Personaggi dei fumetti e riferimenti hippie nel NeoEspressionismo tropicale di Katherine Bernhardt

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A volte l’artista ha bisogno di continuare a restare legato al suo mondo fanciullesco, a un approccio verso la realtà in cui possa associare il suo immaginario a un linguaggio pittorico immediato dentro il quale ritrovare la semplicità e la fantasia che avevano contraddistinto i periodi dell’infanzia, di solito i più spensierati e divertenti; così l’osservatore è chiamato a scoprire e condividere il mondo dell’autore, ricordando soggetti conosciuti o semplicemente ripercorrendo quelle atmosfere fumettistiche che avevano contraddistinto anche la propria di infanzia. La protagonista di oggi rivisita in maniera del tutto personale quella dimensione giovanile a cui aggiunge la vivacità cromatica ed espressiva dei tropici, mescolandola a un tocco nostalgico dell’anticonformismo hippie a cui lei, per autodefinizione, si sente fortemente legata.

Il movimento dell’Espressionismo ebbe origine dalle teorie dei Fauves francesi che per primi vollero rompere completamente gli equilibri precedenti per dar vita a un tipo di arte non più legata all’estetica e alla bellezza plastica bensì che si accordasse solo e unicamente al mondo interiore dell’esecutore dell’opera, lasciando fluire sulla tela le sensazioni più intense che proprio per questa loro caratteristica dovevano essere associate a una gamma cromatica sovversiva, non attinente alla realtà osservata e spesso addirittura aggressiva per la sua caratteristica di decontestualizzazione e di pienezza cromatica priva di sfumature e di ammorbidimenti. Le opere erano a tinte forti, decise, i colori erano letteralmente fuori posto, appartenevano a un mondo parallelo che corrispondeva alle emozioni provate e che si traducevano nelle variopinte opere di Henri Matisse, André Derain e Maurice de Vlaminck. Molti decenni dopo, superata l’evoluzione esistenzialista che l’Espressionismo, erede delle linee guida dei Fauves, assunse nel periodo delle guerre mondiali, e dopo che fu sviluppato un assestamento della società verso una maggiore stabilità e anche verso un progresso e un maggior benessere economico incrementato con l’emergere della nuova classe borghese, i movimenti artistici che si andarono delineando, soprattutto verso gli anni Settanta del Novecento, riconsiderarono gli eccessi cromatici dei Fauves e li unirono a un linguaggio tribale, di strada, come nel caso dei murales Street Art di Jean-Michel Basquiat, oppure ne fecero la base di partenza, e l’ispirazione, per la Pop Art che veniva arricchita di personaggi iconici dei nuovi mezzi di comunicazione, come nelle opere di Andy Warhol, e dei protagonisti dei fumetti, come riscontrabile nelle tele di Roy Liechtenstein e di Steve Kaufmann. Fu però il NeoEspressionismo a raccogliere l’eredità dei Fauves mantenendosi più conforme alle sue tonalità intense e piene, uscendo dalla riproduzione di ambientazioni personali e intime, caratteristiche di Henri Matisse, e portandosi verso temi più moderni, spesso associando le tonalità a elementi popolari non solamente iconici, tratto questo più legato alla Pop Art, bensì semplicemente appartenenti a una quotidianità immaginaria in cui le realtà venivano sovrapposte, associate a tradizioni tribali oppure dove il mondo del sogno e della magia generavano atmosfere oniriche e affascinanti in cui ogni cromatismo era sapientemente scelto per dare vita a scene simili a quelle dei fumetti. Due tra i maggiori esponenti di questa accezione del NeoEspressionismo furono l’inglese Chris Ofili e lo statunitense Peter Doig, entrambi con una forte personalità narrativa, il primo caratterizzando le sue opere di elementi del suo paese di origine, l’Africa, e il secondo dando una visione semplificata eppure stranamente misteriosa e onirica della realtà, entrambi cresciuti nelle isole dei Caraibi britannici di cui assorbono la semplicità dell’esistenza e la magia sottile che avvolge il vivere quotidiano. Sono esattamente questi due artisti ad aver ispirato l’arte singolare ed eccentrica di Katherine Bernhardt, inquadrabile nel NeoEspressionismo a cui ha aggiunto elementi Pop dei cartoons più recenti e forse meno iconizzati dalla Pop Art, e anche la vivacità tropicale tipica del movimento hippie degli anni Settanta, a cui l’artista si sente legata per intento espressivo e per freschezza nell’affrontare la realtà osservata.

