Protagonista assoluta di oggi è un’artista particolare, capace di unire le tecniche del passato per descrivere e raccontare le donne del presente, attraverso uno stile di grande livello e delicatezza che emerge in maniera inconfondibile da ogni sua opera.
Paola Giordano è evidentemente influenzata dalla pittura più classica, quella che ha segnato la storia figurativa dei grandi maestri dei secoli precedenti al nostro, coloro i quali hanno saputo lasciare una traccia profonda e indelebile e al tempo stesso hanno gettato le basi del futuro, quelle fondamenta solide da cui nessun contemporaneo dovrebbe mai prescindere. Da quei maestri la Giordano apprende e studia le tecniche, la capacità di rappresentare i dettagli più sottili, di dare importanza all’esattezza del particolare per donare poi intensità e atmosfera all’immagine totale.
Il suo talento si nasconde esattamente in questo equilibrio, in questo perfetto bilanciamento tra il particolare e la morbidezza delle forme, tra l’evanescenza degli abiti e le emozioni forti che si manifestano nello sguardo delle protagoniste delle sue tele. Sembrano sospese in uno spazio non spazio che induce l’osservatore a entrare in contatto con il lato onirico della realtà, quello del sogno che non vuole lasciare spazio al risveglio, quello del tocco lieve che ammanta l’immagine con quel delicato mistero che rivela senza però svelare troppo. L’impatto descrittivo lascia spazio, subito dopo il primo sguardo, a domande sulle interiorità, sui pensieri, sul perché del velo negli occhi delle persone di cui racconta, come se lasciasse fuoriuscire dalla tela i medesimi interrogativi che hanno accompagnato il momento in cui ha scelto di renderle eterne quelle figure, immortalandole in un fermo immagine estetico e tuttavia infinitamente interiore, intimo, meditativo.
Opere come Dolls, per esempio, in cui la ragazza è rappresentata in tutta la sua semplicità, in un’innocenza che la lega ancora al mondo più giovanile, quello delle bambole, esprime però, guardandola più attentamente, quasi una muta richiesta di non essere mai trattata come, appunto, una bambola bensì considerata come una persona, una donna acerba che teme l’età adulta perché dovrà affrontarne anche le difficoltà di relazione con un mondo esterno che può anche fare paura.
In Volto di Madonna infatti, che sembra quasi essere una conseguenza logica dell’opera Dolls, la protagonista è adulta, consapevole, forse disillusa dalle pieghe dell’esistenza ma in piedi, orgogliosa di ciò che è e cosciente della forza che ormai l’accompagna; e, di contro, tutto intorno a lei è morbido, carezzevole, soave, il cappello è un sogno che parla di conchiglie e di mare, il velo che le contorna il volto è evanescente, soffice, come se l’artista avesse voluto bilanciare le durezze dell’esistenza con la dolcezza di tessuti leggeri, trasparenti.
In Contaminazioni d’arte invece emerge tutto il senso estetico fortemente classico di Paola Giordano, che riesce a infondere un’aura rinascimentale a una donna evidentemente contemporanea che però non rinuncia al romanticismo scegliendo un abito sognante, vaporoso, contrapposto alla posa da modella, quasi si sentisse parte eppure distaccata dalla magia che lei stessa emana, protagonista inconsapevole di un salto indietro nel tempo che, grazie alla mano e allo sguardo dell’artista, la consegna all’eternità.
Infine Grovigli d’attesa, forse il più onirico e denso di significati, in cui la donna in stato di gravidanza sembra essere assalita da mille dubbi, da una miriade di perplessità, da tanti quesiti e incertezze che la inducono a desiderare le più profonde radici, quelle rappresentate dai tronchi che la avvolgono, ma al tempo stesso ali per volare, raffigurate da un copricapo piumato che incarna un desiderio di fuga dal timore di non essere pronta a diventare madre, di non essere abbastanza matura, abbastanza forte, abbastanza responsabile. Donna eppure ancora giovane, mamma e tuttavia ancora figlia, in bilico tra ciò che era e ciò che sta per diventare, nel disorientamento di una trasformazione del corpo che poi giungerà a cambiare completamente anche l’intera esistenza.
È attraverso le sue atmosfere fiabesche che Paola Giordano riesce magistralmente a fondere la tecnica appresa a seguito di un profondo studio dei grandi maestri, con il figurativo contemporaneo, parlando di oggi senza dimenticare ciò che era ieri, forse suggerendo che è all’interno del passato che si possono trovare le risorse e gli insegnamenti preziosi per il presente.
Romana di nascita e umbra di adozione, Paola Giordano ha al suo attivo la partecipazione alle più importanti mostre collettive italiane e internazionali: da Parigi a Cannes, da Bruxelles a Venezia. A dimostrazione dell’apprezzamento da parte di pubblico e della critica che le sue opere, e il suo talento, continuano a ricevere.
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