ANORESSIA: SEMPRE PIÙ 40ENNI A RISCHIO PER SFIDUCIA, PAURA E CARENZA AFFETTIVA
Negli ultimi decenni, il rapporto dell’essere umano con il cibo è divenuto sempre più complesso, e l’atto di mangiare è stato rivestito di significati simbolici.
Le radici culturali e fisiologiche, i valori e i modelli familiari devono confrontarsi con nuovi modelli di riferimento che influenzano la formazione e lo sviluppo dell’identità personale. Soprattutto la donna è sottoposta a modelli estetici e salutisti che la incoraggiano nel controllo del cibo e del peso corporeo per raggiungere ideali di bellezza e magrezza, sempre più decantati dalla moda e dai mezzi visivi.
Inoltre, nei paesi occidentali, si assiste ormai da anni ad un incremento della disponibilità alimentare, che facilita la possibilità che il cibo possa essere oggetto di uso scellerato, abuso e dipendenza. A noi tutti può capitare di fare una dieta o di intraprendere un’attività sportiva per raggiungere il cosiddetto peso forma, ma quando questo diventa il fulcro dei propri pensieri, ed il controllo del peso una vera e propria ossessione, siamo di fronte ad un problema più serio che merita un approfondimento.
L’INCIDENZA DELL’ANORESSIA NELLA NOSTRA SOCIETÀ - Nella società contemporanea sta salendo anche tra le quarantenni e gli uomini, facendo arrivare la cifra a 3 milioni di persone. Il nuovo allarme è stato lanciato nei giorni scorsi da Aba, associazione che da vent’anni cerca di combattere la diffusione dei moderni disordini alimentari. Non solo le giovanissime, dunque, ma anche le donne più mature restano intrappolate nella rete della malattia che negli ultimi due decenni ha assunto la sembianza di emergenza sociale.
Con drammatici risvolti medici: recentemente, uno studio ha dimostrato che in numerosi casi di anoressia le cure arrivano quando è troppo tardi. Ma perché la nuova generazione femminile 40enne è a rischio? Gli esperti hanno risposto a questa domanda puntando il dito contro la carenza affettiva. Ma non solo: altri fattori psicologici si aggiungono all’assenza di affetti o di legami familiari. Quello che disturba le donne mature sono le tensioni e i sintomi prodotti dall’età che avanza: c’è il desiderio di continuare a sentirsi giovani, la paura di non essere più fisicamente adatte al contesto sociale e lavorativo, lo stress nelle sue forme più disparate.
Chi è psicologicamente più debole può facilmente cadere nell’anoressia. Combattere l’isolamento e la solitudine è di vitale importanza:
La solitudine è la catastrofe sulla quale si insediano questi disturbi alimentari ha così spiegato Fabiola De Clercq, presidente dell’associazione Aba durante la presentazione della nuova campagna di sensibilizzazione che interesserà Milano. Le città grandi e dinamiche, come appunto Milano, possono essere terreno fertile per la solitudine e contribuire a ‘esasperare le conflittualità interiori’ come dichiarato anche dall’assessore comunale alla salute, Giampaolo Landi di Chiavenna.
I DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE - I DCA vengono distinti principalmente in Anoressia, Bulimia, Binge Eating Disorder (BED), cioè disturbo da alimentazione incontrollata, Obesità e NAS. I DCA colpiscono maggiormente i giovani, nella fascia d’età compresa tra i 10 e i 30 anni, anche se sono in aumento forme d’insorgenza più tardiva. In prevalenza il disturbo interessa le donne, siano esse giovani o meno giovani.
Per quanto riguarda il primo di questi disturbi, l’anoressia, è spesso difficile riconoscerla nelle prime fasi perché si confonde con una semplice astenia o con la scelta, di perdere qualche chilo. Pur essendo visibile il dimagrimento, le forze all’inizio non si riducono, ma aumenta la resistenza alle fatiche fisiche e intellettuali; pertanto l’andamento scolastico e le prestazioni sportive migliorano, con un effetto positivo anche sull’umore.
I SEGNALI DEL MALESSERE - Il primo segnale di malessere è rappresentato dalla scomparsa del ciclo mestruale, ed è in questo momento che occorre chiedere il parere di un medico. Nella maggioranza dei casi, in questa fase, il disturbo è già presente, ma è importante che non trascorra altro tempo perché i meccanismi di
rinforzo positivo (il successo che deriva dalla magrezza e dal controllo del corpo, il senso di onnipotenza, l’essere molto apprezzati) e di
rinforzo negativo (evitare altri problemi e responsabilità) continuano ad agire mantenendo il disturbo invariato.
Tra i segnali che è possibile cogliere prima che s’insaturi il disturbo, c’è la tendenza al perfezionismo, aspettative elevate nei confronti di se stesse e della propria vita, ipercontrollo, rivolto alle relazioni interpersonali, e a se stesse, al proprio corpo, più facile da controllare e sul quale sono più immediati e visibili i risultati. Questi sono i criteri generali riconosciuti dal DSM (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) per rientrare nella categoria, ma ci sono ulteriori specificazioni da fare. Nell’anoressia, è possibile o meno riscontrare episodi di abbuffate o condotte di eliminazione (vomito autoindotto, uso inappropriato di lassativi, diuretici e enteroclismi).
LO STUDIO E LA CURA - In una puntata del programma scientifico SuperQuark di Piero Angela, il dott. Emanuel Mian, psicologo/ricercatore italiano, illustra un nuovo strumento (
il Body Image Revealer) per valutare, trattare e supportare i pazienti con un disturbo alimentare. Lo strumento mostra come, nella valutazione della presenza o della gravità di un disturbo alimentare, sia necessario tener conto del modo in cui la persona si percepisce guardandosi allo specchio e di come vorrebbe essere.
Infatti, l’insoddisfazione e il disagio del corpo costituiscono un sintomo cardine dei disturbi del comportamento alimentare e possono provocare comportamenti di alienazione (fino alla fobia sociale) o di controllo compulsivo, fino a lunghe ed estenuanti soste di auto-osservazione davanti allo specchio. Lo strumento (
il Body Image Revealer) utilizza un software in grado di simulare in maniera naturale e realistica i cambiamenti del corpo in condizioni di sovrappeso e sottopeso.
Il ricercatore pone delle domande alla persona, che vede intanto la sua foto, a grandezza naturale, proiettata davanti a sé; si tratta di domande relative al “come si vede” e al “come vorrebbe essere”; la persona può modificare l’immagine attraverso dei pulsanti posizionati su un comando a distanza (+ e -) E’ uno strumento utile per rilevare la discrepanza tra il corpo che la persona percepisce e quello che vorrebbe avere, dando un’idea di come la persona si vede e vorrebbe essere.
Può questo dunque essere uno strumento importante e valido nel momento in cui è inserito in un contesto di conoscenza e cura, in cui si stia creando una relazione di affidamento e fiducia, indispensabile per superare l’imbarazzo e la ritrosia che le persone con DCA potrebbero mostrare nel farsi pesare o fotografare da una persona estranea, e così abbassare le loro difese, e far loro accettare di curarsi e guarire. Inoltre, potrebbe essere molto utile come strumento per valutare il cambiamento dell’immagine corporea dei pazienti durante il trattamento.
Per concludere, direi che ciò che serve a tutti noi, donne e uomini, è una maggiore autostima e indipendenza interiore, pensare con la propria testa e non con i giudizi e le mode della tv e delle star.
Ognuno di noi ha la sua bellezza dentro di sè, deve solo imparare ad esprimerla.
(di Francesca Monticelli - del 2011-04-05)
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