Il Pop Surrealismo di Paul Pretzer, tra entità ibride e conseguenze di una costante sorte avversa

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on the house

Raccontare una realtà parallela e diversa da quella visibile ogni giorno, quella che rimane sotto il velo della normalità, è una tendenza che si è sviluppata nel secolo scorso e che si è poi trasformata ed evoluta fino ad assumere forme e significati più affini alla contemporaneità di cui ne viene messa in risalto la possibilità che tutto sia diverso da come appare, che vada verso una direzione più bizzarra, meno ordinaria di quanto immaginato. Questo approccio artistico appartiene a quei creativi che hanno l’esigenza di esplorare tutto il non visto e il non detto, lasciando emergere significati che diversamente non verrebbero presi in considerazione laddove lo sguardo si posasse su un’immagine troppo simile a ciò a cui è abituato, perché è solo attraverso uno scossone destabilizzante che è possibile andare oltre e osservare davvero opzioni differenti da quelle che galleggiano in superficie riconducibili alla quotidianità o attribuibili al caso. L’artista di cui vi racconterò oggi si pone esattamente all’interno di quel mondo di interrogativi, di possibilità nascoste, di eventi sfavorevoli che danno vita a conseguenze con cui poi il soggetto è strambamente costretto a convivere.

Il Surrealismo è stato un movimento pittorico rivoluzionario poiché si poneva come obiettivo principale quello di esplorare il mondo onirico, inconscio ma costantemente presente nella mente dell’essere umano al punto di generare incubi, figure mostruose figlie delle paure e delle angosce mai vinte dalla razionalità; raccogliendo l’eredità dell’appena precedente Simbolismo, in particolar modo quello di Odilon Redon e di Félicien Rops, i maestri del Surrealismo scelsero di dar vita a una dimensione costituita da figure inquietanti, ossessioni sessuali, universi post-apocalittici dove la presenza dell’uomo era completamente esclusa o trasformata in entità soprannaturale con sembianze completamente irriconoscibili. Lo scopo delle opere di Salvador Dalì, Max Ernst e di Yves Tanguy era di mettere in luce tutti i disturbi dell’inconscio che erano seguiti al primo conflitto mondiale e che avevano lasciato, in particolar modo nei soldati, dei profondi traumi portati alla luce con la tecnica psichiatrica di Sigmund Freud; dunque l’approfondimento verso tutto ciò che apparentemente non aveva un senso ma che restava nascosto sotto la polvere della convenzione divenne elemento fondante dello scopo espressivo dei surrealisti. Qualche decennio dopo, tra gli anni Sessanta e i Settanta del Ventesimo secolo, nacque negli Stati Uniti un movimento che da un lato attingeva agli elementi irreali considerati simbolo del Surrealismo, dall’altro inseriva all’interno della cifra pittorica immagini legate alla pubblicità e alla cultura popolare, incrementando la decontestualizzazione, il senso di inquietante che si nascondeva dietro un’apparente normalità o il candore di bambini che invece nascondevano un lato sinistro e in alcuni casi sconvolgente. Il Pop Surrealismo, questo il nome del movimento, si rifaceva al linguaggio underground e macabro e non aveva timore a riprodurre immagini che potevano anche sconvolgere le coscienze, ottenendo di fatto ciò che gli artisti aderenti si proponevano e cioè rompere gli schemi, scuotere le menti e mostrare una realtà parallela dove il bello e il positivo lasciavano spazio alla narrazione di fatti inquietanti e violenti nascosti sotto un’apparente ingenuità, oppure, come nel caso di Mark Ryden, uno dei maestri di questo stile artistico, venivano messe in luce entità spaventose o ambientazioni inquietanti e truculente di cui erano protagonisti i bambini.

