SOGNI DA SILICON VALLEY
«Damose da fa’»
CRONOCA DELLA NASCITA DI UN’IDEA – Proprio ieri ho dato inizio ad un esperimento scientifico. Saranno state circa le undici di sera quando ho fatto ritorno alla mia residenza universitaria in quel di Padova.
Tornavo da casa di un amico dove davanti ad una pizza e una birra ho esultato per la vittoria della vecchia Signora del calcio italiano, diretta col digitale terrestre. Inserisco la chiave per azionare il cancello automatico, tre gradini e sono di fronte alla porta d’ingresso. Mostro la sacca con all’interno il portafoglio, con al suo interno il badge della residenza, al marchingegno attaccato al muro che riconosce il badge e fa scattare la serratura. Lascio alle mie spalle la porta che si sta richiudendo. Senza esitare imbocco la prima via percorribile sulla mia sinistra e sono in aula TV.
Saluto tutti i presenti, il solito rito della domenica sera: «Ciao! Come è andato il week – end?». Mi siedo su un divanetto e mi inserisco nelle conversazione della serata.
Da diversi anni ho una teoria: non c’è davvero niente di più stimolante che le futili e spassose conversazioni della domenica sera per spronare il cervello a pensare in grande, a volare alto come direbbe qualcuno. La domenica sera, infatti, è un limbo, anzi il limbo, quello settimanale: la settimana non è finita ma certo non si può dire che sia appena iniziata; la domenica sera è la mezzanotte di ogni giornata; è un aut aut inevitabile perché ha sempre un vincitore: è un limbo stimolante per il cervello in quanto è un cambiamento di stato con il quale ci mischiamo vicendevolmente.
In termini “facebookiani” (passatemi il linguaggio non proprio ortodosso) è un cambiamento di stato da invisibile a in linea. Detto ciò questa domenica sera è stata più particolare delle altre. Erano settimane, infatti, che mi mangiavo il cervello per capire come affrontare questo articolo sulla Silicon Valley. E mi sono chiesto: che cosa si potrà mai dire su questa valle del silicio? Scartate a priori le banalità da articolo del giornalino della scuola (il termine Silicon Valley fu coniato nel 1971 dall’imprenditore Ralph Vaerst …) e le nozioni, già più interessanti, ma rintracciabili alla velocità di “aiuto da casa” del Milionario su Wikipedia (fu William Shockley a fondare il primo laboratorio di semiconduttori già nel 1956) cosa rimane?
LA SVOLTA – La risposta a questa domanda è arrivata proprio ieri sera, quando ormai le speranze stavano per esaurirsi e anche il capitano stava per abbandonare la sua nave. È uscito infatti il discorso sulla festa che la residenza organizzerà per giovedì sera, tema: hippy. Parlando tra noi abbiamo pensato di pubblicizzare l’evento su fb. La parte della conversazione che mi ha fatto accendere la lampadina sopra la testa, quella dei cartoni animati per intenderci, è stata la seguente: « Avete ricevuto l’invito su fb?». «Si». «Perfetto, allora ora condividete il link in bacheca e taggate i vostri contatti in lista». Allorché quando il più sembrava fatto, dal mondo incantato dei suoi studi filosofici, c’è chi tra noi ha esordito dicendo: «Ragazzi, ma vi sentite? Ma che lingua parlate?». Quasi fosse una visione, due cose risultarono ben chiare nella mia mente. La prima? Quel ragazzo non era iscritto a fb, roba rara da trovare in giro ai nostri tempi. La seconda tenterò ora di spiegarvela.
TEMPI CONTEMPORANEI – Il mondo è cambiato; ma è cambiato prima che gente della mia generazione nascesse; siamo nati ma una trasformazione epocale era già avvenuta. Con l’azienda di Shockley e le altre che sono nate e moltiplicate, è nato un nuovo modo di vivere e comunicare del quale siamo figli. La straordinarietà della Silicon Valley sta proprio nel suo aver accompagnato tutte le grandi rivoluzioni dell’ultimo secolo, dimostrando grande capacità di rinnovamento: dai semiconduttori ai personal – computer; poi Internet negli anni novanta, passando per straordinarie invenzioni come Google, Ebay, per citarne alcuni, fino ad arrivare alla magia contemporanea dei social network, Facebook, Myspaces, Twitter.
Entrare in questo meccanismo è difficile proprio perché lo viviamo dal di dentro, lo diamo per scontato e non ce ne preoccupiamo. Ma ci sarà un motivo per il quale la Silicon Valley riesce a non morire mai in un mondo frenetico e che vive del cambiamento. Sono uomini, manager, che potrebbero comprare il mondo con ciò che nella vita hanno guadagnato ma che non smettono di scommettere sul futuro, su giovani con idee; soprattutto sono uomini che non hanno paura di credere nei loro ideali; non abbandonano al primo fallimento.
I 40 anni della Silicon Valley ci mostrano come dovrebbe essere la vita di ognuno di noi. Il mio esperimento scientifico? Solo l’idea per questo articolo; forse sarà poco e forse sarà solo ideologia e demagogia ma sono le idee che muovono il mondo. Sono le idee che ci dicono chi siamo. Sono le idee e la volontà di realizzarle che ci rende uomini.
MESSAGGIO PROMOZIONALE – Se il mondo della Silicon Valley vi affascina ma non siete degli addetti ai lavori vi suggeriamo un approccio originale a tre dei protagonisti di questo mondo:
I pirati della Silicon Valley con Anthony Michael Hall (Bill Gates), Noah Wyle (Steve Jobs). Film datato 1999 che narra le vicende dei giovani Bill Gates e Steve Jobs quando a metà degli anni settanta, sognavano e allo stesso tempo davano vita al sogno del pc.
The social network diretto da David Fincher, film del 2010. Narra delle vicende del fondatore di facebook ripercorrendo le storie di giovani universitari di Harvard.
LA BUONA NOTTE – Scrivo queste ultime parole di lunedì in tarda serata. È passata neppure una giornata dalla domenica sera di cui vi ho parlato. È l’una di notte, sono ancora nell’aula TV di cui vi parlavo e mi sono appena reso conto che il Grande Fratello è ancora in onda. Sorrido. E vi do la buonanotte prendendo in prestito le parole da chi la Silicon Valley ce l’aveva dentro: «Damose da fa’». Di chi sto parlando? Andate a cercarlo su Google!
(di Gianrico D’Errico - del 2011-04-12)
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