“Ultrà non parla di calcio, non parla di gradinate. Ultrà parla di tutto il resto, di quello che non c’è più e di quello che non c’è mai stato”
Venerdì 30 aprile 2021 è uscito per The Prisoner Records (distr. The Orchard) Ultrà, il nuovo singolo di Pagano. Con il suo caratteristico modo di cantare che guarda ad alcuni degli esponenti più significativi del brit pop ma anche al cantautorato italiano dei ’70 e con la sua scrittura visionaria, stralunata ma anche decisamente immediata, nella sua nuova canzone PAGANO ci regala uno spaccato dei giorni assurdi che tutti stiamo vivendo da ormai più di un anno. L’”urban indie pop” di Ultrà racconta di claustrofobia, di sfinimento, di città deserte, di voglia di reagire e di riprendersi la vita di prima con sana arroganza e con gli sbirri sempre alle calcagna. C’è rabbia e ironia, ci sono chitarre di sapore smithsiano, fiati incalzanti e una melodia killer in un nostalgico indie-rock immerso nelle influenze del cantautorato it-pop di ultima generazione.
Pagano ci ha gentilmente concesso un’intervista.
“Ultrà” è il nuovo singolo, di che cosa si tratta?
Ultrà Parla del folle coraggio di stare insieme e condividere le emozioni in un mondo che ci vuole far sentire soli e abbandonati.
Che cosa vuoi trasmettere con questo brano?
Voglio vedere le persone tristi e arrabbiate per i miei stessi motivi.
Che tipo di accoglienza ti aspetti?
Non credo mi cambierà la vita. Ma non si sa mai. Piacerà a chi l’ascolterà ne sono abbastanza sicuro.
Come ti sei avvicinato al mondo della musica?
Cantavo ubriaco ad una festa in cui casualmente erano presenti i membri del mio futuro gruppo.