knight in the night
1 Knight in the night – olio su tavola, 45,7x35cm

L’artista estone Paul Pretzer, che attualmente vive e lavora tra Barcellona e Berlino, reinterpreta il Pop Surrealismo secondo il suo personale punto di vista, quello che lo induce a soffermarsi su una realtà in cui non tutto va come dovrebbe, dove gli eventi e le circostanze sembrano remare contro l’individuo provocandogli conseguenze a cui poi è costretto ad adattarsi; dunque la sfortuna, o mala sorte, è una componente essenziale della sua produzione artistica, tanto quanto l’apertura verso stranezze e bizzarrie che mostrano la sua spiccata capacità surrealista di immaginare mondi alternativi, di trasformare gli animali in protagonisti assoluti di un universo dove l’uomo è prevalentemente solo evocato ma poi celato sotto altre vesti.

richard

Lo stile pittorico è realista, fortemente figurativo, il tratto è nitido e soprattutto nei suoi dipinti emerge una particolare maestria nell’utilizzo della luce e dell’ombra per infondere alle atmosfere narrate una maggiore suggestione attraverso cui evidenzia dettagli apparentemente insignificanti ma grazie ai quali lo sguardo è poi costretto ad andare a cercare il vero fulcro della tela, spesso destabilizzante e sconcertante.

diagonal determination
3 Diagonal determination – olio su tela, 146x100cm

Nel dipinto Diagonal determination infatti ciò che attrae a una prima occhiata è l’aspetto concentrato dell’uomo, intento a suonare una keytar, così come lo sfondo azzurro pieno di luce, e solo in un soffermarsi più approfondito su tutto il resto della composizione si nota il risultato della sorte avversa, quella mancanza di una gamba sostituita da una protesi; al di sotto si trova terreno costituito da grandi ciottoli con i volti degli emoticon, su cui l’equilibrio diviene incredibilmente più instabile, ecco forse perché Paul Pretzer fa riferimento alla determinazione nel titolo del dipinto, proprio per sottolineare il desiderio dell’uomo di non soccombere alle difficoltà e restare in piedi, facendo ciò che ama, nonostante tutto.

faule frucht
4 Faule Frucht und falscher Hase – olio su tavola, 75x62cm

In Faule Frucht und falscher Hase (Frutto marcio e coniglio sbagliato) l’artista mostra tutta la sua forte appartenenza al Pop Surrealismo ponendo elementi completamente destabilizzanti all’interno di un contesto familiare, quello della tavola e del cibo, dunque riconducibile a un’abitudine popolare; il muso del coniglio non è sbagliato, come suggerito nel titolo, bensì rappresenta la bizzarria nei movimenti e nel comportamento dell’animale che simboleggia la necessità di imboccare spesso la strada meno battuta, o meno semplice, per scoprire il proprio potenziale. L’istinto e la capacità di non lasciarsi attrarre dai facili risultati, in questo caso la mela che sembra essere messa lì per essere mangiata, induce il coniglio a dubitare e sembra sdoppiarsi per suggerire all’altro sé, quello imprudente, di non toccare il frutto che di fatto non è buono; in qualche modo quella di Pretzer è una metafora della vita in cui troppo spesso si sceglie la via più facile, mettendo a tacere l’istinto che suggerirebbe di essere cauti, per poi trovarsi a dover ammettere di aver compiuto una scelta sbagliata, inadatta e spesso negativa per l’evoluzione del proprio percorso.

kopfsachen
5 Kopfsachen – olio su tela, 52x60cm

Ma l’artista ama anche reinterpretare il tema della natura morta che trasforma e coniuga secondo all’irrealtà che fa parte della sua espressività introducendo elementi disturbanti o creando figure improbabili metà oggetto e metà essere umano o animale, e aggiungendo suppellettili di uso quotidiano che contribuiscono a creare quella confusione visiva attraverso cui lo sguardo è indotto a prendere atto di trovarsi davanti a una versione insolita, un’altra opzione, di quella che potrebbe essere la realtà delle cose, perché in fondo, sembra suggerire Paul Pretzer, tutto ha una propria vita nascosta, anche ciò che viene usato ogni giorno ma che ci si dimentica di guardare o di ascoltare nella sua più intrinseca essenza. Nella tela Kopfsachen (Cose di testa) l’artista attribuisce all’arancia e al cavolfiore un volto umano, come a mostrare all’osservatore la possibilità che essi abbiano delle emozioni, che siano consapevoli del loro triste destino di avere vita breve perché funzionale a nutrire l’uomo; ecco perché i loro volti sono contrariati, rassegnati e infastiditi dal non aver avuto una sorte diversa. Sopra l’arancia si trova una lattina contorta, protagonista di molte dei nuovi dipinti di Pretzer, simbolo del consumismo proprio in quel suo essere accartocciata, contorta su se stessa a determinare la fine del suo ciclo vitale; la vicinanza con la rosa completamente nera ne enfatizza proprio l’aver terminato la sua effimera utilità.