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1 Hawaiian punch – acrilico e vernice spray su tela, 243.8×304.8cm

Nel suo mondo a tinte forti entrano elementi dei fumetti meno eroici, meno esteticamente accattivanti ma forse più simpatici, ironici e derisori di tutti quei piccoli vizi e abitudini che appartengono alla realtà ma che sono rappresentati da animali o da strani piccoli esseri; dunque la Pantera Rosa, Garfield, i Puffi, i Simpson, sono tutti protagonisti delle tele di Katherine Bernhardt, come se l’artista stessa volesse per prima perdersi dentro un’irrealtà che, pur essendo parallela per gesti e per atteggiamenti, a quella quotidiana, di fatto la supera trasferendosi in quella dimensione umoristica e irriverente del mondo dei cartoni animati.

direct flight
2 Direct flight – acrilico e vernice spray su tela, 289.56×807.72cm

Negli sfondi sono costantemente presenti dettagli che appartengono alla quotidianità dell’artista come le sigarette, la frutta tropicale, le scarpe da ginnastica, le feci con la carta igienica, il computer, la pizza, insomma un mondo ordinario reso straordinario da un inconfondibile tratto pittorico semplificato sia dal punto di vista descrittivo, sia da quello dell’utilizzo di una tecnica personalizzata in cui mescola l’acrilico alla vernice spray, in virtù della quale riesce a infondere alle tele quell’aspetto ingenuo che non può non ricondurre la memoria ai disegni eseguiti da bambini.

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3 Untitled – acrilico e vernice spray su tela, 243.8×304.8cm

È proprio qui che risiede la genialità e l’originalità di Katherine Bernhardt, in quel trasformare un tratto esecutivo estremamente elementare in un tipo di arte che affascina proprio perché, nel suo essere Pop, racconta di frammenti di vita che tutto sommato appartengono a chiunque, evocando al contempo atmosfere dentro cui l’osservatore viene spinto a voler partecipare, sognando di dare un morso alla succulenta anguria, rilassandosi senza pensieri come fanno la Pantera Rosa o Garfield e circondandosi di quegli elementi familiari pur astraendosi un’oggettività che potrebbe risultare monotona.

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4 Hello, hello – acrilico e vernice spray su tela, 243.x 304.7cm

La composizione sulla tela è confusa, disordinata perché in fondo ciò che ama Katherine Bernhardt è vivere a colori forti, come se il mondo fosse un luogo meraviglioso e fantasioso dentro cui coniugare la contingenza alla capacità di sorridere, di ironizzare e di restare legati al lato fanciullo di sé, quello che permane nonostante l’età adulta e che permette di sdrammatizzare tutto ciò che accade.

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5 Untitled (Garfield) – acrilico e vernice spray su tela, 152,4×182,8cm

Il rosa fucsia è uno dei colori predominanti nelle sue grandi tele, a sottolineare l’importanza di un approccio positivo e orientato a sorridere anche di se stessi e dei propri vizi, piuttosto che prendersi sul serio appesantendo la quotidianità; la tela Untitled (Garfield) è simbolica di questo concetto perché uno dei gatti più famosi del mondo del fumetto sembra rivolgersi all’osservatore invitandolo a non preoccuparsi di nulla, a seguire il suo esempio e fermarsi per prendere fiato e rilassarsi piuttosto che correre dietro agli impegni quotidiani che tendono spesso a travolgere per i loro ritmi accelerati. Il sorriso sornione di Garfield è in perfetta armonia con il gesto del fumare reso possibile dalla fantasia di Katherine Bernhardt che non si fa problemi a rappresentare situazioni paradossali, anzi forse sono proprio queste ultime a stimolare il suo impulso creativo e la decontestualizzazione che appartengono indissolubilmente al suo modo di intendere l’arte.

