«Tante aziende sanitarie italiane, da Nord a Sud, continuano a cadere nell’errore di non permettere i trasferimenti del proprio personale, dal momento che quello che hanno, preferiscono tenerselo stretto, ponendo di fatto un veto alle numerose richieste di mobilità che tanti padri e madri, loro dipendenti, inviano ogni giorno. Con la conseguenza di mettere nelle condizioni, queste persone, di continuare a lavorare lontano dai loro affetti. Ma soprattutto si tratta di professionisti che il più delle volte sono costrette a pagare doppi affitti, doppie bollette, avendo la necessità di doversi mantenere lontano da casa e, contemporaneamente, di dare sostegno alle famiglie lontane. Sono proprio gli uomini e le donne che lavorano nelle corsie, che difendono ogni giorno la salute dei cittadini, a fare la differenza. Sblocco della mobilità significa favorire la permeabilità del personale sanitario. Significa permettere l’attivazione di un sano flusso di dipendenti, sia in entrata che in uscita, che potremmo definire non a torto “virtuoso”. Le aziende sanitarie che non attivano procedure generalizzate di mobilità si privano della possibilità di usufruire di quel “now how” che un infermiere, solo per citare una delle tante professionalità interessate, acquisisce attraverso le diverse realtà con cui entra a confronto nella propria carriera. Per poi mettere a disposizione delle nuove strutture dove approda, ciò che ha appreso da dove proviene, oltre a mettere in campo le conoscenze e le abilità che esprimono il suo solido percorso di studi. Il nostro sindacato, da parte sua, a livello nazionale, sta conducendo una serrata campagna e sta esercitando una forte pressione, portando avanti una propria concreta proposta nell’ambito dell’attuale percorso di rinnovo contrattuale del comparto della sanità. A tal riguardo abbiamo proposto all’ARAN, come integrazione contrattuale, una nuova norma che consenta di sbloccare finalmente le mobilità degli operatori sanitari, oggi nelle mani, esclusivamente, delle aziende sanitarie. Occorre una nuova regolamentazione per il rilascio dei nulla osta in uscita: migliaia di infermieri, in tal modo, potrebbero essere trasferiti dove chiedono da tempo di andare, e questo si potrebbe fare salvaguardando, ovviamente, le esigenze delle aziende sanitarie. Ne gioverebbero Regioni come Campania, Piemonte, Lombardia, alle prese sia con carenze croniche di personale, ma anche con le richieste di trasferimento avanzate da parte di centinaia di operatori sanitari che vorrebbero riavvicinarsi a casa. La nostra proposta prevede quindi una integrazione del vigente contratto nazionale, finalizzata a porre le basi di una nuova regolamentazione per il rilascio dei nulla osta in uscita, perché migliaia di infermieri sarebbero pronti al trasferimento, se solo le aziende lo consentissero, con tutti i vantaggi che ne conseguono. Insomma, dando seguito alla nostra proposta contrattuale si creerebbe una regolamentazione che consenta, finalmente, lo sblocco della mobilità degli infermieri e degli altri operatori sanitari. E tutto questo gioverebbe sensibilmente alla qualità dei servizi ed a quella delle attività sanitarie in favore dei cittadini», conclude De Palma.
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