edouard
6 Edouard – olio su tela, 180x100cm

Dunque il Pop Surrealismo di Paul Pretzer si distacca dall’inquietante e si sofferma più sul reale, sull’ineluttabilità di ciò che avviene, o di ciò che è, a cui però egli non dà mai un giudizio limitandosi semplicemente a mettere in luce evidenze e implicazioni che spesso sfuggono alle considerazioni più superficiali; l’umanizzazione degli animali, spesso protagonisti, anziché apparire inquietante sembra quasi normale, perché l’artista riesce a rendere comune quel destino beffardo che è la base dell’esistenza.

darum lieb
7 Darum lieb ich alles was so gelb ist – olio su tela, 60x81cm

Paul Pretzer ha al suo attivo la partecipazione a molte mostre collettive e personali in Germania, Svizzera, Spagna, USA, Danimarca, dove ha raccolto molti consensi sia da parte degli addetti ai lavori sia tra i collezionisti.

PAUL PRETZER-CONTATTI

Email: paulpretzerstudio@gmail.com

Sito web: www.paulpretzer.com/

Facebook: www.facebook.com/paul.pretzer.1

Instagram: https://www.instagram.com/paulpretzer/

The Pop Surrealism of Paul Pretzer, between hybrid entities and the consequences of a constant adverse fate

Telling a parallel reality that is different from the one visible every day, the one that remains under the veil of normality, is a trend that developed in the last century and that has since transformed and evolved to take on forms and meanings more akin to the contemporary world, highlighting the possibility that everything is different from how it appears, that it is heading in a more bizarre, less ordinary direction than imagined. This artistic approach belongs to those creatives who have the need to explore the unseen and the unspoken, allowing to emerge meanings that otherwise would not be taken into consideration if the gaze were to rest on an image too similar to what it is accustomed to, because it is only through a destabilising jolt that it is possible to go beyond and really observe options other than those floating on the surface that can be traced back to everyday life or attributable to chance. The artist I am going to tell you about today places himself precisely within that world of questions, of hidden possibilities, of unfavourable events that give rise to consequences with which the subject is then freakishly forced to live.

Surrealism was a revolutionary pictorial movement ’cause its main objective was to explore the dream world, unconscious but constantly present in the mind of the human being to the point of generating nightmares, monstrous figures daughters of fears and anxieties never won by rationality; picking up the inheritance of the just preceding Symbolism, especially that of Odilon Redon and Félicien Rops, the masters of Surrealism chose to give life to a dimension made up of disturbing figures, sexual obsessions, post-apocalyptic universes where the presence of man was either completely excluded or transformed into supernatural entities with completely unrecognisable features. The aim of the artworks of Salvador Dali, Max Ernst and Yves Tanguy was to highlight all the disturbances of the unconscious that had followed the First World War and that had left, especially in soldiers, deep traumas brought to light with Sigmund Freud’s psychiatric technique; thus, the deepening towards everything that apparently made no sense but remained hidden under the dust of convention became a founding element of the Surrealists’ expressive aim. A few decades later, between the 1960s and 1970s, a movement was born in the United States that on the one hand drew on the unreal elements considered symbolic of Surrealism, and on the other hand inserted images linked to advertising and popular culture into the pictorial style, increasing decontextualisation, the sense of the uncanny that was hidden behind an apparent normality or the candour of children that instead hid a sinister and in some cases shocking side.

