Una pubblicazione che si aggancia idealmente a Perle, uscita precedentemente: raccolta che ha riscosso un ottimo successo sia dal punto di vista delle vendite sia da quello del gradimento live. Perle 2 è una vera chicca per i fan; disponibile in edizione limitata ed autografata, avevamo scritto della sua uscita in un precedente articolo. Innovazione e tradizione: tradizione perché include brani – anche storici – che non hanno trovato posto in Perle; innovazione per via della sfida rappresentata da Sincerity. Un brano nel quale la chitarra di Dodi si accosta in maniera innovativa rispetto ai generi musicali con i quali l’autore si confronta abitualmente.
Sincerity è una traccia che nasce dalla simbiosi tra le anime artistiche di Dodi Battaglia e Marcello Balena: un brano che dimostra, oltre alla validità musicale, anche la propensione di Dodi per l’attivismo umanitaristico. Come lui stesso ha dichiarato in una precedente intervista – infatti – i proventi derivati dalle vendite di Sincerity sono stati devoluti alla Società Italiana Infermieri Emergenza Territoriale (SIIET). Noi de L’Opinionista – per l’occasione – lo abbiamo intervistato e gli abbiamo chiesto di parlarci del suo ultimo album, di Sincerity e dei suoi piani futuri.
Come prima cosa vorrei chiederti di Sincerity: traccia 11 del tuo ultimo album. Unico inedito dell’intero disco: ti va di parlarci della trama e dell’ispirazione che ha fatto sì che venisse scritta?
Sincerity è – appunto – una perla tra le perle, no? È la traccia omaggio che ho voluto inserire nell’album Perle 2: la diretta conseguenza di quello che è stato il grande successo sia del tour, sia del disco di Perle 1. Al momento di fare un nuovo tour, io e i miei musicisti abbiamo accettato l’invito degli organizzatori – siccome il primo disco era andato molto bene – e siamo tornati nei teatri. E siccome mi piace dare sempre un valore aggiunto alle cose che faccio – non amo dormire sugli allori – oltre ad includere le dieci canzoni rimaste fuori da Perle, ho voluto questo brano che si chiama Sincerity. Un brano che ha tutt’altra estrazione: non è come per gli altri brani dei Pooh ai quali volevo dare maggiore enfasi. È un brano che mi è stato proposto in prima scrittura da Marcello Balena e i suoi collaboratori: Sincerity ha un incedere diverso da quello che sono solito cavalcare, il pop, il rock…Per cui è stata un pò una sfida per me. Due anni fa il conservatorio di Matera mi ha attribuito una bellissima onorificenza, una laurea honoris causa in Chitarra jazz al II livello: mi sembrava un’occasione per dimostrare che non mi è stata attribuita invano. [ride] Aldilà degli scherzi: questo brano mi ha coinvolto perché sentivo la possibilità di inserire il mio strumento in maniera fruibile e bella. Poi è arrivato il coronavirus che ha fatto dei danni pazzeschi, e allora ho scelto una delle tante associazioni che si occupano – in Italia – di procurare sostegno a infermieri e medici attraverso respiratori, ambulanze e tutto ciò che serve per combattere questo tipo di pandemia. Ho voluto aggiungere Sincerity per dare valore aggiunto e per fare del bene a queste persone che ci stanno portando fuori da questa situazione.
Le tracce di Perle 2 hanno una peculiarità: sono scritte, per la maggior parte, da te e da Valerio Negrini. Ecco, ti va di parlarci della figura di Negrini? L’impatto che ha avuto nella tua carriera musicale e se ha lasciato un’impronta nella tua persona…
Intanto Valerio, oltre ad essere un grande poeta e una persona straordinaria, è di un’umanità unica. Un grande amico. I primi tempi che sono entrato a far parte dei Pooh – era il 1968 – io e lui eravamo di Bologna e dopo i concerti e le tournée noi tornavamo a casa, nella stessa città, insieme. Il giorno dopo era un continuo vederci, a cena o al cinema: non era solo lavoro. Per me è stato un fratello maggiore che mi ha insegnato tante cose, con la sua cultura e la sua simpatia travolgente. Non c’è giorno che io non pensi a Valerio usufruendo anche del suo approccio, del suo spirito sincero verso le cose. Ha scritto delle poesie che sono ormai in tutti noi: frasi come “Dio delle città e dell’immensità / Se è vero che ci sei e hai viaggiato più di noi” può scriverle solo un grande.
