EVVIVA LA TIMIDEZZA
secondo la Stony Brook University si tratta di forte sensibilità verso l'esterno e non di inadeguatezza
Per capire quali siano i modelli considerati vincenti nella nostra società, basta premere un pulsante del telecomando per accedere a decine di canali televisivi che propongono, senza alcuna distinzione, presentatori allegri, dal sorriso smagliante, con un tono di voce accattivante per cercare di abbattere la distanza che vi è tra loro e il telespettatore.
Una personalità brillante, estroversa, teatrale, sembra quindi indispensabile, ai giorni d’oggi, per ottenere quello che si vuole. Ma considerando l’antica dicotomia delle personalità, che vede contrapposto lo stile estroverso ad uno stile di personalità introverso, si può affermare davvero che il primo sia migliore del secondo?
I ricercatori della “Stony Brook University” di New York affermano, come forse era intuibile, che le persone introverse non hanno alcun motivo di sentirsi inadeguate. Alla base della timidezza vi sono diverse modalità con cui il cervello percepisce il mondo esterno rispetto a quanto accade per i soggetti estroversi.
Gli introversi, secondo gli studi della “Stony Brook Unversity”, manifesterebbero un’alta sensibilità agli input del mondo esterno, da cui ne consegue una grande quantità di dati da elaborare cognitivamente. Questo lavoro cognitivo richiede secondi preziosi, che la rapidità “nevrotica” della nostra società non è disposta a concedere, e quindi, un’esitazione in una risposta dovuta all’elaborazione degli input, viene erroneamente tradotta in “inibizione”.
La predisposizione di una personalità si vede già dai primi anni di vita: i bambini timidi, inizialmente, esitano ad avere rapporti con i loro coetanei, sono sensibili ai rimproveri e sono più curiosi rispetto ai bambini estroversi. Da adulti rimane questa impronta: le personalità introverse prestano maggiore attenzione ai dettagli e, quando elaborano le informazioni visive, mostrano un'attività cerebrale più intensa rispetto alle personalità estroverse. Sembra quindi che il 40% della popolazione mondiale, che manifesti la timidezza, sia portata a vivere ogni esperienza con maggiore intensità ed una maggiore attivazione del sistema nervoso.
Visti questi dati, e il numero di persone che “soffre” di timidezza, non si cade in errore nell’affermare che gli individui introversi siano intelligenti ed affidabili quanto gli individui estroversi. L’ansia presente in molte persone introverse, quindi, non è data dal proprio carattere, ma solo da come si percepisce la realtà circostante. Dei rimedi per combattere questa ansia consistono in esercizi di auto-trainig, aumento dell’autostima, e nell’affrontare quotidianamente situazioni considerate imbarazzanti per la propria timidezza.
Forse anche personaggi illustri come Einstein, Rosseau, Robespierre o i più comuni personaggi televisivi avranno utilizzato queste tecniche, ma nonostante tutto si sono realizzati rimanendo sempre uguali a se stessi...timidi!
(di Vito Brugnola, dottore in Psicologia - IGEA Centro Promozione Salute - del 2010-09-07)
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