Obrigado Cristiano

373

Omaggio a Ronaldo, il fuoriclasse numero 7 di Portogallo e Real Madrid, giunto al suo ennesimo trofeo in carriera. Il primo in Nazionale

Obrigado Cristiano
Fonte foto: profilo ufficiale Facebook di Cristiano Ronaldo

SAINT-DENIS – Esistono momenti nella vita di un calciatore in cui tutto si ferma. Esistono momenti in cui tutto ciò che si è vinto in precedenza si dimentica. Esistono momenti in cui la tragedia apre uno spiraglio gigantesco per sognare, per tramutare la storia in leggenda.

Il maledetto 7′ minuto

Siamo al settimo minuto della finale degli Europei di calcio 2016 che si gioca a Saint-Denis. A contendersi il trofeo sono i padroni della Francia e la sorpresa Portogallo, giunto sin qui vincendo una sola partita nell’arco dei tempi regolamentari. Siamo al settimo minuto, dicevamo, Ronaldo controlla il pallone per portar su la squadra  da vero leader) ma l’uragano Payet si abbatte su di lui come se non ci fosse un domani, il ginocchio sinistro fa crack. Lo stadio si ammutolisce, i sanitari provano a fare il possibile cercando di fasciare ogni cosa per fermare il dolore.

Il numero 7 torna in campo ma zoppica vistosamente. Al 25′ arriva la tragedia che apre le porte al sogno. Ronaldo si accascia al suolo senza forza sul ginocchio. Piange lacrime amare, l’ultima volta che ha pianto cosi è stato 12 anni fa a Lisbona. Charisteas fece piangere un’intera nazione. Ronaldo piange perchè in cuor suo sa che questa è forse l’ultima chance di vincere un trofeo con la Nazionale da capitano, da trascinatore, da uomo squadra. Un falena si appoggia dolcemente sul viso cosi tirato e sconvolto da non potersene accorgere. Tutti i compagni si avvicinano a lui, chiedono un aiuto anche divino per far si che CR7 si alzi e torni a correre. Ma non accade, arriva la barella e il passaggio di consegne con Nani che diventa il capitano.

Al 25′ del primo tempo finisce l’Europeo di Cristiano Ronaldo, e molti pensano anche quello del Portogallo. La squadra è spaesata è non riesce a seguire i meccanismi imparati in allenamento. Manca il leader, colui che si sarebbe dovuto accollare su di se il peso di una nazione ancora a caccia del primo trofeo internazionale della sua storia. La Francia attacca a spron battuto nel primo tempo, sostenuta anche dai 60mila sostenitori dello “Stade de France”.

E Ronaldo?

Ronaldo sempre unito alla sua squadra

Il tempo di controllarsi, fasciarsi e vestirsi, che Cristiano è li in panchina insieme a Fernando Santos, insieme ai sui compagni. Lotta, incita e incoraggia ad uno ad uno gli undici in campo ormai allo stremo delle forze. E l’allenatore in seconda, o forse anche principale. Dispensa indicazioni tattiche e si lascia andare a gesti di stizza come il pugno involontario rifilato a Silva. La tensione sale e ai supplementari un’espressione di panico e vuoto totale assale Cristiano ed il Portogallo, memori della finale di Lisbona di 12 anni fa. Poi, al 107′, succede l’incredibile: Eder estrae il coniglio dal cilindro, la mette nell’angolino dai 25 metri, Portogallo avanti. I compagni corrono senza meta cercando di esultare nella maniera più pazza possibile, Ronaldo viene sommerso. Esulta come se avesse segnato lui ma da grande leader predica calma perchè mancano ancora dieci minuti. Prende Guerrero di forza e lo ributta in campo. Percorre chilometri in panchina e forse diventa più decisivo lui in panca che Pogba in campo. I minuti scorrono lentissimi, quasi come delle ore. Poi Clattenburg fischia tre volte. É tutto vero, il Portogallo è campione d’Europa.

Esplode la gioia del Portogallo, psicodramma della Francia invece. Le telecamere vanno subito a pescare Cristiano. É in lacrime, ma stavolta non sono di dolore come al 25′, ma di gioia infinita. La gioia di un uomo di 31 anni che di trofei ne ha vinti tanti ma come questo no. É la gioia di un fuoriclasse che corona il sogno perseguito sin da bambino. É la gioia di un leader che si è messo sulle spalle una nazione e l’ha portata al paradiso nonostante la critiche sul gioco e la componente fortuna. É la gioia di ogni Portoghese che potrà dire: “Si, io c’ero”. É la gioia di un fuoriclasse senza tempo capace di superarsi ogni stagione, sfidando se stesso e i limiti che il suo corpo può infrangere. É la gioia di un capitano che di personalità ne ha da vendere. É la gioia di un calciatore che riesce ad essere decisivo anche quando non è in campo.

Obrigado Cristiano.

Fonte foto: profilo ufficiale Facebook di Cristiano Ronaldo