Dall’Asia all’Africa, i parassiti killer trasportati con gli scambi commerciali stanno mettendo a rischio l’ecosistema creando danni all’agricoltura mondiale. Un esempio virtuoso nella lotta a questa invasione per l’export globale è l’Italia, unico Paese dotato di un codice di Rintracciabilità Fitosanitaria, garanzia di sicurezza per utilizzatori, produttori e ambiente.
Nei soli primi sei mesi del 2017 è stato registrato nel Bel Paese un aumento del 9% relativo ai trattamenti fitosanitari degli imballaggi in legno.
Devastano coltivazioni, giardini e danneggiano il verde urbano. Si tratta dei parassiti killer che da anni minacciano piante e colture in Italia. Dalla Popilla Japonica, che sta distruggendo la vegetazione tra Lombardia e Piemonte, alla Xylella fastidiosa, che ha fatto strage di ulivi nel Salento, fino al Rhynchophorus ferrugineus, meglio conosciuto come punteruolo rosso, che ha flagellato le palme in Sicilia, Campania, Calabria, Lazio, Liguria, Abruzzo e Molise.
Sono solo alcuni dei numerosi insetti alieni provenienti da altri continenti che a causa dell’intensificarsi degli scambi commerciali sono arrivati in Italia, dove hanno trovato un habitat favorevole in seguito ai cambiamenti climatici.
Potenziare la ricerca, la prevenzione e i controlli alle frontiere. Atteggiamento condiviso anche da sempre più imprenditori italiani coinvolti nell’import-export che sempre più spesso dimostrano una crescente attenzione all’ambiente adottando misure atte a tutelare il sistema produttivo e l’ambiente e che allo stesso tempo combattono il problema della contraffazione. Un trend evidenziato dai dati sui trattamenti fitosanitari degli imballaggi in legno per l’export, che hanno registrato un +9% nel primo semestre 2017.
Ma non è tutto. Molti Paesi hanno infatti deciso di procedere all’adozione, in seno alla Convenzione Internazionale per la Protezione delle Piante della FAO, dello standard ISPM 15 che impone alle nazioni di utilizzare legno sottoposto a specifici trattamenti approvati e contraddistinti dal marchio IPPC/FAO di cui ConLegno (Consorzio Servizi Legno Sughero), con il suo comitato tecnico FITOK, è stato riconosciuto come soggetto gestore per l’Italia dal 2005. Tutti gli imballaggi destinati a esportazioni extra-UE infatti escono dall’Italia con il marchio IPPC/FAO-FITOK.
“È proprio grazie a questo riconoscimento che si è lavorato in questi anni in stretta collaborazione con il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, i Servizi Fitosanitari ed il settore industriale/artigianale per approfondire e migliorare, giorno dopo giorno, le tematiche tecniche inerenti lo standard ISPM-15. I dati del secondo trimestre 2017 parlano infatti di un incremento dell’8% della produzione a marchio FITOK, rispetto al medesimo periodo dell’anno 2016, e i volumi trattati negli impianti HT sono aumentati del 20%, quasi 254.000 m3 in più rispetto all’anno precedente. Un traguardo importante per il Consorzio ma soprattutto per il nostro Pianeta. Ora occorre intensificare i controlli e formare gli operatori sulle norme”.
I dati del secondo trimestre, sommati ai tre mesi precedenti, parlano di un incremento complessivo del 9% di imballaggi conformi a ISPM-15 nei primi sei mesi del 2017, con più di 1.300.000 m3 di imballaggi a marchio FITOK di cui oltre 480.000 m3 (+19%) trattati negli impianti HT.
Un problema, quello degli insetti alieni, comune a molti Stati membri dell’Unione Europea che ogni anno registrano complessivamente 12,5 miliardi di danni. Numeri che la Comunitàha deciso di arginare colmando le lacune in materia con un apposito strumento legislativo comunitario che si propone, entro il 2020, di individuare e classificare in ordine di priorità le specie esotiche invasive e i loro vettori, contenere o eradicare le specie prioritarie, gestire i vettori per impedire l’introduzione e l’insediamento di nuove specie.
Da qui l’esigenza di arginare la contaminazione e diminuire il pericolo di possibili infestazioni adottando misure fitosanitarie atte a ridurre l’impatto economico ed ecologico sul patrimonio ambientale mondiale.
L’Italia, in particolare, è l’unico paese dotato di un sistema di controllo nella commercializzazione dei pallet con marchio ISPM-15 ponendosi come esempio virtuoso a livello globale. Al marchio IPPC/FAO infatti è obbligatorio abbinare un Riferimento di Rintracciabilità Fitosanitaria (RRF) in grado di creare un collegamento univoco tra trattamenti fitosanitari e imballaggi in legno trattati, o prodotti con materia prima già trattata, essenziale alle aziende per dimostrare, in caso di contestazione, l’esecuzione del trattamento, la sua efficacia e, in caso di contraffazione del marchio, l’estraneità della ditta a quanto accaduto.
Il valore per le aziende italiane di produrre a marchio FITOK si traduce quindi, a livello internazionale, in consistenti margini di vantaggio grazie all’importante capacità di penetrazione nei mercati, riducendo il rischio di utilizzo delle barriere fitosanitarie da parte dei Paesi importatori e, di conseguenza, abbattendo gli ostacoli che quotidianamente i prodotti devono superare. Una garanzia di sicurezza, rintracciabilità e tutela fitosanitaria per l’utilizzatore, il produttore ma soprattutto l’ambiente.
“Viviamo in un mondo globalizzato e incredibilmente interconnesso, pieno di rischi per la diffusione da un paese all’altro d’infestazioni di parassiti e malattie – sostiene Craig Fedchock, coordinatore del Segretariato dell’IPPC – Ridurre il rischio e prevenire, o quanto meno minimizzare, la diffusione è molto più vantaggioso in termini di costi che cercare di sradicare o gestire un’epidemia in un secondo tempo”.
Le specie invasive raggiungono nuovi habitat in vari modi, ma lo spostamento delle merci è il principale vettore. Basti pensare che a livello globale vengono effettuati circa 527 milioni di trasporti via mare su container ogni anno, introducendo specie esotiche capaci di provocare veri e propri disastri ecologici e agricoli.
Dalla Popilla Japonica, che a distanza di tre anni sta devastando il verde tra Lombardia e Piemonte, alla Xylella fastidiosa che ha sterminato gli ulivi nel Salento, passando per cinipide galligenodel castagno, sbarcato dalla Cina, che ha decimato drasticamente la produzione. E poi il Citrus Tristeza Virus ha attaccato gli agrumi in Sicilia, la batteriosi PSA le piante di Kiwi, mentre melo e pero in Emilia sono stati vittime della Erwinia amylovora. Senza dimenticare il punteruolo rosso che ha flagellato le palme italiane.
Ma sono solo alcuni dei 63 patogeni particolarmente pericolosi individuati da Agrinnova, il Centro di Competenza per l’Innovazione nel Campo Agro-ambientale dell’Università di Torino, coordinatore del progetto PLANTFOODSEC sostenuto dalla Commissione Europea. Un danno alle coltivazioni Made in Italy che ammonta, secondo la Coldiretti, a circa un miliardo di euro mettendo a rischio di estinzione il patrimonio di prodotti tipici italiani che devono le proprie specifiche caratteristiche essenzialmente dalla combinazione di fattori naturali e umani.
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