La conferenza spettacolo, che prende il nome dall’omonimo libro, sarà nei migliori teatri della penisola fino a maggio
Lo psichiatra, sociologo, educatore, saggista e opinionista italiano Paolo Crepet porta la sua conferenza spettacolo “Prendetevi la Luna” nei migliori teatri italiani. Fra le date da ricordare quelle del prossimo 3 novembre al Teatro Ariston di Sanremo, il 28 gennaio 2024 al Teatro di Varese, il 7 maggio 2024 al Teatro Malibran di Venezia e il 13 maggio 2024 al Politeama Rossetti di Trieste.
Lo abbiamo intervistato per capire il significato di questo che lui stesso non ama definire spettacolo (perché non lo è ovviamente) che ha origine dall’omonimo libro.
“Prendetevi la luna”: partiamo dal libro. Cosa sta a significare questo titolo?
“Il libro un suggerimento, un’esortazione che vale ancor di più in queste ore molto difficili per l’umanità. Bisognerebbe avere un atteggiamento in cui si spera e si guarda a qualcosa che può riempire la nostra testa di fantasia e creatività. “Prendetevi la luna” vuol dire non farsi bastare ciò che passa il convento. È un modo non solo per sopravvivere ma per vivere”.
Come ha portato il libro in teatro?
“Il nome è lo stesso. Chiamare queste serate che faccio in teatro” spettacolo” non è giusto, in realtà è un mio monologo. Molto dipende da ciò che accade e sta accadendo al momento: da quando è uscito il libro ad oggi sono successe tante cose di cui parlare. Il libro è uno spunto, ma si può parlare di scuola, di genitori, di tante cose, del rapporto fra giovani e adulti o attualmente del problema dello scandalo del calcio di questi giorni”.
Lei spesso si rivolge ai giovani: come vede la generazione di oggi e che consiglio darebbe ai ragazzi?
“Credo che i ragazzi e le ragazze siano tante cose diverse: mettere tutti sullo stesso piano è scorretto e sbagliato, anche ingiusto nei confronti di alcuni che hanno un progetto paragonandoli ad altri che non lo vogliono avere. Certi vogliono pensare la loro vita con delle idee e altri invece si fanno mantenere, non pensano cioè di dover essere autonomi e di dover crescere la propria esistenza viaggiando e confrontandosi con altri. C’è quello che non esce dalla città o lo fa solo per fare una scappatina con gli amici a divertirsi a 50 chilometri e c’è quello che una mattina parte per l’America o Parigi per cominciare a realizzare un proprio sogno. Le esperienze vanno pensate e fatte, non pretese dagli altri”.
Lei porta questo monologo in tanti prestigiosi teatri italiani, fra i quali anche l’Ariston di Sanremo. Quali sono le sue sensazioni nel farlo in luoghi che sono famosi per ospitare musica e spettacoli?
“A livello personale è una grande soddisfazione proprio perché questi sono luoghi nati per l’intrattenimento più leggero del termine, per me sarà una grande emozione andare all’Ariston dove c’è da sempre il mondo della musica italiana e non solo da tanti anni. Sapere che è già sold out mi fa molto felice, è un’ulteriore soddisfazione. Sono molto contento di ciò che sta accadendo. Naturalmente non basta questo perché bisognerebbe che qualcuno si chiedesse come mai una persona come me riempie l’Ariston: non siamo in tanti a parlare, io non sono un artista nel senso musicale o drammaturgico del termine”.
Quali sono i suoi progetti attuali e futuri?
“Ho una stagione piena fino alla fine di maggio, poi comincerà quella estiva. Farò tanti teatri fra i quali Salerno, Bari, Catania, vado in molte città del sud, spero di andare a Napoli. Il prossimo anno uscirà un nuovo libro e ce n’è uno in uscita a novembre che non è esattamente uno nuovo, ma una riedizione di tre miei vecchi in una nuova veste che si chiama “Coraggio, Passione e Libertà” ”.