Pop Surrealism, this is the name of the movement, drew on the language of the underground and the macabre and was not afraid to reproduce images that could also shock the conscience, thus achieving what the adhering artists set out to do, which was to break the mould, to shake minds and show a parallel reality where the beautiful and the positive gave way to the narration of disturbing and violent facts hidden under an apparent naivety, or, as in the case of Mark Ryden, one of the masters of this artistic style, frightening entities or disturbing and gruesome settings in which children were the protagonists. The Estonian artist Paul Pretzer, who currently lives and works between Barcelona and Berlin, reinterprets Pop Surrealism according to his personal point of view that causes him to dwell on a reality in which not everything goes as it should, where events and circumstances seem to work against the individual, causing consequences to which he is then forced to adapt; thus, misfortune, or bad luck, is an essential component of his artistic production, as much as the openness to strangeness and oddities that show his distinct surrealist ability to imagine alternative worlds, to transform animals into the absolute protagonists of a universe where man is mainly only evoked but then concealed in other guises. The painting style is realist, strongly figurative, the stroke is sharp and, above all, in his paintings emerges a particular mastery in the use of light and shadow to infuse the narrated atmospheres with a greater suggestion through which he highlights details that are apparently insignificant but through which the gaze is then forced to go in search of the true fulcrum of the canvas, often destabilising and disconcerting.

In the painting Diagonal determination, in fact, what attracts the attention at first glance is the concentrated appearance of the man, intent on playing a keytar, as well as the light-filled blue background, and only on closer inspection of the rest of the composition it is possibile to notice the result of adverse fate, that lack of a leg replaced by a prosthesis; below is terrain made up of large pebbles with the faces of emoticons, on which the balance becomes incredibly more unstable, which is perhaps why Paul Pretzer refers to determination in the painting’s title, precisely to emphasise the man’s desire not to succumb to difficulties and to remain on his feet, doing what he loves, despite everything. In Faule Frucht und falscher Hase (Rotten Fruit and Wrong Rabbit), the artist shows all his strong Pop Surrealism affiliation by placing completely destabilising elements within a familiar context, that of the table and food, thus referable to a popular habit; the rabbit’s snout is not wrong, as suggested in the title, but represents the bizarre movements and behaviour of the animal that symbolises the need to often take the road less travelled, or less easy, to discover one’s own potential. Instinct and the ability not to be attracted by easy results, in this case the apple that seems to be put there to be eaten, induces the rabbit to doubt and seems to split himself in order to suggest to his other self, the imprudent one, not to touch the fruit that in fact is not good; in some ways Pretzer‘s is a metaphor for life in which one too often chooses the easy way out, silencing the instinct that would suggest being cautious, only to find oneself having to admit to have made a mistake, unsuitable and often negative choice for the evolution of one’s path. But the artist also likes to reinterpret the theme of still life, which he transforms and combines according to the unreality that is part of his expressiveness by introducing disturbing elements or by creating improbable figures that are half-object and half-human or animal, and by adding everyday furnishings that contribute to creating that visual confusion through which the gaze is induced to take note of finding itself in front of an unusual version, another option, of what could be the reality of things, because after all, Paul Pretzer seems to suggest, everything has its own hidden life, even that which is used every day but which we forget to look at or listen to in its most intrinsic essence.

In the painting Kopfsachen (Head Things), the artist gives the orange and the cauliflower a human face, as if to show the observer the possibility that they have emotions, that they are aware of their sad fate of being short-lived because they serve to feed mankind; that is why their faces are contrite, resigned and annoyed at not having had a different fate. Above the orange is a twisted tin can, the protagonist of many of Pretzer‘s new paintings, a symbol of consumerism precisely in that it is crumpled up, twisted in on itself to determine the end of its life cycle; its proximity to the completely black rose emphasises precisely the fact that its ephemeral usefulness has come to an end. Paul Pretzer‘s Pop Surrealism therefore distances itself from the disturbing and dwells more on the real, on the inevitability of what happens, or what is, which he never judges, limiting himself to simply highlighting evidence and implications that often escape the most superficial considerations; the humanisation of animals, often the protagonists, instead of appearing disturbing, seems almost normal, because the artist succeeds in rendering common that mocking destiny that is the basis of existence. Paul Pretzer has to his credit the participation in many group and solo exhibitions in Germany, Switzerland, Spain, the USA and Denmark, where he has garnered much acclaim from both insiders and collectors.