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LA MEDICINA TIBETANA SECONDO IL DOTTOR NIDA CHENAGTSANG

In Toscana, incontro su un metodo alternativo a quella tradizionale

POMAIA (PI) - Vista l’importanza che riveste da anni il rapporto tra Toscana e la popolazione tibetana, uno dei maggiori centri buddisti d’Italia e nel mondo si trova a Pomaia in provincia di Pisa, il nostro territorio ha ospitato nei giorni scorsi il dottor Nida Chenagtsang, uno dei massimi interpreti di una disciplina che insegna il modo di riappropriarsi del prezioso equilibrio tra salute fisica e mentale.
Il tema è attualissimo, visto i ritmi frenetici della nostra società, piegati al falso mito del consumismo e visto che la medicina tradizionale tibetana è tra le più antiche al mondo, e che continua a essere praticata con successo nella società contemporanea. Questa scienza antica, basata sulla farmacopea naturale e su trattamenti esterni di riequilibrio energetico quali massaggi, agopuntura, moxabustione e altro ancora, oggi sta confermando gli straordinari benefici. Nel suo intervento il Dottor Nida Chenagtsang ha illustrato i principi dell'interdipendenza tra macro e microcosmo, la salute come equilibrio tra corpo, mente e spirito.
Ha poi affrontato il tema di come questo equilibrio possa essere alterato dagli stili di vita, diete e comportamenti non corretti. L’esperto ha nell’occasione presentato anche una panoramica introduttiva all'analisi dei sogni, intesi come energie sottili provenienti dal nostro inconscio da interpretare a livello diagnostico, nonché sulla pratica dei mantra di guarigione tibetani che utilizzano il suono come messaggio interno vibrazionale a beneficio del riequilibrio energetico. Il dottor Nida Chenagtsang, si è laureato con lode all'università di Lhasa acquisendo una grande fama sia in Asia che in Occidente, e ha piacevolmente risposto alle domande dei giornalisti e del numeroso pubblico presente.
Alla domanda sul perché la scelta della medicina tibetana e non quella tradizionale, l’autorevole personaggio ha dichiarato che:
«La differenza più grande è che con la medicina tibetana la guarigione è meno aggressiva poiché non prevede il ricorso alla chimica. Nelle fasi acute è più indicata la medicina tradizionale, in quelle croniche è meglio la tibetana».
Altra domanda interessante gli è stata posta sul perché ci si ammala:
«Per ignoranza e incuria. Esiste un rapporto tra causa ed effetto e la malattia è la conseguenza del nostro comportamento, come il karma. Noi sappiamo cosa ci fa male, ad esempio l’alcol o il fumo. Eppure facciamo finta di niente».
Alla domanda riguardante la nostra società post-tecnologica, dove l’approccio con la malattia è materiale all’eccesso, risulta difficilmente superabile il rapporto di dipendenza dalla medicina tradizionale, l’esperto ha risposto:
«Il paziente va sempre. Sarebbe bene che la cura partisse dall’educazione, poiché la medicina non ha un valore solo per chi è malato, ma anche per quanti sono sani. Bisognerebbe insegnarla ai bambini, rendendoli consapevoli dell’impermanenza di ogni cosa». Curioso, poi, l’aspetto relativo ad una comparazione tra animale e uomo nel curarsi. Lui ha replicato così: «Gli animali sanno curarsi per conto proprio, non fanno come gli umani che vanno alla scoperta di nuovi pianeti e lasciano che il proprio vada alla deriva».
Un dato di fatto è che l’utilizzo della chimica per curare ha portato ad un allungamento della vita. A tale quesito ha risposto così:
«Ma la ragione non sta solo qui. C’è un effetto double-face che non va sottovalutato. Viviamo una vita per fare soldi e poi li spendiamo per liberarci dalle malattie. E alla fine della vita ci si sente come se non avessimo vissuto mai».
In riferimento al significato dell’esistenza dell’uomo…«Ogni vita ha ragione di essere, individualmente e con gli altri con il fine di portare pace e armonia e migliorare così il nostro mondo».
In merito a certi tipi di malesseri tipo l’emicrania, per esempio, il dottor Nida ha detto:
«La causa principale può risiedere nella genetica. E in via generale dobbiamo migliorare la dieta, lo stile di vita, integrandoli magari con i massaggi e l’agopuntura. Se non funziona, è possibile ricorrere alle medicine naturali ricavate dalle erbe e dalle piante».
Il luminare ha concluso sentenziando che «La medicina naturale non va bene per tutto. Ma può combinarsi con quella occidentale, distinguendo la fase acuta da quella cronica». In nome della via di mezzo, s’intende.
Istituto buddista di Pomaia (PI) foto di virgiliolivorno.myblog.it
(di Maurizio Piccirillo - del 2013-03-06) articolo visto 6591 volte
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