“Attraverso il dolore. Ho imparato ad accettarlo e a rispettarlo e a dargli tutto il tempo di cui ha bisogno”
Subito dopo i saluti iniziali sul palco si sono accomodate la scrittrice Simona Colaiuda, la psicologa Valentina Antoci e l’autrice Ginevra Roberta Cardinaletti che ha parlato di come è nata l’idea del libro e del messaggio che ha voluto inviare con la scrittura dell’opera.
«Il titolo è una frase che mi è venuta per gioco e mi è piaciuta subito perché l’ho trovata irriverente. Questo perché non è come al solito, “Il peggio è passato perché l’ho combattuto, vinto”, ma mi sembra qualcosa di più, di più forte, è dire sì possiamo andare avanti e costruire qualcosa di nuovo».
La Cardinaletti poi ha raccontato come è arrivata a questa riflessione: «Attraverso il dolore. Ho imparato ad accettarlo e a rispettarlo e a dargli tutto il tempo di cui ha bisogno. A tutti capita di avere momenti di difficoltà e di dolore e in quel momento ci sentiamo immobilizzati, ma quando poi ci rendiamo conto di dover andare avanti ci accorgiamo di avere più forza di prima perché tutta quella rabbia la possiamo trasformare in qualcosa di costruttivo e quindi ci troviamo a fare qualcosa di più importante di quello che avremmo fatto prima».
In tutta la sua carriera la Cardinaletti ha scritto per riviste scientifiche e di largo consumo, ha aperto un blog di grande successo sul rapporto delle donne con la sessualità e negli ultimi anni su Twitter ha continuato questo approccio fatto di sensibilità e attenzione, anche basandosi sulle proprie esperienze personali: da ex impiegata in Banca, il posto fisso che ha avuto la forza di lasciare, alla perdita della madre e di altre persone care, alla malattia cronica che l’ha colta in prima persona: «Quando scrivi un libro non lo fai per te, ma lo fai per gli altri perché hai qualcosa da dire e da condividere. Negli ultimi anni mi è successo che molte persone mi dicessero di prendere esempio da me, dal mio coraggio, dalla mia voglia di sorridere e di non fermarmi mai. Sentirmi dire queste cose mi ha colto con meraviglia e felicità e allora ho capito che era arrivato il momento di raccontare la mia storia, che è la storia di tutti. Ma parlando dei miei stati d’animo penso che ognuno possa rileggere i propri e trovare una riflessione, un motivo in più per sorridere o per sentirsi meno solo in quello che ha provato».
Terminato il momento musicale, hanno parlato la psicoterapeuta Valentina Antoci che ha raccontato la sua esperienza personale con i malati di leucemia che quotidianamente combattono contro il dolore cercando di farlo con un sorriso.
La Colaiuda racconta che il libro «è un omaggio all’imperfezione che è una caratteristica di ognuno di noi. É un elogio alla vita, bella, colorata, che a volte non ci fermiamo a guardare. É un elogio alla fiducia e alla speranza. Il libro è per tutte quelle persone che vogliono smetterla di sentirsi inadeguate».
Infine è arrivato il momento della lettura di un brano del libro con l’ingresso sul palco dell’attrice Bianca Olivetti che ha interpretato un passaggio chiave del libro, quello della lettura simbolica del colore nero: un colore prepotente che copre tutto e che cancella ogni cosa ma che se gestito bene può essere la base di opere meravigliose.
Mentre l’attrice stava ultimando la lettura è stato tolto il velo da un’opera pittorica realizzato dalla stessa Cardinaletti: il gesto è stato particolarmente apprezzato dalla sala che è esplosa in un grande applauso con commenti entusiasti. A quel punto l’autrice ha chiuso con un saluto e poi si è intrattenuta per gli autografi.
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