L’autrice ci ha gentilmente concesso un’intervista.
“O Nfierno. Dante e Virgilio mmiezo e malamente” è il suo nuovo volume, di che cosa si tratta?
E’ il racconto di una esperienza di vita, uno spaccato di quello che accade, a me è accaduto, in una scuola, quando un’insegnante appassionata della nostra letteratura e soprattutto di Dante incontra un gruppo di studenti che invece hanno desiderio di vita, quella vera, e sentono i libri del passato a volte lontani, a volte inutili. Racconto come la magia della lingua napoletana ci ha permesso di entrare nella scrittura di Dante che è tante cose insieme, ma soprattutto miracolo di una lingua quasi inventata e ancora oggi utilizzata.
A chi è rivolto è perché?
Come tutti i libri anche questo va alla ricerca di lettori nuovi, diversi da quelli immaginati. Ho scritto pensando agli studenti, raccontando la bellezza e l’unicità di ogni storia che entra nella scuola. Ho scritto pensando agli insegnanti, che a volte hanno difficoltà a credere nel loro lavoro o, più spesso, sono appesantiti da tanti compiti e non sempre riescono, nella quotidianità a trovare motivazione e piacere in quello che fanno. Ho scritto pensando a chi, quest’anno così particolare, ha voglia di rileggere Dante, come se fosse in classe con noi, accompagnato dalla voce dell’insegnante e di nuovi compagni.
Insieme ai suoi studenti è stata ospite della trasmissione di Corrado Augias “Quante Storie”. Che esperienza è stata?
Gli studenti della scuola dove insegno, l’Istituto Terra di Lavoro di Caserta, sono stati per molti anni ospiti della trasmissione Quante storie. Crediamo sia importante conoscere, dall’interno, la realizzazione di un programma televisivo, in particolare questo che è dedicato ai libri o ai temi di attualità e consente di incontrare autori diversi. Il viaggio per la Rai comincia molto prima, con la lettura dei libri. E prosegue anche dopo, con la voglia di ritornare. In una di queste edizioni, Augias, allora conduttore, diede lo spazio ai nostri versi di Dante, letti da un alunno. Ho sentito il piacere della condivisione, la gioia che nasce dall’aver fatto una cosa bella e apprezzata da tante persone.
Che importanza ha per lei la cultura nella società e nei giovani?
Immensa. Non saprei quantificarla o pozionarla. Non è molto, o tanto. Per me è: tutto. Cultura è il modo in cui si dice buongiorno, l’ora in cui si manda un whatsapp, adesso con la dad le comunicazioni informali sono aumentate esponenzialmente. Cultura è insegnare a prestare attenzione, conoscere, vorrei spingermi fino al verbo amare, il nostro patrimonio artistico, musicale, scientifico, e per quanto riguarda il mio insegnamento, letterario. La letteratura italiana è ricca, varia, di autori e testi. Personalmente sono sorpresa e stupita ad ogni lettura. Questo dialogo sempre nuovo con i testi è per me cultura, respiro. Mi piacerebbe fosse così, per i giovani, per la società.
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