“E’ un un momento po’ disorientante – commenta Pietro Castellitto – E’ arrivato tutto insieme, ma l’importante è cercare di mantenere viva quella rabbia che nutre la voglia di raccontare”. Un sentimento che nel film prende la forma di una trascinante commedia nera, con tocchi surreali e sfumature noir, costruita su un cast impeccabile che comprende Massimo Popolizio, Manuela Mandracchia, Giorgio Montanini, Anita Caprioli, Giulia Petrini, Dario Cassini, Mara Ubaldi, Vinicio Marchioni e Antonio Gerardi.
Al centro del racconto i percorsi, con inaspettati incroci, fra una una famiglia borghese, gli annoiati e feroci Pavone, e i popolari ‘Vismara’, armaioli fascisti tendenti al crimine. “E’ un film dove sono tutti prede e predatori, con le eccezioni forse dei due componenti più giovani, Federico (interpretato dallo stesso Castellitto) e il piccolo Cesare, capace però di compiere un grave atto”. Nella storia, “la speranza è nella ricerca della libertà più che in quella della felicità, che è un sentimento più da impiegati”.
Castellitto risponde con un sorriso quando viene sottolineata l’originalità della sua messa in scena: “In Italia i film dei giovani autori si assomigliano un po’ tutti, la soglia oltre cui un prodotto diventa originale non è altissima. Volevo anche superare poi alcuni pregiudizi, come usare sempre gli stessi attori o certe regole tecniche che sembrano inamovibili e non lo sono”. Il primo a leggere la sceneggiatura è stato il padre di Pietro, Sergio Castellitto: “Alla fine era felice e sollevato – racconta sorridendo – Aveva temuto fosse brutta”.
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