PERCHE' FA BENE FIDARSI DEGLI ALTRI?
Una rivelazione smentisce le conseguenze negative del fidarsi della gente
Provare fiducia è una caratteristica dell’essere umano. Infatti si nasce già con la predisposizione ad instaurare stretti rapporti con i propri simili. È una capacità che necessita però di essere allenata e consolidata e un ruolo importantissimo in tal senso, come tutti sappiamo, è quello rivestito dalla mamma in primis e poi dalle altre figure di accudimento.
Una domanda a cui però non è facile rispondere si chiede se sia opportuno incentivare il senso di fiducia nei propri figli. È difficile dare una risposta secca a tale interrogativo perché esso si scontra con la comune opinione popolare che racchiude bene il suo pensiero nel conosciutissimo motto:
“Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio!” - Molti rendono questo aforisma una filosofia di vita, diventando sempre più diffidenti e sospettosi dell’altro. Quindi è più che comprensibile l’atteggiamento di molte mamme nel non sapere bene come comportarsi riguardo a questo enigma.
A distaccarsi dall’opinione comune ci hanno pensato
Nancy Carter e Marx Weber dell’Università di Toronto. Essi hanno fatto una rivelazione che smentisce le conseguenze negative del fidarsi della gente. Infatti i due scienziati hanno mostrato che chi tende a fidarsi maggiormente degli altri non è né uno stolto e né un ingenuo ma denota bensì una maggiore abilità nello smascherare i disonesti e gli imbroglioni.
I risultati dei loro studi sono stati pubblicati sul
“Social Psychological and Personality Science”, in cui gli autori hanno sostenuto che “ le persone fiduciose non sono ingenue e la loro accuratezza interpersonale potrebbe renderle preziose per esempio nel reclutare personale, ma anche nello scegliere gli amici e i partners professionali migliori”.
Per il raggiungimento di tali risultati sono stati reclutati dei volontari che hanno dovuto per prima cosa rispondere ad un questionario che andava ad indagare il loro grado di fiducia nel prossimo. Poi, per seconda cosa, hanno dovuto giudicare il livello di sincerità di altri soggetti che vennero sottoposti ad un colloquio di lavoro in cui dovevano descriversi. Si è notato che il gruppo di individui intervistati era diviso in due sotto categorie: una metà infatti era onesta e leale al 100%, mentre l’altra metà dava adito a racconti contenenti almeno tre bugie. Tali menzogne erano raccontate con l’obiettivo di attirare l’attenzione dell’intervistatore.
I colloqui lavorativi vennero filmati e giudicati attentamente dai volontari. I risultati hanno attestato che
coloro che avevano più fiducia nel prossimo erano anche più abili nello scoprire i bugiardi.
Altri studi confermano la positività della tendenza ad essere più fiduciosi del prossimo. Ad esempio il professor Bernard Rimé, docente di Psicologia presso l’università di Lovanio (Belgio), ha analizzato una grande mole di dati ed è giunto alla conclusione che il comportamento di
confidarsi, ovvero tradurre in parole le proprie emozioni, rivelare un segreto, cercare sostegno negli altri ecc.
serve per difenderci dal rischio di disturbi psicosomatici; mentre, viceversa, il comportamento di “ruminazione”, ovvero pensare in modo costante e ossessivo ai propri problemi tenendoli per sé senza rivelarli a nessuno a lungo termine, porta ad alterazioni dell’equilibrio mente-corpo ed è causa di disturbi quali ansia, depressione e stress.
(di Dott. Massimiliano Stocchi e di Rita Insalata - IGEA Centro Promozione Salute - del 2012-09-18)
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