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6 Work – acrilico e vernice spray su tela, 162,4×121,92cm

Nella tela Work infatti, che illustra gli elementi essenziali del lavoro contemporaneo, tende a evidenziare il lato più spiritoso lasciando che l’osservatore immagini la confusione tra lo squillo del telefono e le incombenze da risolvere al computer, alleggerito dall’idea di un’ottima pizza da mangiucchiare nel contempo; i dettagli non sono fondamentali e i contorni non devono essere definiti, ciò che conta è l’idea generale che desidera emerga, infatti in questa tela la vernice spray sembra essere predominante rispetto ad altre opere dove invece è più evidente l’apporto acrilico.

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7 Nappy Boo Boo Smurf – acrilico e vernice spray su tela, 243.8×304.8cm

Il senso ludico fuoriesce in maniera preponderante in Nappy Boo Boo Smurf dove il puffo protagonista approfitta dell’ombra dei funghi per concedersi un meritato riposino, circondato da quel mondo idilliaco in cui sono ambientate le avventure di quei personaggi strambi ma ben vivi nella memoria di tutti. La tendenza a non prendersi sul serio e a mantenersi su una dimensione ideale è il tratto distintivo delle opere di Katherine Bernhardt, che definisce il suo stile Hippie tropicale e futuristico, attraverso cui ha attratto l’attenzione di galleristi e collezionisti; attualmente è rappresentata da alcune tra le gallerie più importanti al mondo, e le sue opere sono regolarmente esposte nelle più importanti fiere d’Arte Contemporanea del mondo, come Art Basel di Basilea, Frieze Art Fair a New York e a Londra, Fiac di Parigi, e Dallas Art Fair.

KATHERINE BERNHARDT-CONTATTI

Sito web: www.davidzwirner.com/artists/katherine-bernhardt

Facebook: www.facebook.com/katherine.bernhardt

Instagram: www.instagram.com/kbernhardt2014/

Cartoon characters and hippie references in Katherine Bernhardt’s tropical Neo-Expressionism

Sometimes the artist needs to remain tied to his childish world, to an approach to reality in which he can associate his imagery with an immediate pictorial language in which he can rediscover the simplicity and fantasy that characterised his childhood, usually the most carefree and amusing periods; thus the observer is called upon to discover and share the author’s world, recalling familiar subjects or simply retracing the comic strip atmospheres that also characterised his own childhood. Today’s protagonist revisits that youthful dimension in an entirely personal way, to which she adds the chromatic and expressive vivacity of the tropics, mixing it with a nostalgic touch of the hippie nonconformism to which she, by self-definition, feels strongly attached.

The Expressionism movement originated from the theories of the French Fauves, who were the first to completely break the previous balances in order to create a type of art that was no longer tied to aesthetics and plastic beauty, but rather one that was in tune solely with the inner world of the artwork’s author, allowing the most intense sensations to flow onto the canvas, which precisely because of this characteristic had to be associated with a subversive chromatic range, unrelated to the reality observed and often even aggressive due to its characteristic of decontextualisation and chromatic fullness devoid of nuances and softening. The works were in strong, bold colours, the colours were literally out of place, they belonged to a parallel world that corresponded to the emotions felt and translated into the colourful paintings of Henri Matisse, André Derain and Maurice de Vlaminck. Many decades later, after the existentialist development that Expressionism, heir to the Fauves‘ guidelines, took on in the period of the world wars, and after a settling of society towards greater stability and also towards progress and higher economic prosperity increased with the emerging of the new bourgeois class, the artistic movements that were growing up, especially towards the 1970s, reconsidered the chromatic excesses of the Fauves and united them with a tribal, street language, as in the case of Jean-Michel Basquiat‘s Street Art murals, or made them the starting point, and inspiration, for Pop Art that was enriched with iconic characters from the new media, as in the paintings of Andy Warhol, and comic book protagonists, as found in the canvases of Roy Liechtenstein and Steve Kaufmann.

It was, however, Neo-Expressionism that took up the legacy of the Fauves, remaining more compliant with its intense and full tones, moving away from the reproduction of personal and intimate settings, characteristic of Henri Matisse, and towards more modern themes, often associating tones with popular elements that were not merely iconic, a trait more related to Pop Art, but simply belonging to an imaginary everyday life in which realities were superimposed, associated with tribal traditions or where the world of dreams and magic generated dreamlike and fascinating atmospheres in which every colour was skilfully chosen to give life to comic book-like scenes. Two of the greatest exponents of this meaning of Neo-Expressionism were the Englishman Chris Ofili and the American Peter Doig, both with a strong narrative personality, the former characterising his artworks with elements of his country of origin, Africa, and the latter giving a simplified yet strangely mysterious and dreamlike vision of reality, both having grown up in the British Caribbean islands of which they absorbed the simplicity of existence and the subtle magic that envelops everyday life. It is exactly these two artists who have inspired Katherine Bernhardt‘s singular and eccentric art, which can be framed in Neo-Expressionism, to which she has added Pop elements of the more recent and perhaps less iconic cartoons of Pop Art, and also the tropical vivacity typical of the hippie movement of the 1970s, to which the artist feels bound by her expressive intent and freshness in dealing with the reality observed.

