GENOVA – “Voglio concludere con un saluto ai genovesi e un grande grazie per la loro calorosa accoglienza che mi hanno riservato ieri. Che il Signore li benedica abbondantemente”. Così Papa Francesco durante l’Angelus di ieri in piazza San Pietro ha ricordato la visita nel capoluogo ligure.
Genova, da dove il papà era salpato per cercare fortuna, gli é cara. Ma nel cuore dei 100mila fedeli che sabato scorso lo hanno accolto rimarrà per sempre l’emozione suscitata dal Papa “venuto dalla fine del mondo”.
Ecco, in sintesi, il messaggio che il Santo Padre ha portato in città.
All’Ilva Papa Francesco ha evidenziato come il profitto non debba essere macchiato dalla speculazione “Imprenditore e speculatore non vanno confusi. Lo speculatore usa l’azienda per fare profitto. Licenzia, chiude, sposta, usa, strumentalizza, senza farsi problemi. Spesso incoraggiato dal sistema politico”.
“L’impresa che mette in competizione i lavoratori tra loro nel breve periodo magari ottiene qualche vantaggio, ma finisce per minare il tessuto di fiducia che è alla base di ogni organizzazione”.
Ha, infine, sottolineato l’importanza della dignità.
“Non bisogna rassegnarsi a un mondo in cui solo metà dei lavoratori lavoreranno e gli altri saranno mantenuti con un assegno sociale. L’obiettivo da raggiungere non è il reddito per tutti, ma il lavoro per tutti. Senza il lavoro non ci sarà dignità”.
Il Pontefice ha invitato religiosi e giovani a “missionare”. Rivolto al clero questo verbo significa non essere statico, lasciarsi stancare dalla gente piuttosto che ritirarsi per difendere la propria tranquillità. “Gesù passava la maggior parte del tempo sulla strada, questo vuol dire vicinanza ai problemi. Si nascondeva solo alla sera per pregare”.
Ma significa anche ascoltare i giovani, per non favorire le crisi vocazionali. “Se tu non hai tempo, i giovani cercano altri che li ascoltino. Il Signore parla loro con la testimonianza”.
Rivolto ai giovani “missionare” vuol dire, invece, imparare a guardare col cuore, “non essere turisti della vita ma a saperla guardare in faccia” vincendo ogni superficialità. “Essere capaci di stringere la mano sporca, di parlare con chi è in situazioni di degrado. Senza giudicare”.
Al Gaslini papa Francesco ha ammesso di non avere una risposta di fronte alla sofferenza dei bimbi. Ha lasciato una dedica: “A tutti coloro che lavorano in questo ospedale, dove il dolore trova tenerezza, amore e guarigione, ringrazio di cuore il loro lavoro, la loro umanità, le loro carezze a tanti bambini che, da piccoli, portano la croce. Con ammirazione e gratitudine….”.
Nell’Omelia il Papa ha ricordato come durante le giornate, ci si impegni in molte cose rischiando di arrivare a sera stanchi, alla stregua di una nave carica di merce che dopo un viaggio rientra in porto con la voglia solo di attraccare. Da qui il monito ad affidarsi a Dio ogni giorno, attraverso la preghiera, per non rinchiudersi in se stessi.
“Una missione che costa fatica e al tempo stesso dona pace…E che può anche fermare le guerre”.
A cura di Marina Denegri
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