“Continuo a pensare all’Università, all’anno che ho perso senza che nessuno ne abbia capito la ragione. Voglio mandare il mio amore ai miei compagni di classe e agli amici a Bologna. Mi mancano molto la mia casa lì, le strade e l’università. Speravo di trascorrere le feste con la mia famiglia ma questo non accadrà per la seconda volta a causa della mia detenzione”, continua Zaki. “Amnesty International è veramente allarmata per le condizioni fisiche e mentali di Patrick Zaki che sembrano in via di deterioramento”. Così all’Ansa il portavoce della ong in Italia, Riccardo Noury, commenta le lettere dello studente arrivate oggi alla famiglia. “Che queste parole dolorose di Patrick – aggiunge Noury – giungano al Governo italiano che faccia veramente qualcosa di più, di meglio e di veloce di quanto ha fatto finora, per assicurare che Patrick possa tornare presto in libertà”.
“Noi, famiglia e amici di Patrick”, scrivono gli attivisti su Facebook, “ne chiediamo l’immediato rilascio per via dell’assenza di giustificazioni legittime per i rinnovi di detenzione e per l’impatto del carcere su di lui sempre più negativo”. Oggi la famiglia dello studente di 29 anni, che a Bologna frequentava un master europeo sugli studi di genere, ha ricevuto due lettere di Patrick durante una visita. Una è scritta e datata 22 novembre, l’altra il 12 dicembre. Nella lettera di oggi lo studente rinnova la sua richiesta di aiuto anche per la schiena, dorme per terra da mesi come ha fatto sapere la sua legale alcuni giorni fa, e per il suo stato psicologico. “Nonostante il nostro sollievo di avere sue notizie – scrivono gli attivisti – siamo molto preoccupati della sua salute fisica e mentale che si stanno decisamente deteriorando col tempo. Dal contenuto delle lettere è chiaro che lo stato mentale di Patrick non è buono e che è molto deluso e stanco, soffre di insonnia. Inoltre i suoi dolori di schiena sono preoccupanti perché sembrano peggiorare. Chiediamo l’immediato rilascio di Patrick prima che le sue condizioni peggiorino ancora”.
Nella lettera datata 22 novembre Patrick parla dell’udienza a cui aveva assistito il giorno precedente in tribunale al Cairo: “Non c’è niente di nuovo – ha scritto – Le stesse chiacchiere. La mia permanenza qui è stata troppo lunga e diventa più pesante ogni giorno, ma ci sto provando. Ho perso la possibilità di fare gli esami per il secondo semestre di fila e onestamente questa è una delle principali questioni che mi preoccupano costantemente. Mando il mio amore ai miei compagni di classe di Bologna, e voglio ringraziare tutti i miei amici a Granada e Siviglia. Spero di poter tornare alla mia università, agli amici, a casa il prima possibile”.
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