L’area della povertà minorile si è notevolmente ampliata, negli ultimi anni nel nostro paese. Alcune recenti norme pongono le basi per il rafforzamento delle politiche di settore. Casa, reddito, educazione: sfide cruciali per il futuro di una generazione
ROMA – Interessantissimo incontro quello avvenuto nella sede romana di via Volturno di Save the Children Italia, con Antonella Inverno, una delle “colonne” dell’organizzazione. Dialogando è emerso che il decennio che abbiamo alle spalle, non è stato solo un periodo di notevole ampliamento della povertà. É stato anche il decennio del ribaltamento generazionale delle persone segnate da una condizione di povertà.
Purtroppo oggi la minaccia dell’impoverimento grava sui giovani (disoccupati, lavoratori precari, famiglie difficili da mantenere. Antonella Inverno mi mostra una un enorme volume: Futuro anteriore. Rapporto 2017 su povertà giovanili ed esclusione sociale, presentato recentemente della Caritas Italiana.
In questo scenario, appare dunque un esercizio tutt’altro che accademico l’indagare sulle povertà minorili, delicato e consistente segmento delle povertà giovanili.
Lo fanno da anni i soggetti promotori del Gruppo Crc, che dal 2000 opera con l’obiettivo prioritario di preparare il Rapporto sull’attuazione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia.
Del Gruppo fanno parte anche Save the Children Italia e Caritas Italiana, che insieme hanno studiato tra le altre cose, gli effetti che le misure politiche di contrasto alla povertà sortiscono sulla realtà dei minori residenti nel nostro paese.
L’inizio del 2018 non ha fatto registrare, nonostante alcuni importanti strumenti messi in campo, una inversione di tendenza. In Italia, per esempio, più dii un bambino su 10 (l’11,2%) ha affrontato l’inverno in condizioni di severo disagio abitativo; il 14,8% delle famiglie con bambini non è riuscita a riscaldare adeguatamente l’abitazione in cui vive.
Sempre più spesso, al nord come al sud, i quartieri con condizioni diffuse di svantaggio socio-economico (per esempio il Perrino a Brindisi, Zen 2 a Palermo, Ponte di Nona a Roma, Quarto Oggiaro a Milano, Barra-Ponticelli e Capodichino a Napoli, Vallette a Torino, Arghillà a Reggio Calabria) le associazioni e i servizi sociali territoriali si trovano a fronteggiare casi di emergenza abitativa che colpiscono i bambini, con conseguenze molto gravi per la loro salute, il percorso scolastico, la vita famigliare. Nella maggior parte dei casi neanche i servizi dispongono degli strumenti necessari a contrastare efficacemente una povertà dilagante.
Non stupisce, in questo quadro, che in soli 33 giorni, con Natale e Capodanno nel mezzo, dal 1° dicembre 2017 al 2 gennaio 2018 quasi 76 famiglie si siano rivolte ai centri di assistenza fiscale per richiedere l’attivazione del Reddito di inclusione, la nuova misura strutturale che ha affiancato la Social card, sostituendo il Sostegno all’inclusione attiva (Sia). Campania, Sicilia e Calabria le regioni con il più alto numero di domande.
La legge di bilancio 2018 ha esteso la platea dei beneficiari ed incrementato il beneficio economico collegato al Rei, grazie ad un maggior impegno finanziario; lo stanziamento del Fondo povertà viene incrementato di 300 milioni nel 2018 e di 700 milioni nel 2019. Nel corso dell’esame al Senato sono stati ulteriormente incrementati gli importi per il 2020 e per lo stanziamento a regime del 2021, portati rispettivamente a 783 milioni e 755 milioni annui.
Dal 1 luglio di quest’anno, inoltre, decadranno i criteri di priorità collegati alla composizione del nucleo famigliare richiedente, di cui verranno invece considerate esclusivamente le condizioni economiche, rendendo, come da più parti, il Reddito di inclusione una misura che riviste davvero il carattere dell’universalità.
Considerando che un monitoraggio sull’implementazione del Sia aveva evidenziato per l’ennesima volta, rispetto alla presa in carico finalizzata all’inclusione, un chiaro divario territoriale (19% di prese in carico al sud, contro il 43% al centro nord) e che i progetti personalizzati, a causa del razionamento delle risorse, tendevano a concentrare l’attenzione sulla componente adulta della famiglia, appare di fondamentale importanza l’incremento, nella legge di bilancio della quota del Fondo povertà che è dedicata al rafforzamento degli interventi e dei servizi sociali, al fine di garantire i livelli essenziali per la valutazione multidimensionale, il progetto personalizzato e il sostegno ai beneficiari.
Il governo ha stanziato 297 milioni nel 2018 e 470 milioni annui a decorrere dal 2020, di cui un terzo possono essere destinati all’assunzione, a tempo determinato, di assistenti sociali.
Sarà fondamentale monitorare che parte di questi fondi vengano investiti concretamente nello sviluppo di progetti che coinvolgano attivamente i minorenni, i quali dovrebbero beneficiare al paro degli adulti del supporto all’inclusione.
Sul fronte della povertà educativa, sempre la legge di bilancio, ha aperto la strada ad alcune importanti sfide per il futuro. All’Istat è stato assegnato il compito di definire i parametri e gli indicatori misurabili per individuare le zone dove realmente in via prioritaria occorrano interventi educativi urgenti, volti al contrasto della povertà educativa.