“Il PNRR ci ha fatto assistere al rovesciamento di tante retoriche. Quelli che per giustificare l’austerità ci dicevano che non esistono pasti gratis sono poi venuti a dirci che il PNRR era un gigantesco pasto gratis, una pioggia di miliardi. Quelli che si preoccupavano per le generazioni future hanno accollato a queste generazioni il peso di un debito particolarmente oneroso non solo in termini finanziari, con oltre 220 miliardi di euro da corrispondere per interessi sul totale dei prestiti, ma anche in termini dell’apparato burocratico necessario per gestire i progetti connessi”.
E ha aggiunto che “l’errore principale è stato considerare il periodo dei tassi zero come normale anziché come un’anomalia storica, il che ha portato a sottostimare gravemente l’onere finanziario dei prestiti che la Commissione contrae con i mercati per finanziare il Next Generation UE. Chi si è soffermato solo sul guadagno che avremmo avuto sui margini di interesse ha fatto un errore grave, ma anche plateale, perché non esiste solo il risparmio e il costo finanziario, ma esistono anche costi indiretti, come la burocrazia, le strutture necessarie, le cabine di regia, le consulenze. Le scadenze tassative imposte, infatti, hanno determinato la necessità di creare apparati amministrativi dai costi esorbitanti rispetto a quelli in cui la pubblica amministrazione incorrerebbe se adottasse procedure di finanziamento nazionale delle stesse opere pubbliche”.
Bagnai ha inoltre evidenziato che “dal punto di vista finanziario, il PNRR ha garantito minori tassi sui prestiti, ma bisogna considerare anche i tassi sulle sovvenzioni, a noi raccontate come fondo perduto, su cui l’UE paga gli interessi. Ci stiamo dimenticando che l’UE siamo noi, e quei tassi verranno pagati dal bilancio comunitario, il che comporterà una revisione dei prossimi quadri pluriennali. Per il futuro, dunque, si prospettano nuove risorse proprie dell’UE, ossia nuove tasse che l’UE impone ai Paesi membri, tra cui il nostro”.
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