“Per questa ragione – aggiunge – devo spiegazioni a chi è spaventato e anche ai tanti – professori universitari, esperti, studiosi, ex presidenti di enti pubblici – che paiono difendere l’attuale apparato concorsuale come l’unico infallibile sistema per reclutare giovani talenti nella PA. A chi sembra sostenere che titoli universitari, dottorati e master non devono contare nulla per la PA di cui tanto lamentiamo lentezza e inefficienza, perché anzi sarebbero “discriminatori”, quasi un colpo di fucile alla meritocrazia”, conclude il ministro.
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