ROMA – Il 2021 del lavoro italiano si apre all’insegna della tenuta artificiale del mercato occupazionale. L’andamento non subisce scossoni soltanto perché i licenziamenti sono frenati dai provvedimenti governativi: cassa integrazione guadagni e divieto di licenziamento. Continuano invece a ridursi le assunzioni, reale indice dello stato di salute economica. E in Italia diventa sempre più diffuso il timore di una bomba lavoro a scoppio ritardato, in coincidenza con il venir meno del divieto di licenziamento.
È quanto emerge dall’Osservatorio lavoro CNA, curato dal Centro studi della Confederazione, che analizza a cadenza mensile le tendenze dell’occupazione nelle imprese artigiane, micro e piccole dal 2014, all’inizio della stagione di riforme che ha profondamente modificato il mercato del lavoro italiano.
A gennaio l’occupazione nel mondo dell’artigianato e delle piccole imprese è aumentata dell’1%. Un dato non sorprendente: la crescita del primo mese dell’anno segue tradizionalmente il forte calo di dicembre, quando scadono numerosi contratti a termini. Quest’anno, però, si è registrato un risultato inusuale per gennaio: su base annua l’occupazione è calata, per la precisione dello 0,1%, contro il +1,7% dell’anno scorso. Un dato influenzato dalla rotta sul fronte delle assunzioni: -23,7% rispetto a gennaio 2020. Un tonfo che ricorda i peggiori mesi del primo confinamento, a primavera 2020.
Continua, inoltre, il mutamento di pelle nella platea contrattuale. Anche a gennaio si è registrato nei nuovi contratti il progressivo spostamento dal tempo indeterminato al tempo determinato, testimonianza della persistente incertezza socio-economica che grava sul nostro Paese.