Quattro detenuti di età diverse ottengono un permesso di 48 ore per uscire dal carcere e tornare alle loro vite, per rendersi conto di quello che hanno lasciato e sistemare dei conti in sospeso. Rossana, interpretata da Valentina Bellè, è una ragazza benestante con un rapporto conflittuale con la madre e, dopo una serie di bravate per attirare l’attenzione, finisce dietro le sbarre. Amendola è un ex boss della malavita romana che, uscendo, si rende conto che il figlio sta seguendo le sue orme, e decide di intervenire prima che sia troppo tardi.
Donato, un Luca Argentero duro e segnato, diverso da come siamo abituati a vederlo sullo schermo, è un criminale ex pugile clandestino che vuole ritrovare sua moglie, vittima del mondo in cui l’ha incontrata. Infine Angelo, interpretato da un giovane e genuino Giacomo Ferrara, finisce dentro per una rapina fatta con un gruppo di amici, e deve capire se continuare sulla strada del crimine o mettere la testa a posto per un futuro migliore.
Il Permesso – 48 ore Fuori è un film drammatico costruito su quattro linee narrative che definiscono i diversi personaggi, con un passato comune ma un destino diverso che loro stessi devono scrivere. Dal momento in cui si apre quel cancello è chiaro che la libertà è un bene prezioso, pericolosamente in bilico tra scelte giuste e scelte sbagliate. La sceneggiatura lineare descrive in fondo quattro storie d’amore, dalla semplice attrazione di coppia al legame genitoriale con i suoi alti e bassi, messe alla prova dall’esistenza difficile presentata già da film come Romanzo Criminale e Suburra, nati dalla penna dello stesso autore di questo film.
Il ritmo è dinamico anche se riflette più sull’emotività dei personaggi rispetto alle scene di azione come sparatorie o inseguimenti. La resa dei conti è più intima, giocata sugli sguardi e il malessere non detto, che scava fino ad ottenere dei cambiamenti, nel bene o nel male.
In particolare Donato, il personaggio di Argentero, è molto fisico e di poche parole. La sua rabbia è implosa e si percepisce il suo rancore verso le persone che lo circondano, ma soprattutto verso la vita che è stata spesso spietata con lui. Amendola è riuscito a staccarsi dal cinema di genere italiano che sta prendendo piede negli ultimi anni, mantenendo una formula di base collaudata, ma interpretata con una chiave personale che funziona.
L’idea di giustizia è messa in discussione mentre i fantasmi del passato sfidano i quattro detenuti, sulle note di una colonna sonora moderna e graffiante. Alcuni momenti sembrano omaggiare il western di una volta, che lo stesso Amendola in conferenza stampa ha elogiato sperando in un ritorno. Il Permesso – 48 ore Fuori è un film di genere, realistico e forse già visto, ma con una sua dignità che merita attenzione.
Letizia Rogolino – Fonte News Cinema
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