18 tonnellate tra gasolio e benzina, pari a circa 23.000 litri, è l’enorme quantità di prodotto energetico fraudolentemente sottratto dall’oleodotto eni nella tratta che unisce il deposito di proprietà dell’ente petrolifero, sito nel comune Piacentino, con la raffineria pavese di Sannazaro de’ Burgondi.
Entrati nel capannone per eseguirvi la perquisizione disposta dalla Procura della Repubblica di Piacenza, i militari del nucleo di Polizia Tributaria e della Tenenza di Roseto degli Abruzzi si sono trovati di fronte a sofisticate apparecchiature meccaniche ed elettroniche di pompaggio ed erogazione – di probabile fabbricazione russa – appositamente installate per consentire l’aspirazione e il conseguente furto di carburante.
In particolare, sono stati rinvenuti 5 “serbatoi – materasso” in materiale plastico contenenti il prodotto trafugato, 2 pompe elettriche per il travaso del prezioso liquido, un contalitri per carburanti nonché tubazioni e valvole di mandata per lo smistamento dei liquidi nei suddetti invasi o per il trasbordo su autocisterne collegate alle pompe di travaso.
Inoltre, per mezzo di un congegno che regolava il flusso di aspirazione, il prodotto veniva sottratto in quantitativi tali da rendere difficile captare la diminuzione di pressione ed eludere i sistemi di sicurezza e controllo approntati dall’ente petrolifero nazionale.
Con l’intervento dei tecnici dell’ENI é stato altresì rilevato che la condotta dell’oledotto abusivo – lunga oltre 250 metri – fosse stata manomessa nelle campagne limitrofe, attraverso l’innesto di derivazioni collegate a un tubo interrato che raggiungeva il capannone utilizzato per lo stoccaggio.
Infine, per agire industurbati, i responsabili dell’attività illecita avevano piazzato videocamere sia all’interno della struttura sia all’esterno, precisamente sul punto in cui la conduttura abusiva era collegata con l’oleodotto.
Le indagini, fino ad oggi compiute, hanno consentito di risalire ad un autotrasporatore, originario della provincia di teramo, denunciato a piede libero alla locale autorità giudiziaria per i reati di furto e sottrazione all’accertamento e al pagamento dell’accisa sui prodotti energetici.
Tale illecita attività, da parte dell’autotrasportatore, veniva eseguita mediante l’utilizzo di una cisterna posizionata all’interno di un container, a sua volta, caricato sul proprio mezzo pesante.
Le indagini eseguite hanno permesso di accertare un consumo in frode di gasolio per oltre 50 tonnellate, equivalenti a 60.000 litri. Il materiale rinvenuto all’interno dei locali perquisiti, e l’autocisterna rinvenuta in provincia di Teramo, sono stati sequestrati, mentre il prodotto petrolifero é stato prelevato e trasportato presso un deposito fiscale dell’ENI per l’affidamento in giudiziale custodia.
Sono tuttora in corso indagini tese a risalire sia all’organizzazione criminosa artefice dell’illecita attività, molto ben strutturata per piazzare illegalmente quantitativi di carburante così elevati, sia ad altri eventuali responsabili conniventi della zona.
La descritta operazione di servizio evidenzia il costante impegno delle Fiamme Gialle nell’opera di prevenzione, individuazione e repressione delle frodi nel comparto delle accise applicate sugli oli minerali, al fine di tutelare il gettito all’erario e gli imprenditori onesti che operano nel settore, talvolta danneggiati dal comportamento di quei soggetti economici che, sfruttando i vantaggi derivanti dai sistemi fraudolenti sopra delineati, applicano prezzi nettamente più bassi a spregio della leale concorrenza e del corretto funzionamento delle regole di mercato.
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