“Nonostante questi risultati, il bilancio globale delle morti fra bambini e giovani rimane immenso. Nel solo 2019, 7,4 milioni di bambini, adolescenti e giovani sono morti per lo più per cause prevenibili o curabili. Nel 2019, a livello globale, il 70% dei decessi di bambini e i giovani sotto i 25 anni si è verificato tra i bambini sotto i 5 anni, pari a 5,2 milioni di morti. Tra i decessi sotto i 5 anni, 2,4 milioni (47%) si sono verificati nel primo mese di vita, 1,5 milioni (28%) tra il 1° e l’11° mese di vita e 1,3 milioni (25%) tra l’età di 1-4 anni. Altri 2,2 milioni di decessi si sono verificati tra i bambini e i giovani tra i 5 e i 24 anni nel 2019, di cui il 43% durante il periodo adolescenziale, tra i 10 e i 19 anni”, ha detto Francesco Samengo, Presidente dell’UNICEF Italia.
Anche prima del COVID-19, i neonati erano a più alto rischio di morte. Nel 2019, ogni 13 secondi un neonato ha perso la vita, circa 6.700 ogni giorno. Il 47% di tutti i decessi sotto i cinque anni è avvenuto nel periodo neonatale, rispetto al 40% del 1990. Tuttavia, le indagini dell’UNICEF e dell’OMS rivelano che la pandemia di COVID-19 ha provocato gravi interruzioni dei servizi sanitari che minacciano di vanificare decenni di progressi duramente conquistati. Con le gravi interruzioni dei servizi sanitari essenziali dovute al COVID-19, i neonati potrebbero essere a rischio di morte molto più elevato. Ad esempio, in Camerun, dove un neonato su 38 è morto nel 2019, l’indagine dell’UNICEF ha riportato un tasso stimato del 75% di interruzioni nei servizi per l’assistenza neonatale essenziale, i controlli prenatali, l’assistenza ostetrica e l’assistenza post-parto. A maggio, l’indagine iniziale della Johns Hopkins University ha mostrato che quasi 6.000 bambini in più potrebbero morire al giorno a causa di interruzioni dovute al COVID-19.
“La comunità globale è arrivata a un punto tale nell’eliminazione delle morti prevenibili di bambini che non bisogna permettere alla pandemia da Covid-19 di bloccare il nostro cammino”, ha dichiarato Henrietta Fore, Direttore Generale dell’UNICEF. “Quando ai bambini viene negato l’accesso ai servizi sanitari perché il sistema è sovraccarico, e quando le donne hanno paura di partorire in ospedale per timore di contagi, anche loro possono diventare vittime del COVID-19. Senza investimenti immediati per far ripartire i sistemi e i servizi sanitari in difficoltà, milioni di bambini sotto i cinque anni, soprattutto neonati, potrebbero morire”.
Negli ultimi 30 anni, i servizi sanitari per prevenire o curare le cause di mortalità dei bambini – come le nascite premature, il basso peso alla nascita, le complicazioni durante il parto, la sepsi neonatale, la polmonite, la diarrea e la malaria – così come le vaccinazioni, hanno giocato un ruolo importante nel salvare milioni di vite. Ora i Paesi di tutto il mondo stanno subendo interruzioni nei servizi sanitari per la salute infantile e materna – come le visite mediche, le vaccinazioni e le cure prenatali e post-parto – a causa della scarsità di risorse e di un generale disagio nell’utilizzo dei servizi sanitari dovuto alla paura di contrarre il COVID-19. Un’indagine dell’UNICEF condotta durante l’estate in 77 Paesi ha rilevato che quasi il 68% di questi ha segnalato almeno qualche interruzione nei controlli sanitari per i bambini e nei servizi di vaccinazione. Inoltre, il 63% dei Paesi ha riportato problemi nei controlli prenatali e il 59% nelle cure post-parto.
Una recente indagine dell’OMS, basata sulle risposte di 105 Paesi, ha rivelato che il 52% dei Paesi ha riportato interruzioni nei servizi sanitari per i bambini malati e il 51% nei servizi per il trattamento della malnutrizione. Interventi sanitari come questi sono fondamentali per fermare le morti prevenibili di neonati e bambini. Per esempio, secondo l’OMS, le donne che ricevono cure da ostetriche professioniste, formate secondo gli standard internazionali, hanno il 16% di probabilità in meno di perdere il loro bambino e il 24% in meno di avere un parto prematuro.
“Il fatto che oggi il numero di bambini che arrivano a festeggiare il loro primo compleanno sia maggiore di qualsiasi altro momento della storia è un chiaro segnale di ciò che si può ottenere quando il mondo pone la salute e il benessere al centro della propria risposta”, ha dichiarato Tedros Adhanom Ghebreyesus, Direttore Generale dell’OMS. “Ora, non dobbiamo permettere che la pandemia di COVID-19 faccia regredire i notevoli progressi raggiunti per i nostri figli e per le generazioni future. Piuttosto, è tempo di usare ciò che sappiamo funzionare per salvare vite umane e continuare a investire in sistemi sanitari più forti e resilienti”.
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