MILANO – No all’impiego di animali selvatici o esotici nella “pet therapy”, ovvero – questo il termine tecnicamente corretto – negli Interventi assistiti con animali (IAA). É uno dei criteri, molto stringenti, proposti dall’on. Michela Vittoria Brambilla nella riformulazione del testo unificato sugli IAA, all’esame della Camera.
Per garantire il benessere degli animali impiegati nella pet therapy, la presidente della Lega italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente propone nel suo contributo, integrando il testo unificato, di “definire criteri standardizzati di selezione, scelta ed educazione degli animali e delle specie coinvolte, con la previsione di specifici percorsi formativi ed esami finali per gli animali e i loro coadiutori, anche attraverso la definizione di protocolli sanitari standardizzati con l’analisi del rischio per i differenti setting, escludendo, in ogni caso, il coinvolgimento di animali selvatici o esotici, di cuccioli di età inferiore a un anno, di animali anziani, di femmine in fase estrale, in lattazione o in stato di gravidanza e di animali in condizioni patologiche, acute o croniche, dal punto di vista fisico o comportamentale, affinché in nessun caso le prestazioni degli animali impiegati negli IAA possano comportare per gli stessi fatiche o stress psichici o fisici o integrare qualsiasi forma di sfruttamento”.
“Sono fermamente convinta – afferma la deputata – che la risoluzione debba garantire non solo la definizione di un quadro normativo chiaro ed uniforme per pazienti, medici, animali e coadiutori, ma anche l’applicazione del principio secondo cui la pet therapy è fondata sul rapporto positivo con gli animali e non sul loro sfruttamento”.