Into her world of strong colours enter elements of the less heroic comics, less aesthetically appealing but perhaps more sympathetic, ironic and mocking of all those little vices and habits that belong to reality but are represented by animals or strange little beings; thus, the Pink Panther, Garfield, the Smurfs, the Simpsons, are all protagonists of Katherine Bernhardt‘s canvases, as if the artist herself wanted to lose in an unreality that, although parallel in gestures and attitudes to that of everyday life, in fact surpasses it by moving into that humorous and irreverent dimension of the cartoon world. The backgrounds constantly feature details that belong to the artist’s daily life, such as cigarettes, tropical fruit, sneakers, feces with toilet paper, computers, pizza, in short an ordinary world made extraordinary by an unmistakable pictorial stroke simplified both from a descriptive point of view as well as by the use of a customised technique in which she mixes acrylic with spray paint, by virtue of which she succeeds in infusing the canvases with that naive aspect that cannot fail to bring back memories to drawings made by children.

It is precisely here that Katherine Bernhardt‘s genius and originality lies, in that she transforms an extremely elementary executive stroke into a type of art that fascinates precisely because, in its being Pop, she tells of fragments of life that belong to everyone, while at the same time evoking atmospheres within which the viewer is prompted to want to participate, dreaming of taking a bite of the juicy watermelon, mindlessly relaxing as the Pink Panther or Garfield do, and surrounding himself with those familiar elements while abstracting an objectivity that could be monotonous. The composition on the canvas is confused, messy, because after all what Katherine Bernhardt loves is to live in strong tones, as if the world were a wonderful, imaginative place in which to combine contingency with the ability to smile, to be ironic and to remain attached to the childlike side of oneself, the one that persists despite adulthood and that allows one to play down everything that happens. Fuchsia pink is one of the predominant colors in her large canvases, to underline the importance of a positive approach aimed at smiling even at oneself and one’s vices, rather than taking oneself seriously by burdening everyday life; the canvas Untitled (Garfield) is symbolic of this concept because one of the most famous cats in the world of cartoons seems to address the observer, inviting him not to worry about anything, to follow his example and stop to take a breath and relax rather than run after the daily commitments that often tend to overwhelm with their accelerated rhythms.

Garfield’s sly smile is in perfect harmony with the gesture of smoking made possible by the imagination of Katherine Bernhardt who has no problem representing paradoxical situations, indeed perhaps it is precisely these that stimulate her creative impulse and decontextualisation that inextricably belong to her way of conceving art. In the canvas Work, in fact, which illustrates the essential elements of contemporary work, she tends to emphasise the more humorous side, letting the observer imagine the confusion between the ringing of the telephone and the tasks to be solved on the computer, lightened by the idea of an excellent pizza to be eaten at the same time; the details are not fundamental and the contours do not have to be defined, what counts is the general idea that she wishes to emerge, in fact in this canvas the spray paint seems to be predominant compared to other paitnings where the acrylic contribution is more evident. The playful sense emerges in a preponderant manner in Nappy Boo Boo Smurf where the protagonist smurf takes advantage of the shade of the mushrooms to take a well-deserved nap, surrounded by that idyllic world in which the adventures of those quirky but vivid characters are set. The tendency not to take herself seriously and to keep to an ideal dimension is the hallmark of Katherine Bernhardt‘s work, defining herself her style Hippi tropical and futuristic, through which she has attracted the attention of gallery owners and collectors; she is currently represented by some of the world’s most important galleries, and her paintings are regularly exhibited at the world’s most important Contemporary Art Fairs, such as Art Basel in Basel, Frieze Art Fair in New York and London, Fiac in Paris, and Dallas Art Fair.