Una domanda insolita: la chitarra. Come nasce questa passione? E quale dei brani di Perle 2 trovi particolarmente emozionante eseguire in sede live?
Allora io come chitarrista nasco dopo aver conosciuto la musica: ho cominciato a suonare la fisarmonica che avevo cinque anni. L’ho suonata per nove anni. Poi ho vissuto un innamoramento folgorante per la chitarra: dai quattordici anni fino a oggi e continua ancora. Un’amore passionale e viscerale che ha sconvolto e coinvolto la mia vita fino a diventarne il leitmotiv stesso. Nella mia vita ho cambiato città e compagne, ma non è mai cambiata la mia passione per la musica. Parliamoci chiaramente: la musica non ha mai fatto del male a nessuno, anzi. Ed è una compagna fedele: nei momenti allegri come in quelli più nostalgici. Per venire alla seconda parte della tua domanda: c’è un brano all’interno di perle 2 che ha un incedere molto rock. Nonostante tutti i brani abbiano delle parti di chitarra molto belle ed importanti, c’è un brano in particolare che si chiama Danza a distanza. È un brano dei Pooh molto rockeggiante – in cui la chitarra è protagonista – ed ogni sera che lo suoniamo è travolgente, sia per noi dal palco che per la gente che lo ascolta.
Quest’anno cadeva il trentennale di Uomini soli: un brano storico che ha portato i Pooh sulla vetta dell’Ariston nel ’90. Cosa ti hanno lasciato i Pooh?
Quello che mi hanno lasciato i Pooh è un qualcosa che ti segna per tutta la vita. Ho imparato a vivere in un gruppo lavorativo sin da quando avevo 17 anni: cose del genere ti segnano molto più del servizio militare. [ride] A livello di esperienze, di amicizia e umanità sono cose che rimangono. Basta affacciarsi in edicola per vedere che è appena uscita una bellissima raccolta con Mondadori e Sony. Ognuno di noi ha messo a disposizione del gruppo quello che era il suo know-how, per così dire. Anche se i Pooh si sono sciolti, credo che in fondo ci siamo e ci saremo sempre.
Hai allietato i tuoi fan, a mezzo social, suonando per loro e raccontando della tua esperienza di quarantena. La musica che funzione ha avuto in tutto ciò? Ti aiuta a lottare ogni giorno?
Ho continuato a dedicarmi alla musica, a viverla e respirarla, a suonarla. Esattamente come faccio ogni giorno: ho dedicato ai miei fan dei filmati ed inciso il brano jazz Sincerity. Poi ho fatto un brano, un’iniziativa molto bella, con Mario Biondi e Gaetano Curreri: Il nostro tempo. Anche quella è stata un’iniziativa di solidarietà. Ma soprattutto sono andato a frugare nel mio computer, fra tutti gli spunti che avevo lasciato da parte in questi periodo: devo dire che ci sono delle cose molto molto pensabili alle quali sto lavorando adesso.
È un’anticipazione su un lavoro futuro, questa?
Mah, un disco non lo so. Sicuramente delle collaborazioni, o dei singoli: qualche cosa – sicuramente – da questo tempo a disposizione scaturirà. È giusto che sia così; la mia indole non è quella di stare in casa. Stare in casa a far cosa? Posso leggere un libro, si. Ok, posso guardare una bella serie televisiva. Ma poi? Poi devo occuparmi di musica, perché è nel mio Dna.
Photo credit by Domenico Fuggiano
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