ROMA – Ai tempi del Coronavirus la Rete subisce l’effetto della quarantena. «Se diminuiscono – anzi teoricamente si annullano – gli appuntamenti, le conversazioni diventano sempre più lunghe, le chat sempre più frequentate ed i tempi di permanenza online sempre più lunghi», commentano gli analisti di AJ-Com.Net.
Ed è così che, addirittura, nonostante Covid-19 e la clausura, la metà degli italiani preferisce un anno di astinenza sessuale piuttosto che rinunciare ad Internet. È quanto risulta da un sondaggio realizzato questo mese da AJ-Com.Net, portale specializzato in campagne di comunicazione e web marketing, su un campione non-probabilistico di 2 mila persone di entrambi i sessi.
Ma il dato forse più sorprendente è che la web-economy italiana continuerà a crescere del 18% annuo per i prossimi 5 anni, ad un ritmo quindi considerevolmente più elevato di quello della Gran Bretagna (12%), della Cina (8%) e degli Stati Uniti (7%). Lo sostiene una proiezione di AJ-Com.Net che per la nostra webeconomy -nonostante il crollo del settore del turismo- stima una crescita del 10% maggiore rispetto al previsto.
Se prima del Coronavirus la domanda dell’e-commerce era trainata prevalentemente dal settore del turismo (20 miliardi di euro nel 2018), nel 2020 la bilancia si sposta verso altri settori, a partire dal food e beverage (24 miliardi di euro), advertising, marketing e relazioni pubbliche (14 miliardi), abbigliamento (12 miliardi), arredamento (11 miliardi), informatica ed elettronica (9,4 miliardi), incontri e dating online (8 miliardi), farmaceutico, wellness e beauty (7 miliardi), editoria, dvd e multimediali (6 miliardi), assicurazioni (4 miliardi), auto, moto e ricambi (1,2 miliardi) e beauty (1 miliardo).
Secondo quanto osserva AJ-Com.Net, negli anni che verranno la web-economy avrà un valore sempre maggiore rispetto ai settori economici tradizionali. Nel 2020 si arriverà al 48% della popolazione planetaria che utilizzerà i canali digitali per fare acquisti.
A far lievitare questa stima è in particolare l’emergenza sanitaria determinata dal Coronavirus, che porterà le stesse aziende ad incentivare questa forma di acquisto, mettendo a disposizione -soprattutto nei Paesi meno digitalizzati- le risorse necessarie, come già da anni sta facendo McDonald’s attraverso l’introduzione degli innovativi «totem touch screen» per un servizio di ristorazione ancora più rapido.
Cosa spinge a comprare online? «Prima del Coronavirus i motivi erano essenzialmente tre: il prezzo più vantaggioso, la comodità di acquisto e la maggiore varietà di scelta offerta dal web» rispondono gli analisti di AJ-Com.Net.
«Ora invece – proseguono gli esperti – è maggiormente il fattore Coronavirus a determinare questa scelta. Per molti è un problema di percezione di maggiore sicurezza, per altri è un elemento più psicologico che porta a voler evitare lo stress di dover compilare l’autocertificazione e di dover giustificare ogni minima uscita per andare a fare acquisti».
Gli italiani, insomma, si spostano sempre più sul canale digitale ed è così che le «dot com» cresceranno quest’anno ad una velocità quintupla rispetto alle aziende tradizionali, con enormi benefici economici e sociali derivanti sia in termini di opportunità di business che di impatto sull’occupazione: basti pensare che negli ultimi 12 anni sono stati creati in Italia oltre un milione di nuovi posti di lavoro collegati al web.
«Sia le grandi e medie imprese che quelle più piccole e perfino i professionisti stanno puntando sull’online, anche perché le soluzioni di visibilità sul web sono accessibili con investimenti alla portata di tutti», puntualizzano gli analisti di AJ-Com.Net.