Lo rileva l’Osservatorio mercato del lavoro CNA, curato dal Centro studi della Confederazione, che analizza mensilmente l’andamento dell’occupazione in un campione di 20.500 imprese artigiane, micro e piccole con 125mila dipendenti complessivi.
In un mese i posti di lavoro nelle micro e piccole imprese e l’artigianato sono diminuiti dello 0,2 per cento. Una variazione congiunturale legata anche alla stagione: settembre è il mese nel quale si esauriscono le esigenze straordinarie legate al periodo estivo. Nel 2015 si era verificato un incremento (ma appena dello 0,1 per cento) e nel 2015 una diminuzione dello 0,3 per cento. Ben più significativo il dato su base annua: +2,8 per cento rispetto a settembre 2015. Anche se ad agosto era stato del +3,1 per cento. Risultato? L’occupazione nelle piccole imprese è tornata ai livelli dello scorso maggio.
I dati dell’Osservatorio mercato del lavoro CNA di settembre confermano l’andamento dell’anno in corso. Rispetto a dodici mesi prima le assunzioni sono diminuite del 6,7 per cento. E’ solo il tempo indeterminato, però, a soffrire (-40,9 per cento) mentre migliorano i contratti a tempo determinato (+7 per cento) e gli apprendisti (+24,7 per cento). Nei primi nove mesi del 2016 le assunzioni sono calate del 7,4 per cento, spinte in giù dal forte calo del tempo indeterminato (-39,3 per cento) che non è stato colmato dall’incremento del tempo determinato (+5,6 per cento) e dagli apprendisti (+16,8 per cento). Numeri facilmente comprensibili: a determinare l’andamento divergente fra le assunzioni a tempo indeterminato e l’apprendistato è il forte ridimensionamento degli incentivi a favore del tempo indeterminato che ha premiato i contratti di apprendistato.
Il ricorso al tempo determinato, viceversa, presenta un trend omogeneo, sempre positivo: +8.6 per cento nei primi nove mesi del 2015, +5,6 per cento nei primi tre trimestri del 2016. Da segnalare, infine, che per la prima volta quest’anno, a settembre, aumentano le cessazioni dei rapporti di lavoro. Nel complesso registrano il +4,1 per cento, un dato trainato dalle cessazioni dei contratti a tempo determinato (+14,4 per cento) e dell’apprendistato (+10,8 per cento) solo attutita dalla riduzione nel tempo indeterminato (-2,5 per cento).
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