia, tramortitici nelle nostre più ovvie ambizioni.
Una valida emula del nostro fallimento è stata la Francia, guarda caso l’altra finalista di Germania 2006, quasi a voler tracciare uno spartiacque con 4 anni orsono. Altre defaillance da ricordare sono state quelle che hanno coinvolto l’Inghilterra di Capello (4-1 subito dalla Germania, dopo aver staccato a stento il biglietto per gli Ottavi) e soprattutto il Brasile di Dunga, che credeva a torto di poter tranquillamente veleggiare verso il successo privandosi di Adriano e Ronaldinho.
LE LIETE SORPRESE - Fra i team che hanno “insaporito” il calderone del Mondiale vi è stata, malgrado lo stop ai Quarti di Finale, l’Argentina di Diego Maradona, autrice di un buon calcio (grazie ai vari Tevez, Higuain e lo stesso Messi, che pure non è stato ai livelli del Barcellona), prima di doversi arrendere ad una Germania semplicemente perfetta sotto ogni profilo, pagando oltremisura l’infortunio occorso al perno della difesa Samuel.
Germania che come sempre, quando vi sono i grandi appuntamenti, riesce a farsi valere, spingendosi almeno sino alle Semifinali, trascinata dal solito immarcescibile Klose e dall’emergente T.Muller, un cognome che è una garanzia (ricordate Gerd e Dieter Muller?).
I tedeschi di Loew si piegheranno solamente ai futuri campioni della Spagna di Villa, Iniesta e Xavi, team di cui abbiamo già ampiamente cantato le gesta (
leggi l’articolo). Poi come non proferir verbo dell’Uruguay di Forlan, ottenendo uno splendido 4° posto che ha riportato la Celeste bi-iridata sugli scudi dopo anni di oblio?
Un plauso va di diritto anche alla finalista Olanda, che ha avuto come unico neo la mancanza di un attaccante di ruolo, gettando alle ortiche la terza finale su tre (k.o. pure nel ’74 e ’78). E come esimerci dal citare il Ghana, terza squadra africana a pervenire ai Quarti dopo Camerun 1990 e Senegal 2002, ad un passo dal giocarsi l’accesso alla Finale, sbagliando un rigore all’ultimo gong con l’errore tragico di Gyan Asamoah.
LA VITTORIA DELL’AFRICA - Africa che si consola con il merito riconosciutole da tutti di aver organizzato un Mondiale in una maniera encomiabile, senza far rimpiangere assolutamente i Tornei allestiti negli altri Continenti più rinomati, vincendo una sfida cui molti guardavano con sospetto e scetticismo.
Un’Africa che, se vogliamo, è addirittura più congeniale per ospitare tali manifestazioni di grande portata, non fosse altro per lo spirito allegro e spensierato che riesce ad infondere nell’epoca del business sfrenato, riportandoci indietro nel tempo, concedendoci alla dea Nostalgia. Un’Africa che stavolta ha esportato nel Mondo le parti più nobili di se, inabissando per un mese le varie problematiche, anche gravi, che l’affliggono da secoli.
Una sintesi della grande occasione sfruttata al meglio è sicuramente l’Inno Mondiale Waka Waka (
guarda il video), cantato dalla colombiana Shakira, il cui leit motiv “E' arrivato il momento dell'Africa” si confà esattamente allo spirito della kermesse.
IL MONDIALE DI MANDELA E DELLE VUVUZELA - Al di là dei motivi squisitamente sportivi questo Mondiale sarà consegnato ai posteri come il Torneo voluto da Nelson Mandela, uno dei leader del movimento anti-apartheid, nonché Presidente Sudafricano (’94-’99), riconosciuto all’unanimità come il padre del nuovo Sudafrica libero dall’oppressione dell’uomo bianco.
Senza dubbio è stato fra i personaggi più significativi del secolo scorso, un paladino per la libertà e la pace, degno discepolo di Luther King. E poi, come dimenticare l’incessante suono delle Vuvuzela, particolari trombe in voga in Africa, che hanno fatto da colonna sonora alla kermesse dal primo all’ultimo minuto? Vuvuzela che, proprio per il frastuono che creavano, hanno innescato parecchie polemiche nell’ambiente sportivo (specie fra i calciatori), prontamente taciute dal numero uno della FIFA Sepp Blatter, avocando l’indiscutibile significato culturale che tale strumento avrebbe in codesto Paese.
(di Alberto Sigona - del 2010-07-22)
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