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LA SHOAH E LA POESIA DEL ‘900

Shoah è un termine che deriva dalla lingua ebraica e significa “Catastrofe”

Forse non c’è nulla di più catastrofico di quello attuato A. Hitler e dai suoi aguzzini nella Seconda Guerra Mondiale. Pur non tralasciando i milioni di vittime che ogni guerra e dittatura offre al dio dell’odio e del razzismo, cercheremo di fermare il nostro sguardo sullo sterminio degli Ebrei durante il Nazismo con più di cinque milioni di vittime innocenti. La Shoah è un avvenimento importantissimo che bisogna sempre ricordare e tramandare ai nostri figli perché non si ripeta mai più.
Nelle scuole è bene che molti docenti continuino a battere su questo tema perché, in un’epoca come la nostra in cui ogni dittatura dovrebbe scomparire, gli studenti siano coinvolti con materiale scelti, documenti storici, testimonianze letterarie, filmati d’epoca, immagini, suggerimenti bibliografici, siti internet dedicati alla Shoah. Sul piano storico, oggi, per Shoah si intende “ Sterminio”- la distruzione degli ebrei d’Europa perseguita dal regime nazista.
Quando Hitler giunse al potere con il movimento nazionalsocialista iniziò a mettere in pratica una politica discriminante contro gli Ebrei che vivevano nella società tedesca. Le persecuzioni furono lentamente estese e si diffuse la violenza di massa con la caccia agli Ebrei chiamata anche “Notte dei Cristalli” (1939). I nazisti concentrarono nei ghetti di Lublino, Varsavia, Lodz gli Ebrei dell’Europa orientale dove erano una minoranza storica particolarmente numerosa.
Quando fu invasa la Russia (1941) iniziò la pratica del rastrellamento degli Ebrei e della loro eliminazione. Per raggiungere lo scopo di fare sparire gli Ebrei furono affrontati i campi di sterminio come Auschwitz- Birkenau- Treblinka, Belzec, Chelmno, Sobibor, Majdanek, Mauthausen dove furono uccisi milioni di Ebrei, bruciati nei forni crematori, seviziati, mutilati, derisi, offesi, umiliati e usati come cavie da esperimenti.
Basta leggere libri come: “Medico ad Auschwitz” di Miklos Nyiszli, il famoso diario di Anna Frank morta nel campo di sterminio, Primo Levi con il famoso: “Se questo è un uomo” e : “I sommersi e i salvati”, ancora il libro di Vincenzo e Luigi Pappalettera: “La parola agli aguzzini” nei quali libri si raccontano le atrocità aberranti commesse dalle SS o dai Kapò oppure dai medici maledetti che furono processati nel “Processo di Norimberga” i quali attuarono una medicina disumana con esperimenti inumani.
Nel libro intitolato “Shoah” a cura di A. Chiappano e F.M. Pace sono raccolti documenti, testimonianze, interpretazioni che mostrano come l’uomo supera le bestie più crudeli. Anche poeti hanno trattato il tema della Shoah fermandosi sulla sofferenza degli Ebrei e sulla crudeltà dei carnefici nazisti. Lo scrittore Primo Levi nel libro “ Se questo è un uomo” ha scritto questi versi:

Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un si o per un no.
Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
Scolpite le nel vostro cuore
stando in casa andando per via,
coricandovi, alzandovi.
Ripetetele ai vostri figli.

O vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca,
i vostri nati torcano il viso da voi.

La stessa Anna Frank con la poesia “Aprile” cita questi versi prima di essere deportata.
Prova anche tu,
una volta che ti senti solo
o infelice o triste,
a guardare fuori dalla soffitta
quando il tempo è così bello.
Non le case o i tetti, ma il cielo.
Finché potrai guardare
il cielo senza timori,
sarai sicuro
di essere puro dentro
e tornerai
ad essere Felice.

La partigiana italiana Gioconda Beatrice Salvadori Paleotti detta Joyce Lussu nella poesia “C’è un paio di scarpette rosse” racconta dei bambini arsi vivi nei forni crematori con questi versi:
C'è un paio di scarpette rosse
numero ventiquattro
quasi nuove:
sulla suola interna si vede ancora la marca di fabbrica
Schulze Monaco
c'è un paio di scarpette rosse
in cima a un mucchio di scarpette infantili
a Buchenwald
più in là c'è un mucchio di riccioli biondi
di ciocche nere e castane
a Buchenwald
servivano a far coperte per i soldati
non si sprecava nulla
e i bimbi li spogliavano e li radevano
prima di spingerli nelle camere a gas
c'è un paio di scarpette rosse
di scarpette rosse per la domenica
a Buchenwald
erano di un bimbo di tre anni
forse di tre anni e mezzo
chi sa di che colore erano gli occhi
bruciati nei forni
ma il suo pianto lo possiamo immaginare
si sa come piangono i bambini
anche i suoi piedini
li possiamo immaginare
scarpa numero ventiquattro
per l'eternità
perché i piedini dei bambini morti non crescono
c'è un paio di scarpette rosse
a Buchenwald
quasi nuove
perché i piedini dei bambini morti
non consumano le suole...

Poeti e scrittori hanno testimoniato la crudeltà del nazismo e la bestialità di uomini insensibili alle sofferenze umane. L’unica speranza è quella che non si ripeta mai più uno sterminio sotto la forma di dittature implacabili e inumane.

(di Prof. Francesco Squarcella - del 2011-03-08) articolo visto 24990 volte
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